
“Le fole, le invenzioni, le fanfaluche, le iperboli non provate sulla storia elbana, antica o recente che sia, non hanno mai attirato la mia simpatia e ho avuto modo più volte di sottolinearlo. Per questo sottoscrivo i rilievi mossi al riguardo da altri studiosi, come Giuliano Soldi che, a proposito della casetta Drouot di Poggio, nell’ottobre 2022 rimarcò che “… far credere a turisti, guide e redattori ignari che lì sia avvenuto un fatto storico, non documentato, può considerarsi un’azione poco limpida… forse siamo noi elbani che dovremmo imparare a condividere la storia della nostra isola con maggiore onestà intellettuale”.
Oggi mi si chiama in causa per avere espresso la mia opinione sulla frase “Ilva, insula vini ferax”, tanto acclamata quanto fasulla, che Plinio il Vecchio, secondo molti followers disinformati, nel I secolo d. C. avrebbe scritto nella sua monumentale “Naturalis historia”. È vero, me ne sono occupato nel 2021 con uno studio edito online (https://www.academia.edu/53257976/) e queste sono state (e sono) le mie conclusioni:
“Può sembrare incredibile -ma è un dato di fatto- che un parto della più pura fantasia, qual è ‘Elba insula vini ferax’, si sia protratto e si sia rafforzato per almeno 300 anni diventando stratificato ed entrando liberamente nell’immaginario collettivo senza che al riguardo si siano alzate valutazioni critiche. Ma occorre sottolineare che siamo di fronte a un tipo di inventio non infrequente e di semplice costruzione, che poggia le sue fondamenta sull’appetibilità dell’immagine e sulla mancanza di verifiche… Il successo di vere e proprie fole quale deve essere considerata ‘Elba insula vini ferax’ deriva anche dal fatto che non fanno male a nessuno. Anzi, soprattutto quanto a pubblicità o promozione, giovano a qualcuno. La sola a patirne è la verità storica”.
A mio avviso Plinio il Vecchio ha nominato l’Elba tre volte: una per la sua posizione geografica e per il ferro, due solo per il ferro, mai per il vino. Allo stesso risultato è arrivata la dotta ricerca sulle fonti greche e latine sull’Elba pubblicata online dal dott. Gianluca Casa, uno specialista degli studi classici.
Comunque, questa piccola questione ha una dimensione quasi matematica e può essere verificata e risolta anche da chi non ha dimestichezza con la storia antica e con la letteratura latina. Mi spiego meglio: una versione affidabile della “Naturalis historia” è online: per chi ha una conoscenza media di informatica, bastano pochi clic e sul computer compariranno le notizie sull’Elba contenute nell’enciclopedico trattato pliniano. Si potrà così constatare che la conclusione è univoca: il vino dell’isola non è mai stato oggetto dell’attenzione scritta di Plinio.
Dunque: coloro che hanno sbagliato (errare humanum est, con quel che segue) si correggano senza scadere nel vittimismo. Non ci vuole molto: basta togliere quella frase inopportuna dal sito web”.
Michelangelo Zecchini