
Da poco più di un mese Rio si trova a vivere una situazione surreale, collegata al resto dell’isola da una stretta stradina e dalla SP33 (Strada della Parata) che, dimenticata e lasciata all’incuria per anni dall’Ente proprietario (la Provincia), è stata rattoppata in fretta e furia (e male) nei giorni immediatamente successivi al disastro. Perché parlo di disastro? Semplice, perché Rio Marina sta morendo, le attività soffrono tremendamente questa situazione e dopo il duro periodo invernale in cui il lavoro è scarso, aspettano l’arrivo della buona stagione e della Pasqua per alzare la testa e tornare a respirare. Pagano pesantemente anche tutti i nostri concittadini che devono raggiungere o uscire da Rio Marina per questioni lavorative, i nostri ragazzi che devono recarsi a scuola, le loro famiglie e tutte quelle persone che fanno affidamento sul trasporto pubblico locale per raggiungere (giusto per fare un esempio) l’ospedale per una visita medica. Possiamo aggiungere la grande preoccupazione dovuta agli inevitabili ritardi che si registreranno in caso servisse un intervento tempestivo da parte di un’ambulanza o dei vigili del fuoco e la paura che la propria vita possa essere messa in pericolo da alcune decisioni scellerate come quella di posizionare dei blocchi di cemento sulla SP26, all’imbocco del Villaggio Palmiro Togliatti, che non consentiranno neanche in piena emergenza di utilizzare quel tratto di strada. Si tratta dell’ennesima prova alla quale sono sottoposti i riesi che stanno dimostrando grande forza nonostante questa situazione stia mettendo a dura prova un’intera comunità, forgiata dalla fatica del duro lavoro e abituata sempre a rialzarsi e a reagire. La gente di Rio è ferita, la gente di Rio resiste, la gente di Rio è arrabbiata e pretende da parte dell’Ente RESPONSABILE e COMPETENTE la ferma volontà di chiudere questo triste capitolo, ne va della sopravvivenza di Rio. Concludo la mia riflessione invitando tutti a riporre in un cassetto la bandiera del proprio partito perché su quei 100 metri di strada non si fa politica (soprattutto se della mistificazione) ma si gettano le basi per costruire una comunità in grado di lottare per il proprio territorio.
Mattia Guerrini, assessore al Patrimonio, Cultura e Turismo