
«La prima considerazione è una fotografia di ciò che è accaduto e di a che punto siamo. Ad oggi, la Strada Provinciale 26 è ancora interamente interdetta al passaggio veicolare e pedonale. Eppure, in un video messaggio, a detta del primo cittadino – dopo un lungo silenzio – sulla “reale situazione della strada”, si esprimeva una “ragionevole speranza e aspettativa” per una riapertura nella settimana successiva, a senso unico alternato. Era il 21 marzo 2025. Così, purtroppo, non è stato. Da allora sono seguite altre settimane, con qualche “sentito dire” di date. Il 4 aprile la presidente Sandra Scarpellini ha ripetuto che “la Provincia ha sempre messo al centro la sicurezza della viabilità e, consapevoli delle particolari condizioni di disagio che la chiusura della strada comporta, gli uffici provinciali sono intervenuti con assoluta tempestività per attivare, fin da subito, tutto ciò che era necessario per avere un quadro certo della situazione e delle opportune misure da mettere in opera per arrivare all’eventuale riapertura parziale della strada.” Nell’ultimo incontro il comitato ha avanzato alcune perplessità sugli interventi e un’idea in alternativa, rispetto alla quale vi sono state le risposte dei tecnici della Provincia. Personalmente, penso che le ricerche dell’Università di Siena e di Firenze, le conoscenze e le competenze acquisite, possano fornire ai tecnici incaricati le migliori risposte per gestire la fase di emergenza e per un progetto lotto2, pur nella complessità della nostra situazione. E allora, ecco una prima domanda: tutto questo si poteva evitare, prevedere e mitigare almeno negli effetti? La risposta è assolutamente sì. Il “sì” è contenuto sempre nel suddetto video messaggio: “sapevamo da tempo… e ciò che è accaduto conferma la fragilità del nostro territorio”. A conferma potremmo aggiungere l’interrogazione del consigliere Casini Pier Luigi, che nel 2023 chiedeva spiegazioni sulla situazione idrogeologica del Piano di Rio. Suggerisco di andare a leggere la risposta. Sì, si doveva discutere della fragilità del Piano di Rio: c’erano tante opportunità per utilizzare i fondi del Pnrr e realizzare un grande progetto. Sì, si doveva attivare la macchina amministrativa comunale in tempo e mettere tutte le forze in campo per redigere un piano di emergenza che scattasse in caso di nuovo sinkhole, con una serie di azioni e interventi, a tutela della sicurezza e capaci di dare risposte efficaci immediate alle diverse criticità. La sensazione è che si arrivi sempre tardi, come purtroppo accaduto anche alle Fornacelle – dopo la distruzione della strada di accesso alla spiaggia. Colgo quest’occasione per la notizia della disponibilità data dalla presidente Scarpellini per un appuntamento pubblico qui a Rio: un incontro con i cittadini d’illustrazione e condivisione del cronoprogramma riguardante la progettazione e la realizzazione del secondo lotto della Sp26. La seconda considerazione è che i cittadini sono stanchi. I disagi nati il giorno dopo la chiusura sono ricaduti interamente sulla vita quotidiana delle famiglie e delle imprese, sul trasporto pubblico, sui servizi di trasporto scolastico, sulla mobilità privata, sui tempi dei mezzi di soccorso in entrata e in uscita. A oggi, passare per la strada di Grassera più volte significa mettere in conto decine di minuti della propria giornata. Ancora oggi, a più di un mese di distanza, manca un’adeguata segnaletica che eviti almeno incolonnamenti o blocchi per il passaggio di mezzi non idonei. In più, la preoccupazione è che, a tutto questo, dalla prossima Pasqua si possa aggiungere una flessione delle presenze turistiche, con un danno economico per gli operatori dei settori del commercio, del turismo e per tutto l’indotto, compreso il Parco Minerario. E allora, una seconda domanda: cosa si poteva e si può fare, anche se in ritardo? Penso almeno a un consiglio comunale dedicato alle possibili criticità e agli interventi necessari che l’amministrazione comunale può mettere in campo per mitigare il punto di caduta e l’impatto sulla stagione estiva. Occorre chiamare alla discussione e alla condivisione le associazioni di categoria e le imprese del territorio. Finisco con un’ultima domanda: in anni, la passata e l’attuale giunta hanno mosso un dito sulla messa in sicurezza del bacino idrogeologico del Piano di Rio? Questa volta la risposta è no!».
Fabrizio Ania, segretario del circolo Pd di Rio