
“Gentili Lettori e Lettrici,
La seguente riflessione in riferimento ai vari commenti presenti sul web nel quale si incolpano genitori ed insegnanti di essere “assenti al ruolo di guida e di educatori” e conseguentemente responsabili di generare generazioni di minori socialmente pericolosi. È molto, troppo, banalmente persino facile dare la colpa alle istituzioni della famiglia e della scuola.
Esprimo il mio pensiero essendo sia genitore di un ragazzo molto problematico che docente e per prima cosa vi assicuro che, avendone tre di figli, a volte è come girare la ruota della fortuna. A parità di intelligenza e potenzialità a fare la differenza sono poi le scelte che si compiono già in adolescenza, piccole decisioni nelle quali noi genitori siamo presenti ma talvolta totalmente impotenti.
Quando le famiglie non sono più in grado o quando non lo sono mai state, per motivi che non sta a noi giudicare, quando la scuola non riesce a sostenere la famiglia e i propri studenti c’è SOLO una strada: l’ingresso in una comunità rieducativa, dove i ragazzi e le ragazze fragili e problematici hanno la possibilità di rapportarsi con personale qualificato negli specifici settori: dipendenze da sostanze, ludopatie, trascuratezza e abbandono familiare, problemi di salute mentale, ecc.
Ecco, è qui che dovrebbero avere un ruolo cruciale i SERVIZI SOCIALI, ovvero LO STATO; lo Stato che si prende cura dei suoi giovani cittadini, proteggendoli, rieducandoli, facendoli sentire persone meritevoli di possibilità, persone che possono avere un sogno, persone che possono realizzarlo, persone che possono imparare ad amarsi ed accettarsi.
In 13 anni di insegnamento invece ho già avuto il dispiacere di vedere “situazioni difficili” trascinarsi per anni, per concludersi con prese in carico tardive, incoerenti, completamente inefficaci. I genitori, la famiglia, gli e le insegnanti non sono dei supereroi con superpoteri capaci di porre rimedio a tutte le problematiche adolescenziali; lo stigma che si crea attorno a certe famiglie e adolescenti poi non aiuta, non ce lo scordiamo.
“Prof ma chi me lo dà lavoro a me, ma lo sa lei chi è il mi babbo?”.
Questa è la frase più straziante ascoltata quest’anno, una frase che da docente, da mamma, da essere umano mi fa sentire totalmente impotente innanzi alla realtà: per qualcuno, nell’isoletta verde e felice la strada della vita inizia già in salita.
Leggere di queste “misure di prevenzione” applicate a dei ragazzi minorenni, una sorta di ramanzina ufficiale da parte dello Stato, mi rattrista ulteriormente. Pur comprendendo la necessità di proteggere la Comunità locale e avendo sempre avuto la massima fiducia nelle forze dell’ ordine tutte, non credo che queste misure siano sufficienti a fare desistere questi ragazzi dal persistere nelle loro condotte fuori misura.
Il tempo è finito, non occorrono più avvertimenti. Servono azioni concrete e rapide, affidamento dei minori alle comunità, supporto alle famiglie e perché no, agli insegnanti. Lo ripeto, per molti di noi insegnanti è uno strazio incontrare studenti e studentesse che non vedono il futuro e che non riconoscono il valore della propria vita.
È il fallimento totale dello Stato, che deve prendersi cura dei suoi membri più fragili e non ci riesce perché le risorse destinate allo scopo sono poche, la normativa vetusta e incoerente rispetto i moderni indirizzi psico-educativi, i tempi biblici.
Quanti ragazzi, quante ragazze dobbiamo ancora perdere?”
Linda Del Bono
Fabio
Buonasera,
Penso che lo Stato debba agire in maniera unitaria, ognuno fare la propria parte.
C’è necessità, da parte della scuola, di segnalare ai servizi sociali le problematiche che già insorgono nei primi anni delle elementari.
Più si aspetta, più questi minori, che sono il futuro della nostra piccola comunità, diventano irrecuperabili.
Ci vorrebbe una sorta di collegio comunale con scuola, comune e Asl (e all’occorrenza forze dell’ordine per i casi che già comportano dei reati) in dialogo con i genitori.
Qualora avvengano dei reati, la segnalazione alla procura della repubblica presso il tribunale per i minorenni è fondamentale perché, oltre a tutelare le vittime (si pensi ai frequenti casi di bullismo) attiva i servizi sociali, anche per valutare la genitorialità.
Inoltre è da segnalare, oltre alle comunità di recupero, la possibilità dell’affidamento genitoriale ad altra famiglia: qua all’Elba ci sono stati casi di ragazzi che hanno recuperato velocemente le problematiche di origine familiare, e sono esempio di quando il sistema sociale funziona bene.
2 Aprile 2025 alle 1:03