Marina all’Elba,l’opera di Plinio Nomellini esposta a Livorno

di Antonello Marchese*

Percorrendo recentemente la Via dell’Essenza, itinerario promosso dalla Fondazione Acqua dell’Elba e gestito in partnership con il Parco Nazionale Arcipelago Toscano, in particolare il tratto più facile della Via dei Rosmarini, nel segmento che va dall’abitato di Marina di Campo verso la piccola Cala di Ischia, quando il percorso lascia il lido sabbioso nella sua porzione orientale e incontra le scogliere nella zona della Foce, mi è sembrato di riconoscere un’immagine che avevo potuto osservare non molto tempo fa a Livorno presso il Museo Fattori in un opera di Plinio Nomellini.   Si potrebbe trattare del paesaggio ritratto nel quadro “Marina all’Elba”, opera degli anni ’20, che ritrae il mare che si infrange su una scogliera, con un promontorio che appare in lontananza. In primo piano, sulla sinistra, sono alcune rocce non nettamente definite dominate da un grosso masso.  Questo forma quasi una piattaforma che si erge sui flutti, macigno dai contorni ben più netti:  sopra vi sono sedute due figure umane nei pressi di quelli che appaiono bassi cespugli. Altri scogli sono più bassi e frammentati, lambiti dalle acque e da un’onda vi si riversa sopra esplodendo in una massa di schiuma bianca che va quasi a nascondere, sulla destra, il profilo del promontorio lontano. Insieme alla spuma del mare danzano i colori in un turbine di tonalità che costituisce l’opera, rendendoci così l’immagine della marina.

Plinio Nomellini era nato a Livorno nel 1866: si era formato in un primo tempo alla scuola livornese e poi a Firenze sotto gli insegnamenti del maestro macchiaiolo Giovanni Fattori, divenendo uno dei grandi artisti postmacchiaioli di fine secolo per avvicinarsi progressivamente al divisionismo paesaggistico e con tematiche sociali.

Il divisionismo è il movimento artistico italiano che si ispirava al francese pointillisme, vale a dire la tecnica pittorica che divideva i toni sulla tela con minuscole macchie di colore puro accostate fra di loro, piccoli punti che osservati a distanza restituivano l’unità del tono e l’immagine.

Nella seconda metà degli anni ’20 del ‘900, dopo le frequentazioni della Versilia, della Costa Ligure, di Capri e Quercianella l’artista iniziò a frequentare l’Elba, dove nel 1927 si fece costruire una villa sul lungomare di Marina di Campo, località  in cui trascorse lunghi periodi fino al 1942, anno precedente alla sua scomparsa.

Numerosi sono i paesaggi costieri ritratti nei suoi quadri, oltre alle opere ispirate a temi romantici, allegorici, sociali e patriottici: tra le marine compaiono le spiagge ma anche le scogliere, i riflessi e e i movimenti del mare, il dinamismo delle onde e della spuma marina sulle rocce come in questo quadro elbano, come in quelli dedicati agli scogli liguri di Quarto o nella “Marina di Capri” che è conservata proprio nella Pinacoteca Foresiana di Portoferraio insieme a un bel ritratto di Pietro Gori, che aveva difeso il pittore nel processo contro gli anarchici a Genova nel 1894.

Passando lungo la spiaggia prima di salire sul sentiero che inizia proprio qui,  mi è sembrato di riconoscere e ritrarre l’immagine che propongo affiancata al quadro, con in lontananza il promontorio di Capo e Monte Poro, nella prospettiva molto vicino al margine delle scogliere in primo piano. Queste appaiono un po’ diverse ma sembra abbastanza netta la somiglianza del grande blocco dalla struttura superiore a piattaforma con tanto di cespuglio ovviamente cresciuto. Nel quadro appaiono anche alcune linee di sedimentazione presenti nella struttura litica visibile in foto (si tratta di rocce sedimentarie, la componente di calcari marnosi del cosiddetto Flysch cretaceo, segnate dalle linee di deposizione dei sedimenti). In primissimo piano sono le rocce più confuse nella rappresentazione pittorica che appaiono irregolari anche nell’immagine fotografica: dovremmo tener conto anche dell’interpretazione artistica del pittore e dei cambiamenti legati al fatto che è passato ormai un secolo dalla realizzazione del dipinto, con eventi naturali e umani quali mareggiate, alluvioni e l’episodio bellico, forse tra i più drammatici della storia elbana, che fu lo sbarco alleato del 1944. Non dimentichiamoci che proprio a ridosso di questi scogli  il Regio Esercito, successivamente alla stesura del quadro, aveva realizzato la postazione di difesa e osservazione della Foce, una struttura ospitante armi automatiche in caverna e barbetta:  è possibile che nella costruzione dell’opera difensiva queste stesse scogliere avessero subito modifiche, dato che sul versante opposto del grande masso appaiono i segni dei martelli perforatori. Può anche darsi che il luogo abbia subito inoltre il bombardamento dell’artiglieria dei mezzi navali che coprivano lo sbarco.

Marina di Campo era la località dove il pittore ha abitato nella bella stagione per almeno 15 anni e ritengo assai probabile che la scogliera della Foce sul lato orientale della spiaggia sia quella ritratta in quest’opera.

Il dipinto oltre ad essere esposto in una sala del Museo è inserito anche in un  percorso tematico curato da Claudia Marchese  sul sito del Museo Fattori (cfr https://www.museofattori.livorno.it/opere/percorsi-tematici/la-costa-da-calambrone-alla-maremma/) bella galleria che propone visivamente una serie di opere conservate a Villa Mimbelli, a illustrazione della costa Livornese, dove la “Marina all’Elba” di Nomellini appare accanto a capolavori di Bartolena, Fattori, Micheli e Benvenuti.

 

*Antonello Marchese, guida ambientale e turistica. Guida ufficiale del Parco Nazionale Arcipelago Toscano. Fotografo di Natura. Promotore dell’azione Elba Foto Natura, nell’ambito dei progetti della Carta Europea per il Turismo Sostenibile per il Parco Nazionale Arcipelago Toscano.

 

 

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