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Mentre l’attenzione è concentrata su Portoferraio, dove si lavora ancora per ripulire le ferite del disastro climatico che ha colpito l’Elba, mentre anche il Comune di Marciana è al lavoro per smaltire i rifiuti e fango di Procchio nuovamente finita sott’acqua, c’è il rischio di dimenticarsi di quel che è accaduto nelle piccole frazioni costiere di Bagnaia, Nisporto e Nisportino, tra i comuni di Portoferraio e Rio, dove i residenti segnalano gravi danni e sporadici interventi pubblici, mentre in alcune località dove gli unici visti finora sono i volontari e gli uomini della protezione civile che stanno svolgendo un eccezionale lavoro, a volte anche in mancanza dei mezzi adeguati che dovrebbero avere a disposizione.
Stanno emergendo sempre più dubbi sulla reale messa in sicurezza del territorio dopo le passate alluvioni – magari per cementificarlo ulteriormente – e uno dei casi più eclatanti che ci è stato segnalato è quello di Nisporto, in particolare della zona del Conventino, nel Comune di Rio, ai confini con il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano: una strada è stata completamente sventrata dall’acqua, case allagate, un muro a sassi alto 2 metri che crollato e il terrapieno si è trasformato in una valanga che ha cancellato terreno e sentieri.
Eppure si tratta di un disastro annunciato: nel giugno 2023 un gruppo di residenti aveva inviato una lettera alle autorità competenti ricordando che In seguito all’alluvione del settembre 2002 a Nisporto venne dichiarata zona ad alto rischio idrogeologico. Nell’ottobre
del 2003 venne stilato un programma di interventi e un elenco di opere da progettare e poi redatto il progetto definitivo della messa in sicurezza del bacino di Nisporto. Nonostante la grande urgenza i lavori a fine 2007 non erano ancora completati e una delle due “vasche di decantazione” non sarebbe stata realizzata. Nel 2023 i residenti denunciarono che «Dopo ulteriori 16 anni oltre
14 abitazioni risultano ancora ad alto rischio».
Intanto a Nisporto il cambiamento climatico aveva provocato altri tre fenomeni alluvionali, smottamenti e frane che hanno interrotto l’accesso alla zona “Vecchio Convento”, proprio a valle dell’area dove doveva essere costruita la vasca.
Nell’agosto del 2022, la ex sindaca di Rio Marina Paola Mancuso ed ex Commissario Straordinario per la messa in sicurezza delle zone minerarie di Rio Marina, scriveva in una lettera al Sindaco di Rio: «Si tratta della situazione conseguente alla mancata attuazione del progetto a suo tempo previsto per la messa in sicurezza del fosso di Nisporto per la quale – a prescindere dai profili di carattere erariale inerenti il mancato impiego delle risorse pubbliche destinate all’intervento – emergono profili di rischio più volte segnalati dai tecnici comunali competenti e dalle amministrazioni preposte alla valutazione del rischio idraulico ed idrogeologico e soprattutto denunciati sette anni fa dall’allora amministrazione di Rio nell’Elba guidata dal Sindaco Claudio De Santi (la documentazione è facilmente rinvenibile agli atti del Comune di Rio e comprende alcuni studi per l’individuazione di soluzioni progettuali risolutive redatti dal Dott. D’Oriano)».
Una situazione di gravissimo pericolo per persone e cose che è esplosa drammaticamente il 13 febbraio, anche se già nella loro lettera del 2023 i residenti evidenziavano che «I cambiamenti climatici innescano sempre più frequentemente eventi atmosferici di grandissima violenza come testimoniano i disastri avvenuti recentemente in Romagna e l’inerzia delle autorità e degli enti competenti li rende responsabili di quanto potrebbe accadere».
Ora occorre ripristinare tutto, aiutare chi ne ha bisogno, ma dopo bisognerà capire come, dopo 23 anni di “messa in sicurezza”, sia stato possibile questo disastro annunciato.