PORTOFERRAIO 1799. SPESE DI MANTENIMENTO DEI MISERABILI DETENUTI DENTRO LA FORTEZZA DEL FALCONE
Nel settecento Portoferraio è luogo dove sono presenti molti condannati ai lavori forzati rinchiusi nel bagno della Linguella.
In questo secolo, Rino Manetti,studiando le carte della “Raccolta delle piante delle principali città e fortezze del Gran Ducato di Toscana “ del 1749 note come “album Warren” parla diffusamente dei forzati,della loro presenza a lavorare intorno alle fortificazioni di Portoferraio :
“Breve elenco nel quale risulta che alla data del 20 giugno 1756 lavoravano intorno alla fortificazioni di Portoferraio 151 forzati così distribuiti :
55 alle opere di Santa Fine e Fornaci;
21 alle gettate sotto il forte Stella;
17 allo spurgo del Fosso del Ponticello:
18 muratori alle opere della Calata e Fornaci;
1 aiuto scalpellino;
4 a portar rena dalla spiaggia;
35 tra malati e servizi vari”
(Cfr pg 162 di “Portoferraio 1744.Adeguamenti alle fortificazioni nel periodo lorenese”Rino Manetti Alinea editrice, Firenze 1996)
E’ evidente come i forzati rappresentano una importante risorsa di forza lavoro per la città di Portoferraio.
Lavorano pure dentro le saline granducali sotto il controllo di guardie.
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(Portoferraio .Saline granducali . Forzati al lavoro controllati da guardie armate di fucile.)
Ma la popolazione carceraria della città di Portoferraio era costituita ,nel settecento, anche da detenuti carcerati dentro la fortezza del Falcone .
La magistratura comunitativa (comune) , sia per tutta la popolazione carceraria e cioè i forzati al bagno penale della Linguella con i detenuti carcerati dentro forte Falcone sia per tutti i poveri della popolazione civile detti “miserabili “, per la miseria in cui vivono , ha creato un ufficio pubblico chiamato “procuratore dei poveri” con il còmpito di rappresentare i loro bisogni e necessità.
Di questo importante ufficio municipale ricoperto come impiego comunale ho già scritto vedi https://www.elbapress.it/2024/08/24/portoferraio-anno-1795-il-procuratore-dei-poveri/
Nel settecento a Portoferraio ad amministrare gli affari di giustizia era presente un giudice di prima istanza col titolo di Auditore che al tempo stesso ricopre la carica di cancelliere della comunità .
Ce lo fa sapere Vincenzo degli Alberti “..Vi è un giudice col titolo di Auditore a cui incombe l’amministrazione della giustizia dalle di cui sentenze si dà l’appello alla Rota. La di lui provvisione annua tra certi ed incerti puol valutarsi circa lire 3700 dalla quale però deve defalcarsi il mantenimento del Cancelliere che è tutto a suo carico”
(Carta 20 di “Relazione di Portoferraio fatta a Sua Altezza Reale dal conte Vincenzo degli Alberti suo consigliere di stato”. Manoscritto.Vincenzo degli Alberti 1766 . Biblioteca comunale di Portoferraio)
Inoltre, per i carcerati dentro forte Falcone , la comunità di Portoferraio deve, nel settecento ,provvedere al loro mantenimento .Un carta di archivio del 1799 firmata da Girolamo Cini lo fa sapere.
Cini è funzionario della Camera delle Comunità in Firenze : è direttore della camera delle comunità del contado e distretto fiorentino.
La Camera delle Comunità in Firenze è importante ufficio che dialoga direttamente col sovrano tramite le segreterie ,è diretta da un Soprassindaco e Provveditore il quale,alla fine del settecento,soprintende agli affari civili ed economici di 127 comunità servite da cinquanta cancellieri.
Girolamo scrive nel 1799 al cancelliere di Portoferraio che , come sopra accennato ,è anche giudice (auditore).Scrive che le spese da rimborsare o anticipare per i condannati alla fortezza del Falcone spettano alle rispettive comunità alle quali appartengono come pure quale sia il trattamento da assegnarsi a tali detenuti.
“Sig Auditore Cancelliere di Portoferraio
Ill.mo Sig.re Sig.re Pron.mo
Sono state fatte al Real Governo delle istanze da parte del Sig Commissario di Pisa perché resti stabilito chi deva rimborsare o anticipare le spese occorrenti per i condannati alla fortezza del Falcone di Portoferraio e qual sia il trattamento da assegnarsi a simili detenuti.
Ed in sequela della resoluzione emanata dal Senato Fiorentino ne 18() 1799 Vs Ill.ma si compiacerà di far saper a codesta comunità che per il rimborso o anticipazione delle spese delle quali si tratta deve dirigersi per i Detenuti Miserabili alle respettive Comunita alle quali appartengono i Detenuti medesimi e che sono in obbligo di pagarle per conto proprio o per conto della Cassa di questa Camera qualora le abbiano comprese nella loro Tassa di Redenzione e che per quanto alla Cibarie per i poveri e i miserabili dovrà essere tenuto l’istesso metodo che si pratica per gli altri simili Carcerati.
Di Vs Ill.ma
Firenze 22 ottobre 1799
Devotissimo Obbligatissimo Servitore
Girolamo Cini “
(Filza ”Circolari e ordini del Sig Soprassindco dal 1797 a tutto il 1801”Gia C31.Carta senza numero di pagina.Ordini e bandi .Archivio della comunità di Portoferraio 1554- 1800 Archivio storico comune Portoferraio )
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(Filza ”Circolari e ordini del Sig Soprassindco dal 1797 a tutto il 1801”Gia C31.Carta senza numero di pagina.Ordini e bandi .Archivio della comunità di Portoferraio 1554- 1800 Archivio storico comune Portoferraio )
La tassa di redenzione è imposizione fiscale (imposta diretta) gravante sui possessori di immobili praticata dalla magistratura comunitativa tramite il” dazzaiolo” documento dove è certificata l’entità dei beni immobili posseduta da ogni singolo possessore.
(Vedi Capitolo “Tasse” in pagine 177-217 di “Storia di Portoferraio e dell’isola d’Elba dal 1815al 1818 attraverso documenti di archivio” Marcello Camici .Marchetti editore. Pisa. 2017)
MARCELLO CAMICI