Chi lo ricorda bambino, tra i banchini dell’asilo con quel faccino gentile delle foto d’altri tempi, chi se lo ricorda con i giochi e gli scherzi “da maschi” in mezzo al vivace vocìo dei giochi della ricreazione. Poi c’è chi lo vedeva, più grande, impegnato in passatempi che, col tempo, creavano consuetudini che univano.
E chi, infine, lo ha visto intraprendere una carriera che, nella sua apparente semplicità, ha lasciato un segno indelebile, diventando un punto di riferimento per tanti, anche grazie al figlio straordinario che l’ha affiancato, capendolo e sostenendolo.
Vincenzo, ragazzo e poi adulto dalle mille sfaccettature, ha saputo costruire un’impresa che continua a dare fiducia e qualità. Un’impresa portata avanti con la famiglia, in un’intesa perfetta, che è diventata una solida realtà e un simbolo per il vecchio centro della sua città.
Già da un po’ sentivamo la mancanza degli incontri casuali al suo banco, sempre più rari negli ultimi tempi. Fermarsi da lui era una di quelle abitudini che non sembrano mai stancare, un gesto che non richiedeva accordi, una sosta che ti accoglieva come una piccola, insostituibile parentesi. Lui c’era sempre, sorridente, pronto a salutare con quella complicità spontanea e gentile che lo rendeva unico.
Addio Vincenzo, sei stato straordinario nel difficile compito della vita, sostenuto dall’affetto della tua famiglia.
I ragazzi del ‘57 di Portoferraio