Ieri 5 Gennaio 2025, la comunità di Rio nell’Elba si è riunita per celebrare un momento particolarmente caro agli abitanti del borgo: il Canto della Befana, una tradizione che da generazioni consolida lo spirito di appartenenza degli abitanti al proprio luogo di origine.
Le origini della tradizionale festa per l’Epifania, profondamente radicata nella cultura riese, sembrano antichissime. Già nei primi decenni del Novecento si racconta di gruppi di “befanotti” – uomini e donne travestiti con lunghi pastrani e cappelli dalle fogge bizzarre – che, allo scoccare del tramonto del 5 gennaio, iniziavano il loro giro per le strade acciottolate del paese intonando canti augurali alle famiglie che li accoglievano offrendo loro cibo e vino con cui rifocillarsi. Spesso accompagnati da chitarre e fisarmoniche, e talvolta anche tamburelli, chiedevano ospitalità e, in cambio di dolci o un bicchiere di vino nuovo, ricambiavano con parole beneauguranti per l’anno appena iniziato.
Col passare del tempo, la tradizione si è evoluta, ma ha mantenuto inalterato il suo spirito conviviale. Nei decenni successivi alla seconda guerra mondiale, il Canto della Befana divenne l’occasione per ritrovarsi rafforzando il legame della comunità e rinsaldando i rapporti tra le diverse famiglie del villaggio.
Il Canto della Befana era infatti, originariamente, una questua praticata in tutta l’isola d’Elba fino a notte fonda da due diversi gruppi che eseguivano musiche e fanfare. Tramandato di generazione in generazione, ci è giunto in diverse versioni. Di seguito le principali strofe:
Noi vi diam la buona sera,
generosa compagnia,
salutiamo il padron di casa
per la nobil cortesia.
Santa nuova noi vi diamo
che è nato il Re del mondo
in un parto sì giocondo
molto bene vi auguriamo.
Egli è nato in Betelemme
in città della Giudea
presso di Gerusalemme
sopra il fien ove giacea.
E noi tutti vi auguriamo
la befana senza affanno.
Buona notte, noi ce ne andiamo,
torneremo quest’altr’anno.
Anche quest’anno, come consuetudine, il Canto della Befana è iniziato al calar della sera, quando i cantori si sono radunati in Piazza del Popolo. La serata, organizzata dalla Pro Loco e dal Comune di Rio, è iniziata intorno alle 21: il lento corteo in processione è partito da Piazza del Popolo intonando le canzoni tradizionali tipiche della ricorrenza, accompagnate dalla banda della Filarmonica Elbana “Giuseppe Pietri”. Non è mancato il classico inno alla Befana, arricchito, in alcune versioni, da stornelli rivisitati in chiave moderna.
Ben otto le tappe di banchetti enogastronomici con piatti tipici offerti dai cittadini riesi, accompagnati dai canti tradizionali. Prima sosta al “Bar di Sotto” di Francesca Carletti, seguita dal bar “Da Cipolla” di Davide Carletti. Terza tappa “Il Rifugio del Nottolo” di Franca “Malloppa”. Dai locali si è passati ai banchi dei “padroni di casa” con Renato figlio di Piero detto “l’Atomico”, per proseguire poi verso il Padreterno e il Campo Sportivo da Arnaldo Squarci, fino al Lavatoio Pubblico con il banchetto organizzato da Marco Specos detto “il Nottolo” e, in chiusura, al Buchino dove Letizia ha ricevuto il gruppo con la sua squisita consueta cioccolata calda.
Tra i piatti tradizionali di Rio Castello la “Sburrita” di baccalà con aglio e nepitella, i tortini di “Paniccia” con fagioli, salsiccia e cavolo nero, le schiaccine e la polenta con sugo di cinghiale. Molte anche le specialità dolci a base di fichi e frutta secca: l’antico “Paniereto” (panini integrali di fichi secchi e mandorle), l’ “Imbollita” (fichi lessati con vino nuovo e alloro), il “Castagnaccio” (tortino di castagne con uvetta e pinoli), i “Briachini” (dolci con vino e frutta secca che riprendono la tipica Schiaccia Briaca riese), da accompagnare con il celebre vin brulé di Nardo, nata da una personale reinterpretazione della ricetta originale Artusi.
Al termine della processione, allo scoccare della mezzanotte, i vari gruppi sono nuovamente confluiti nella piazza principale del paese, gremita di riesi, turisti ed elbani accorsi anche dagli altri comuni dell’isola. Qui il potere purificatore della fiamma ha bruciato la Befana in un ancestrale rito propiziatorio per il nuovo anno.
L’edizione del 2025 è stata l’occasione per restituire l’atmosfera autentica di un tempo. L’augurio è che, nelle note che hanno risuonato tra le antiche pietre di Rio, ogni partecipante possa ritrovare lo spirito antico di una terra che non ha mai perso il proprio senso comunitario. Annota infatti in rima Marco Specos del banchetto del lavatoio e autore del libro Rio Castello. Storie di cucina e di cantina. I racconti del Nottolo (Persephone edizioni, 2020): “Tutte queste deliziose proposte non vogliono favorevoli risposte per il gusto e la presentazione ma per tornare alla tradizione di ritrovarci insieme speranzosi di futuri giorni misericordiosi nel senso di comunità così bello che continui qui…a Rio Castello”.
Manuel Omar Triscari e
Angela Anconetani Lioveri.
Giuliana
Anche in tempi moderni è molto bello tornare indietro alle tradizioni antiche che ci fanno capire i veri valori della vita: comunità, solidarietà e collaborazione.
6 Gennaio 2025 alle 18:37