Ore di panico in carcere, la denuncia del sindacato

Detenuto nordafricano aggredisce gli agenti, altri appiccano fuoco per protesta

“Poche ore fa abbiamo avuto notizia – dichiara la Segreteria Provinciale della UIL PA Polizia Penitenziaria di Livorno – che in più reparti del carcere insulare si sono verificati numerosi atti di violenza nei confronti della Polizia penitenziaria. Tutto è partito da un ristretto di origini maghrebine a cui era stata sequestrata un’ingente quantità di sostanza alcolica, che aveva prodotto artigianalmente. Evidentemente, l’intervento della Polizia penitenziaria ha rovinato la “festa” e di tutta risposta il detentore dell’alcol ha dapprima danneggiato le suppellettili per scagliarle fuori dalla stanza di pernottamento con l’intento di ferire qualcuno, poi ha smontato il letto e le parti in ferro ricavate le ha usate per frantumare i lastroni della finestra, successivamente ha divelto un termosifone allagando l’intero reparto. Ma non è finita qui! L’ira ormai ingestibile ha portato il detenuto in questione ad appiccare un fuoco nella propria stanza e nel momento in cui il personale lo stava portando in salvo, ha approfittato dell’occasione per colpire in pieno viso e mordergli un braccio un Agente, ferendolo in maniera preoccupante. I due colleghi intervenuti in soccorso del primo ferito, hanno tentato di bloccare l’assalitore, ma egli, furioso inverosimilmente, li ha aggrediti con calci e pugni.

Da li a poco, dopo le prime cure mediche ricevute dal personale malcapitato, a causa dell’accaduto nella sezione attigua un gruppo di detenuti di origini italiane ha inscenato una sorta di protesta con danneggiamenti delle stanze che occupavano.  A distanza di una mezz’ora un altro ristretto di origini nord africane si è procurato delle ferite da taglio, tentato di suicidarsi per impiccamento e dato alle fiamme il materasso del letto. I fumi di combustione hanno invaso velocemente l’intera sezione, interessando anche i locali adibiti ad infermeria. Il personale sanitario ivi operante, insieme con gli operatori penitenziari, hanno dovuto evacuare rapidamente gli ambulatori per non rimanere vittima di intossicazione.

Neanche un mese fa – conclude il Sindacato – abbiamo  dovuto denunciare le condizioni di lavoro di tutti gli operatori penitenziari della casa di reclusione di Porto Azzurro, sottolineando che la struttura penitenziaria Elbana non è idonea a ospitare persone detenute aventi pene residue o condanne inferiori a cinque anni o quelle affette da disturbi psichiatrici certificati, e che vanno scelte tra quelle che aderiscono alle offerte lavorative su cui lo Stato investe somme importanti di denaro pubblico. Portare alla rovina la casa di reclusione insulare, che una volta era il fiore all’occhiello dell’Amministrazione penitenziaria in termini di recupero e reinserimento nella società delle persone private della libertà, è un fallimento sociale!

Ai colleghi che hanno dovuto ricorrere alle cure mediche e quelli che si sono trattenuti in servizio oltre l’orario previsto va tutta la vicinanza della UIL PA Polizia penitenziaria”.

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