La villa delle Grotte collegata al controllo del Mediterraneo? Mah
Non c’è dubbio che il nostro piccolo/grande scoglio, l’Elba, abbia assunto nei secoli valenza internazionale in più occasioni e per diversi motivi. Ma in quei casi la ricostruzione storica è stata per lo più puntuale e basata su una documentazione scrupolosa. Mi preme sottolinearlo perché, da alcuni anni, leggo o ascolto in conferenze, in un crescendo rossiniano, notizie cosiddette storiche sull’Elba a mio avviso poco credibili. Mi ritornano in mente le rievocazioni di Menelao, re di Sparta, che si sarebbe fermato nella rada di Portoferraio al ritorno da Troia; e la tanto pubblicizzata ‘casetta Drouot’ a Poggio, dove però la presenza del generale napoleonico Drouot non è affatto documentata; e il tempio di Ercole, di cui non c’è il minimo resto archeologico, che sarebbe stato costruito più di 3.000 anni fa a Portoferraio appena dietro l’attuale biglietteria della Toremar; e, a Marciana, la dimora del maggiordomo Bernotti trasformata nel palazzo dei principi Appiani, sul quale -guarda caso- tacciono completamente gli archivi.
Potrei continuare con altri esempi: la villa delle Grotte definita proprietà dell’imperatore Augusto ma mai menzionata come tale nei testi dei numerosi e famosi scrittori dell’epoca; la rilassata permanenza in villa del poeta Ovidio fresco fresco della dura imposizione augustea che lo relegava nel Mar Nero; la zecca marcianese ubicata in un cunicolo sotterraneo senz’aria dove lo sventurato che avesse acceso un fuoco sarebbe morto soffocato; Aithalía, il nome greco dell’Elba, che significherebbe sostanzialmente isola nera.
Infine, per dirla con Cicerone, tacitus praeterire nullo modo possum (in nessun modo posso tacere) l’ultima ‘notizia’, trascritta qui sotto, dovuta all’équipe di Franco Cambi (Edoardo Vanni in primis) e pubblicata nel sito web ufficiale del sistema museale dell’Arcipelago toscano.
“… edificio monumentale noto come Villa Romana delle Grotte, nella baia di Portoferraio, oggetto di numerose ricerche a partire dal 1700 e di svariate interpretazioni che lo etichettarono prima come palazzo, poi come un possibile castellum aquarum, sino ad arrivare alla certezza che si tratti di una struttura collegata direttamente agli interessi di Roma per il controllo del Mediterraneo in un momento di cruciali sovvertimenti politici e militari”.
A parte il fatto che “l’etichetta” di possibile castellum aquarum è frutto dell’intelletto di loro medesimi (Vanni/Pagliantini 2022, pag. 28) e non di altri, dove si trova la proclamata “certezza” che, in epoca augustea, il complesso delle Grotte fosse legato agli interessi di Roma addirittura per il controllo del Mediterraneo?
Forse che ne hanno parlato scrittori dell’epoca come Cassio Dione, Tacito, Svetonio, Velleio Patercolo, notoriamente prodighi di dettagli sulla vicina isola di Pianosa e su Agrippa Postumo, nipote di Augusto? La risposta è no, nemmeno un accenno. E autori greci e latini coevi come Strabone, Livio, Virgilio, ecc? Anche qui, nulla.
O forse alle Grotte sono emersi reperti archeologici decisivi? Neppure: i manufatti sono generici, senza alcuna indicazione precisa. Reperti significativi non sono stati trovati né sul pianoro delle Grotte né nello specchio marino sottostante né nella baia di Portoferraio.
E allora: su cosa si fonda questa certezza? Cosa giustifica questa notizia boom che trasforma una splendida villa per ‘otia’ in un centro di rilevanza strategica nei conflitti politico-militari che sconvolsero Roma e il Mediterraneo nella seconda metà del I sec. a. C.?
So bene che le critiche danno fastidio e possono far apparire chi le esprime come un bastian contrario. Tuttavia credo fermamente che, se fondate e non pretestuose, esse offrano un contributo prezioso e irrinunciabile al progresso della conoscenza. Dopo tanti anni dedicati all’indagine archeologica, non posso che augurare all’Elba un futuro in cui le questioni storiche siano affrontate con una metodologia di ricerca basata non su congetture labili o tendenti all’eccesso, ma su “smoking guns”: prove e indizi realmente concreti.
PAOLO NANNINI
Pienamente d’accordo! Si deve ragionare in base ad evidenze storiche e/o archeologiche che siano ! Imperdonabile, a mio avviso, che in ambito istituzionale, università in primis, lo si dimentichi come questo caso lo dimostra eloquentemente! Zecchini giustamente ha alzato ancora una volta la mano ponendo delle obiezioni credo ampiamente condivisibili. Grazie!
6 Novembre 2024 alle 14:03