Portoferraio

Parrocchia col titolo di Arcipretura in attesa dell’Arciprete

di Marcello Camici

Nel 1766 il conte Vincenzo degli Alberti scrive una relazione su Portoferraio a Sua Altezza Reale Pietro Leopoldo I granduca di Toscana di cui è consigliere di stato,

“ Relazione di Portoferraio fatta a Sua Altezza Reale dal conte Vincenzo degl’Alberti suo consigliere di stato”. Prima carta  del manoscritto Vincenzo degli Alberti. Biblioteca civica comune Portoferraio)

Nel 1766, Pietro Leopoldo II asburgo-lorena è appena da un anno divenuto granduca di Toscana col titolo di Pietro Leopoldo I e lo sarà fino al 1790 .
La relazione,manoscritta, tratta di oggetti che sono l’ecclesiastico,il politico,il civile,l’economico ed il militare.
In quell’anno,1766, è governatore militare e civile della piazzaforte ferraiese il tenente colonnello Leopoldo di Villanova. In un allegato alla relazione ,il quattro , Alberti fissa il numero degli abitanti della città ,nell’anno precedente, 1765, pari a 2936 chiamandolo “Stato delle anime” .

Stato della anime di Portoferraio  nell’anno 1765 in “Relazione di Portoferraio fatta a Sua Altezza Reale dal conte Vincenzo degl’Alberti suo consigliere di stato. 1766. Allegato n 4 .Manoscritto.1766. Biblioteca civica comune Portoferraio)

In tal numero non sono compresi i militari, i forzati, i rilegati e i confinati.
La popolazione di religiosi è consistente e assomma a 24 sacerdoti ,11 chierici,10 sacerdoti non regolari ed 1 romita. Consistente è infatti a quell’epoca la presenza in Portoferraio non solo di chiese ma anche di luoghi detti pii , così definiti perché operano in campo civile in senso solidaristico(beneficenza pubblica, assistenza alla popolazione) ispirandosi a principi religiosi.

Vincenzo degli Alberti soffermandosi poi a parlare dello “Stato spirituale ed ecclesiastico” di Portoferraio scrive :
“..In questo Paese dunque rispetto allo Spirituale è sotto la giurisdizione del vescovo di Massa di Maremma quale tanto per la sua lontananza quanto per la sua età molto avanzata potendo poco invigilare a questa parte della sua Diocesi ,ne viene che tra i preti che vi sono,pochi siano quelli che vivino con qualche esemplarità e quasi nessuno che sia capace di ben istruire quel popolo nel Catechismo e nella massime della nostra religione…”
(Carta 8 . “ Relazione di Portoferraio fatta a Sua Altezza Reale dal conte Vincenzo degl’Alberti suo consigliere di stato”. Manoscritto Vincenzo degli Alberti. 1766.Biblioteca civica comune Portoferraio)

(Stato spirituale ed ecclesiastico in “Relazione di Portoferraio fatta a Sua Altezza Reale dal conte Vincenzo degl’Alberti suo consigliere di stato”. Carta 8,Manoscritto.1766. Biblioteca civica comune Portoferraio)

Continua poi a scrivere che a Portoferraio vi è soltanto una Cura che ha un Parroco col titolo di Arciprete aiutato da un Cappellano e un Sagrestano che ricevono tutti dall’Abbondanza un assegno mensile.
Sono cioè pagati dalla comunità di Portoferraio essendo nel settecento l’Abbondanza azienda pubblica cittadina .Nella memoria n 12 allegata alla relazione che è tutta dedicata all’Abbondanza (vedi link https://www.academia.edu/45101124/POLITICA_ECONOMICA_NEL_1700_MAGISTRATURA_DELLABBONDANZA_MARCELLO_CAMICI_ALLEGORIA_DELL_ABBONDANZA ),l’Alberti fissa in lire toscane 850 all’anno la spesa per il mantenimento della chiesa parrocchiale.
Nella relazione invece scrive che per il mantenimento del solo curato l’Abbondanza spende al mese circa 180 scudi:
“…Non vi è altro che una Cura il di cui Parroco ha il titolo di Arciprete che ha per aiuto un Cappellano e un Sagrestano ognuno dei quali ritira un mensuale assegnamento da quell’Abbondanza e oltre a questo il Curato ha tutti gli emolumenti della Cura, quali sebbene non sia facile il sapere precisamente a quanto ascendino pure si puol congetturare che tutta la rendita tra certi ed incerti sia di circa scudi 180.
Presentemente questa Cura è vacante per la morte seguita dell’Arciprete Ferrandini il di cui studio per quant’ho sentito era solamente d’immaginare delle nuove frivole devozioni per ricavare con questo pretesto da tutti quei poveri del denaro di cui si dice che possa ben aver profittato il suo erede..”
(Carta 9.Idem come sopra)
Il parroco di Portoferraio ,nel settecento,cura la Parrocchia col titolo di arciprete come oggi ed ha autorità su quelle confinanti.

(Parrocchia col titolo di arcipretura in “Relazione di Portoferraio fatta a Sua Altezza Reale dal conte Vincenzo degl’Alberti suo consigliere di stato”. Carta 9.Manoscritto 1766, Biblioteca civica comune Portoferraio )

MARCELLO CAMICI

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