Gli Agronauti, all’isola d’Elba il vino si fa anche a scuola

Il racconto dell'esperienza della classe 5 Agrario dell’ITCG G. Cerboni di Portoferraio

Lucio Anneo Seneca ammoniva:  “La via per imparare è lunga se si procede per regole; breve ed efficace se si procede per esempi!”  “Learning by doing” (Impara facendo) esorterà successivamente il filosofo John Dewey. Insomma il metodo esperienziale è quello che più facilita l’apprendimento: si impara realmente qualcosa quando siamo noi stessi ad insegnarcelo. Questo è un percorso piuttosto innovativo, nell’ambito dell’istruzione, perché richiede l’umiltà di un insegnante che, da bravo maestro offre, non certezze, ma ignoranza per favorire un percorso di indagine autonomo da parte di chi apprende.

E’ quello che ha fatto la classe 5 Agrario dell’ITCG G. Cerboni di Portoferraio in un progetto didattico che li ha condotti ad esplorare tutte le fasi della viti-vinicoltura. Gli studenti hanno imparato a preparare un terreno capace di ospitare un vigneto, hanno scelto e piantato barbatelle innestate, curato le giovani viti ed imparato a realizzare impianti con sistemi di pali fili e microirrigazione ed infine hanno appreso l’arte di vendemmiare e di vinificare. Seguiti dal Professore Alessandro Petri, docente di Produzioni Vegetali; dalla professoressa Veronique Pacini, insegnante di Trasformazione dei Prodotti; da Gaetano D’Angelo insegnante tecnico pratico; da Graziella Bellina e Silvia Gianni, insegnanti di sostegno e da Michele Petri, giovane Enologo, che l’azienda agraria Lombardi Anna, dove attualmente lavora, ha provvidamente inviato in supporto agli studenti, come consulente tecnico.

Gli alunni sono riusciti a produrre un vino rosso varietà con una spremitura soffice di uve a bacca rossa cultivar Cabernet Sauvignon affinato in giare di terracotta .  “Il nome del vino? E’ quello che il Prof. Petri ha dato da subito al nostro istituto: Gli AGRONAUTI”,  affermano gli studenti “anagrammando il nome della ciurma che aveva accompagnato Giasone nelle sue esplorazioni che, secondo il racconto di Apollonio Rodio, era approdata alla spiaggia delle Ghiaie e lì si era detersa il sudore con le apliti che, miticamente, lo avevano assorbito in gocce bluastre”.

E’ un modo per voler ricordare le antiche tradizioni del popolo elbano che viveva di terra e di mare, con dignità e fatica, strappando a fianchi impervi dell’isola, lenze di terra fertile e lavorando indefessamente da stelle a stelle. Inoltre i dolia (vasi vinari di terracotta) sono stati anche rinvenuti nella cantina della villa delle Grotte dall’archeologo Franco Cambi e questo studio enologico vorrebbe dunque perpetuare antichissime tecniche di vinificazione elbane e diffuse in tutta l’area mediterranea.

“Un’esperienza forte che ci ha fatto capire che il vino non si ottiene solo con tecniche raffinate ma è il frutto di un processo che richiede creatività, arte e poesia e soprattutto la pazienza dell’attesa – sostengono i ragazzi – Sicuramene sarà un bel biglietto da visita da aggiungere ad un percorso di Alternanza Scuola/Lavoro di tutto rispetto che sarà presentato agli esami di maturità e vorremmo anche ottenere il giudizio dei sommeliers della delegazione elbana AIS, una giuria critica, seria, attenta e preparata, anche se siamo fieri e convinti di avere tra le mani qualcosa di speciale!”

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