Mario Foresi, “Sai la gente è strana”. Riflessioni sui fatti

di Circolo culturale le Macinelle

Quando alcune cose sembrano inspiegabili, quando accadono eventi che sfuggono alla logica comune, ecco che il mistero si affaccia e l’interesse cresce. È un gioco intellettuale, un esercizio di curiosità che può trasformarsi in una vera e propria caccia al tesoro, con indizi nascosti e conclusioni da trarre. Così funziona il fascino dei misteri, e a volte, anche il comportamento del pubblico sembra rientrare in questa categoria di fatti inspiegabili.
Negli ultimi tempi, il Circolo Culturale Le Macinelle ha visto il successo di numerose conferenze a San Piero in Campo, eventi che hanno registrato il tutto esaurito con il plauso di organizzatori, relatori e pubblico. Ma, come in ogni buona storia, c’è un’eccezione che stona con la norma: un incontro, apparentemente di grande interesse, è stato completamente snobbato. Questo episodio, invece di essere accantonato, merita una riflessione, perché solleva interrogativi sui movimenti del pubblico e sulla natura delle scelte collettive che talvolta sembrano sfidare ogni logica.
L’evento in questione intendeva rendere omaggio a Mario Foresi, figura cardine della storia locale attraverso il suo rapporto particolare, talvolta contraddittorio, con l’Isola d’Elba; la scelta del giorno non è stata casuale: cento anni dall’inaugurazione della Foresiana. Non solo la tematica era intrigante, ma gli oratori erano di altissimo profilo, con una competenza indiscussa che aveva già garantito, in altre occasioni, un grande successo. Eppure, il 21 settembre, l’evento è passato quasi inosservato.
Cosa può aver causato una tale mancanza di interesse? È una domanda che merita attenzione, soprattutto se pensiamo che quel medesimo giorno, 100 anni fa, lo stesso Mario Foresi era assente alla cerimonia inaugurale della “sua” Foresiana, ufficialmente per l’impossibilità di sopportare la troppa commozione legata ai ricordi. Un’assenza però, che alcuni lessero come un segno di disappunto verso le critiche che serpeggiavano all’epoca, accusato di aver creato un’istituzione inutile e non richiesta per una popolazione non in grado di apprezzarla. Possibile che questa storia si ripeta sotto nuove forme? Una sorta di eco dell’indifferenza passata?
In un momento storico in cui le saghe familiari dominano libri e schermi, le vicende dei Foresi, con le loro dinamiche relazionali intricate, potrebbero sembrare perfette per attrarre un vasto pubblico. La famiglia, vissuta tra l’Elba e Firenze, è stata testimone di cambiamenti storici e culturali straordinari, inserendosi nel contesto della vibrante Firenze post-unitaria e capitale, tra politica, arte e salotti intellettuali. Un contesto che oggi fa sognare studiosi e appassionati di storia, e che potrebbe benissimo ispirare romanzi o serie TV di successo.
Eppure, nonostante la ricchezza del tema e la qualità della presentazione, l’evento ha richiamato solo pochi intimi. Quali potrebbero essere le ipotesi di questa mancanza di attrattiva? Forse la distanza da Portoferraio, dove la famiglia Foresi è più nota, ha scoraggiato i più? Difficile crederlo. Le condizioni meteorologiche avverse? Nemmeno questo sembra plausibile. Forse, l’antipatia degli elbani verso i Foresi? Ma anche figure storiche ben più controverse, come Dragut, hanno saputo attrarre l’interesse del pubblico.
Resta allora da percorrere la strada dell’indifferenza, che, se fosse confermata, rappresenterebbe una sconfitta più grande di qualsiasi polemica. Eppure, non tutto è perduto. Mario Foresi, con il suo ottimismo filantropico, scrisse che il patrimonio culturale dell’Elba, che allora veniva trascurato, con l’istituzione della biblioteca e pinacoteca “Foresiana” sarebbe stato un giorno “l’alimento intellettuale necessario ai nostri figli e nepoti”. Forse questo nutrimento non è stato ancora pienamente assimilato, ma si può ancora sperare e lavorare affinché venga riscoperto e gustato.
Il movimento del pubblico, insomma, è a volte indecifrabile. Ma forse è proprio questo il fascino del gioco culturale: cercare di capire cosa smuove l’interesse collettivo, cosa lo raffredda, e cosa può, infine, risvegliare quella scintilla di curiosità che spinge le persone a uscire di casa, a partecipare, a condividere la conoscenza anche col vento e con la pioggia. Magari, come potrebbe suggerire qualche buontempone, si dovrebbe partire dalla scuola…o anche dalla scuola guida, per imparare a spostarsi un po’ di più…
…Sai, la gente è strana.

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