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Ottantuno anni fa l’affondamento dello Sgarallino

Il sindaco Nocentini: "Il ricordo per non dimenticare gli orrori di ogni guerra"

L’amministrazione di Portoferraio ha celebrato domenica 22 settembre 2024  la commemorazione dell’ottantunesimo anniversario dell’affondamento del piroscafo “Andrea Sgarallino”.

La cerimonia, alla quale hanno partecipato le autorità militari e civili  della città e le associazioni combattentistiche e d’arma, si è svolta sul Molo Elba. Dopo il saluto e il discorso commemorativo del sindaco di Portoferraio Tiziano Nocentini, il primo cittadino è salito  bordo di una motovedetta della Guardia di Finanza con il gonfalone del Comune per  deporre un mazzo di fiori nelle acque della Darsena Medicea, che è stato benedetto dal parroco Don Kevin Sciberras mentre dalla banchina il trombettiere della Filarmonica “Giuseppe Pietri” intonava il “silenzio fuori ordinanza”. A seguire, la Santa Messa di suffragio che si è tenuta in Duomo.

“Ringrazio tutti i presenti – ha commentato il sindaco Nocentini – ed in particolare le associazioni combattentistiche e d’Arma e le Forze dell’Ordine che ci hanno supportato nella rievocazione di quella tragica giornata. Nel giro di un settimana, in quel settembre del 1943, Portoferraio e l’isola d’Elba subìrono le ferite più grandi della seconda guerra mondiale. Il 16 settembre il bombardamento di Portoferraio, il primo di una lunghissima serie; il 22 settembre, l’affondamento dello Sgarallino.

Quel 22 settembre a bordo del Piroscafo Andrea Sgarallino partito dal Piombino c’erano trecento elbani, molti dei quali tornavano a casa dopo l’armistizio dell’8 settembre. Due siluri lanciati per un tragico errore da un sommergibile inglese che scambiò lo Sgarallino per una nave militare tedesca provocarono una strage.  Solo quattro furono i sopravvissuti. Molti elbani furono testimoni della tragedia: da Nisporto, da Bagnaia, da Schiopparello, dalla stessa Portoferraio assistettero increduli e parteciparono al recupero delle vittime e dei quattro superstiti.

Oggi il ricordo, per non dimenticare gli orrori di ogni guerra, e per lasciare sempre accesa la fiamma della speranza di un mondo che rinunci a vedere gli esseri umani combattere fra di loro”.

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