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Lettera a Italo Bolano, a quattro anni dalla sua partenza

di Alessandra Ribaldone, Fondazione Italo Bolano

Riceviamo e pubblichiamo

Caro Italo,
rieccoci all’annuale appuntamento e ti parlo da questo mezzo come ogni giorno faccio con te quando ti sento affacciarti da dietro un monumento o ti scorgo tra i pini del Giardino dell’Arte mentre saluto un nostro caro amico di una vita, che viene a trovarmi.
Nei 50 anni del Museo, nel 2014, tu dicesti che a celebrare il cinquantennale, solennemente, nella sala consigliare davanti al Sindaco di allora, c’eri arrivato e non sapevi se avresti celebrato i 60 anni, e purtroppo è stato così. Sì, li abbiamo celebrati i 60 anni del tuo Museo, l’Open Air Museum Italo Bolano, che oggi fa parte di una importante Rete Museale regionale, unico Giardino d’Artista della Provincia di Livorno; li abbiamo celebrati penso bene assieme a tanti amici, vecchi e nuovi, con molti eventi di vario genere e per i quali ringrazio tutti coloro che mi hanno aiutato, in moltissimi modi. Abbiamo ricordato i 60 anni del Museo con conferenze d’arte e di altro argomento, sul benessere fisico e spirituale, con Poeti elbani e non, con la musica, in numerose serate organizzate con gli amici dell’Università del Tempo Libero, con la splendida rappresentazione teatrale della “Compagnia delle Tisane” che per il secondo anno ha fatto rivivere il Teatro, immerso nella natura rigogliosa del giardino e che dal prossimo anno si chiamerà “Teatro Mario Luzi”; li abbiamo celebrati ascoltando i ricordi dell’amico Paolo Ferruzzi, testimone di una vita per l’arte, abbiamo parlato di arte in molte forme, abbiamo celebrato ancora una volta l’importanza dell’acqua con Aquamour, divenuta associazione con sede a Parigi e con artisti che ci hanno emozionato, abbiamo celebrato la forza della Pace, con il “varo” del drappo della Pace che diventerà il più lungo del mondo, con Moira Lena Tassi; abbiamo accolto giovani in residenza d’artista che hanno fatto rivivere gli spazi che hanno visto trascorrere le tue tante estati creative sull’Isola, abbiamo celebrato il Museo con la mostra della pittrice Laura Ballini, che tanto ha dato al primo “International Art Center” e con i giovani Simoncini.Tangi, esponenti dell’arte contemporanea che hanno vissuto la loro esperienza creativa grazie all’aiuto finanziario di TCE e ci hanno lasciato un’opera nel “Garten” che rimarrà in dono al Museo accanto alla Poesia digitale di Paolo Gambi, a te dedicata e alle sculture-installazioni di Mimmo Roselli che sovrastano e abbracciano il Museo dallo scorso anno; e poi tanti altri eventi che non riesco ad elencare tutti e per i quali ringrazio tutti coloro che hanno dato un poco del loro tempo, in una caldissima estate, mitigata in parte dalla frescura delle notti nello spazio rinnovato del Museo, con lo sfondo dei tuoi vetri artistici illuminati.
Abbiamo ricordato il tuo inizio, nell’antica cascina di babbo Giannino ove ospitavi artisti all’avanguardia, fin dal 1964, scandalizzando il mondo artistico conservatore nell’Isola di quegli anni.
Abbiamo ricordato il tuo intento di realizzare un centro d’arte dove dove “artisti e pubblico possono incontrarsi, discutere e lavorare…” come recita la placca che ancora oggi si trova accanto alla Galleria e che ancora oggi, più attuale che mai, è diventata la “Mission” della Fondazione che porta il tuo nome.
Ora è tempo di recuperare il tempo perduto.
Il progetto del tuo Museo è pronto da tempo, realizzato a tempo di record dall’arch. Giampiero Gabelli, approvato con plauso dalla Sovrintendenza per l’armoniosità delle forme che si inseriscono nel paesaggio, in linea con la poetica dell’Artista; il progetto, depositato da troppi mesi negli uffici comunali, attende di essere preso in considerazione. E’ un progetto ambizioso, dice qualcuno, ma è degno di un’Isola al centro del Mediterraneo che può offrire spunti di richiamo turistico e culturale non solo al resto d’Italia, ma dell’Europa tutta.
Un progetto che merita di essere realizzato per offrire ai giovani che stanno nel nostro futuro nuove opportunità culturali e di elevazione professionale, una Casa della Cultura aperta tutto l’anno per l’Isola, nata dall’amore di un suo figlio artista e sognatore che ha amato incondizionatamente questa “femmina misteriosa e cangiante” come soleva chiamare l’Elba, con il suo “meraviglioso volto di pirite verde”, un’Isola che incanta e affascina chi vi giunge e riesce a percepire il mistero della sua natura selvaggia e rigogliosa, abitata fin dai tempi più remoti.
La ristrutturazione urbanistica del Museo Bolano non sarà votata a realizzare il “Mausoleo” dell’artista, ma una degna opera al centro dell’Isola e PER l’Isola, per la quale, appena ottenuto il permesso a costruire, sarà compito mio personale e della Fondazione cercare benemeriti che vogliano partecipare economicamente a questa cordata di energie destinate ad un futuro di bellezza e di cultura.
I 60 anni del tuo Museo, caro Italo, siano non un traguardo ma un nuovo inizio, perché io e gli oltre 200 soci che ormai hanno aderito a questo progetto credono fermamente che “la bellezza salverà il mondo” e che “L’arte è vita.

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