Marciana: “gli scivoloni storici del Piano Strutturale”

di Michelangelo Zecchini

Com’è noto il Consiglio Comunale di Marciana ha ‘adottato’ nel 2021 il Piano Strutturale, strumento per la programmazione del governo del territorio. Digiuno come sono di conoscenze urbanistiche e simili, mi sono soffermato solo sul primo capitolo, che si dilunga giustamente sulle testimonianze archeologiche, sulle radici storiche del paese e dei suoi abitanti, sul museo archeologico locale. Confesso che la lettura è stata per me fonte di meraviglia e di tante sorprese. Eccone alcune.

n. 1 – A pagina 6 il Piano Strutturale assicura che“a Donna Paola Colonna si devono le opere e i fatti più importanti avvenuti a Marciana in epoca rinascimentale quali la creazione di una zecca per battere moneta”.
In realtà Paola Colonna (prima metà del XV secolo) non ha ‘creato’ alcuna zecca per battere moneta, peraltro a Marciana inesistente in ogni tempo come ha dimostrato la prof.ssa Lucia Travaini dell’Università di Milano, considerata a ragione in ambito internazionale come la più importante studiosa di sedi di zecche. Dirò di più: Donna Paola Colonna non ha ‘creato’ la zecca nemmeno a Piombino, che pure era la capitale della Signoria degli Appiani. Figuriamoci a Marciana. È noto che a Piombino la zecca fu istituita verso la fine del 1500, vale a dire, a conti fatti, 150 anni dopo rispetto alla cronologia indicata dal Piano Strutturale.

n. 2 – A pagina 10 il Piano Strutturale rammenta che “Lo storico greco Strabone, ricorda … come sul Monte Capanne e sul Monte Giove vi si fossero stabilite popolazioni provenienti dall’Asia Minore”.
Purtroppo è un’affermazione infondata. È vero che Strabone menziona l’Elba più di una volta: oltre al noto passo V.2.6, in cui ci parla della capacità delle miniere di ferro di rigenerarsi, l’autore della ‘Geografia’ si sofferma (2.5.19.25; 2.5.19.37) anche sul nome e sulla posizione dell’isola, ma a nominare le popolazioni del Monte Giove e del Monte Capanne non ci pensa nemmeno.

n. 3 – A pagina 14 il Piano Strutturale asserisce che il museo archeologico di Marciana “si articola in cinque sale”.
Vedere per credere: le sale del museo sono quattro e non cinque.

n. 4 – Il Piano Strutturale osserva a pagina 14 che “Nella prima (sala) sono conservati esempi di industrie litiche preistoriche risalenti al paleolitico medio e superiore, 15.000 – 10.000 anni fa”.
Non è così: nel museo non c’è alcun manufatto litico riferibile al Paleolitico medio, periodo che nella nostra zona termina intorno ai 35 mila anni fa, ossia circa 20.000 anni prima rispetto alla cronologia proposta dal Piano Strutturale.

n. 5 – A pagina 14 il Piano Strutturale riporta che “Con la terza sala, si entra in età storica. Qui è raccolto parte del materiale della ‘fortezza d’altura di Monte Castello’, Procchio”; e indica, per di più, che “nella quarta sala, prosegue l’esposizione di vasellame e manufatti d’uso corrente sempre dalla fortezza di Procchio”.
La confusione è evidente: i reperti di Monte Castello sono esposti, in realtà, nella seconda e non nella terza sala del museo, mentre la quarta sala è dedicata esclusivamente all’archeologia sottomarina e non ai manufatti trovati a Monte Castello.

n. 6 – Ancora a pagina 14 il Piano Strutturale garantisce che … “La seconda sala, accoglie ancora materiali preistorici e protostorici. La parte più cospicua dell’intero museo è rappresentata dal ricco complesso eneolitico (inizio II millennio a. C.), proveniente dalla grotta sepolcrale San Giuseppe, nei pressi di Rio Marina …”.
Qui è proprio il caso di usare l’espressione pseudo-latina ‘dulcis in fundo’. Nel museo di Marciana, infatti, non c’è neppure l’ombra del materiale eneolitico recuperato nella grotta di S. Giuseppe. I relativi reperti, al contrario, sono custoditi nel museo archeologico di Rio.

Conclusioni

Per evitare sbandamenti soporiferi al lettore, la mia esemplificazione si ferma qui. Chiunque può verificare da che parte sta la verità mediante una semplice visita al museo. E, in ogni modo, delle due l’una: o siamo di fronte a una forma di crassa ignoranza del sottoscritto oppure si tratta di abbagli del Piano Strutturale. Se non sarà provata la prima ipotesi, si dovrà prendere atto che il Comune di Marciana ignora addirittura il numero delle sale che costituiscono il suo museo e quali reperti vi sono esposti.
Spero, tuttavia, che questo incidente ‘storico’ venga presto superato e che le suddette (e altre) inesattezze siano corrette prima dell’approvazione definitiva del Piano Strutturale. Me lo auguro perché continuo a essere affezionato a Marciana, alla sua storia, al suo piccolo ma importante museo, di cui, nel lontano 1968, curai il primo allestimento sotto la guida del compianto Sindaco ‘Giovannino’ Goffredo Costa.

Michelangelo Zecchini

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