Nell’ambito del progetto appena varato da INAT ( Italia Nostra Arcipelago Toscano) volto a creare e mobilitare una comunità patrimoniale sul Mausoleo Tonietti, con il mese di settembre decolla il relativo piano di comunicazione che segnerà un primo grande appuntamento con l’evento del 28 settembre p.v.( vedi programma allegato).
Il mausoleo si configura come un imponente torrione a pianta quadrata che sia per la forma che per la posizione richiama da vicino l’idea di un elaborato faro. Isolato in vista del mare sul promontorio di Cavo, nella parte nord-est dell’isola, in mezzo ad un boschetto di lecci e macchia mediterranea cui si accede da una strada non asfaltata, il mausoleo è costruito su un basamento quadrangolare preceduto da una scalinata marmorea, oggi totalmente degradata. Era cinto in origine da una pesante balaustrata – attualmente scomparsa – e si eleva rastremandosi fortemente verso l’alto, con un voluto effetto scenografico. Il materiale utilizzato per la costruzione è la
“granodiorite” elbana tagliata a bozze, con numerosi e caratterizzanti inserti
in marmo bianco per gli eterogenei, magniloquenti episodi decorativi.
Pur nello stato di abbandono attuale, l’insieme si erge maestoso ed elaborato, ispirato ad un eclettico gigantismo tipico non solo dell’opera di Adolfo Coppedè ma più in generale della produzione architettonica italiana di fine secolo. L’ampio e profondo arco di accesso, chiuso da una preziosa cancellata in ferro battuto, è sostenuto da un doppio ordine di tozze colonne tuscaniche arricchite da mascheroni leonini; la ghiera dell’arco è in conci di marmo alternativamente rustici e decorati da medaglioni lisci. Al di sopra del portale l’alta cornice si modella ai lati di uno spazio rettangolare su cui è incisa la scritta “Famiglia Tonietti” in lapidario romano direttamente sormontata da un’aquila stilizzata.
Motivi decorativi di ispirazione romano-imperiale sono ancora le grandi prue
rostrate poste al centro dei prospetti laterali e le minacciose protome antropomorfe che arricchiscono le cantonate al di sopra della fascia marmorea perimetrale collocata all’altezza dell’imposta dell’arcone di
accesso. L’ordine superiore, sviluppato decisamente a mo’ di obelisco dimensionalmente dilatato, vede un alleggerimento della componente plastica; è caratterizzato da un largo inserto marmoreo al centro del fusto, su cui sono ritagliati gli oblò per l’illuminazione dell’interno, originariamente chiusi da vetrate colorate, su cui sono posti, oltre l’ultima cornice, stemmi con simboli marinari. Oltre la trabeazione di coronamento, sostenuta da archetti pensili e dotata di piccole grondaie di forma zoomorfa sugli spigoli, la torre si conclude con una terrazza al centro della quale si eleva un ulteriore basso corpo cilindrico sormontato da un globo marmoreo.
Il progetto proposto da Inat ha solo l’obiettivo di sensibilizzare sul tema sia privati che istituzioni.
Si basa sugli esiti del progetto “Alla Ricerca dei Beni Comuni”, realizzato a livello nazionale grazie ad un precedente finanziamento del Ministero del Lavoro, tramite l’Avviso 2/21 e concluso nel giugno 2022. Attraverso la formazione, le attività laboratoriali e gli eventi svolti, i volontari hanno prodotto numerose proposte progettuali, tutte con l’obiettivo di valorizzare i Beni minori (architettonici, materiali e immateriali) e ambientali, ovvero quelli per i quali il riconoscimento di valore da parte delle comunità è meno scontato e che costituiscono una parte consistente del Patrimonio del Paese. Dagli esiti del progetto sono emerse in via prevalente due considerazioni:
– La tutela dei beni culturali minori è più facilmente perseguibile tramite azioni che vedono la partecipazione attiva dei cittadini, reali custodi di quel Patrimonio Minore, meno attenzionato dai media e dal turismo
– Il mondo della conservazione e della cultura in genere produce impatti positivi sulla coesione sociale e di conseguenza sul benessere delle persone, specie se vivono in territori ricompresi in Aree interne o piccoli e medi insediamenti. L’obiettivo del progetto quindi parte dalla duplice esigenza – come indica l’esperienza di “Alla Ricerca dei Beni Comuni” – di tutela del Patrimonio minore e di coesione sociale; si propone di aumentare le strumentazioni per permettere la valorizzazione conservativa dei beni culturali tramite l’azione diretta delle Comunità. Secondo la Convenzione di Faro, infatti, i beni culturali sono importanti, oltre che per il loro valore di testimonianza storica,
artistica e paesaggistica, in virtù del valore che le persone attribuiscono loro,
ovvero di ciò che rappresentano nella quotidianità’.
Siamo dunque tutti invitati a dare un primo contributo intervenendo il 28 settembre a Cavo.
Nico Bartolini
Per una volta molto, mia nonna paterna si chiamava Lucia seconda Tonietti
Nico Bartolini Naregno.
3 Settembre 2024 alle 18:07