Dopo diversi giorni dall’emersione di alcune tartarughine marine dal primo dei 6 nidi di Caretta caretta a Pianosa, si è proceduto allo scavo del nido per capire quale fosse il reale successo riproduttivo e la sorpresa è stata grande.
Come spiega Isa Tonso, responsabile del progetto tartarughe marine di Legambiente e Parco Nazionale Arcipelago Toscano e referente del progetto internazionale LIFE TurtleNest, «Non sembra che Pianosa, nonostante l’ ambiente “perfetto”, abbia garantito successo riproduttivo. Forse la causa è la bassa temperatura della sabbia che a Cala Giovanna in alcune aree è poco più di un sottile strato tra la roccia e il mare, forse ci sono altri problemi».
Infatti, Giuliana Terraccciano dell’istituto zooprofilattico del Lazio e della Toscana ha potuto verificare che mamma tartaruga aveva depositato 60 uova dalle quali sono nate solo 12 tartarughine marine, con uno dei successi riproduttivi più bassi riscontrati finora nell’Arcipelago Toscano: il 20%. 4 uova erano “pipped”, cioè con tartarughine morte, ancora parzialmente dentro il guscio e che non sono riuscite ad uscire dall’uovo. 44 uova non si erano schiuse. Il nido era profondo 49 centimetri e largo 22, il primo uovo è stato trovato a 40 centimetri di profondità nella sabbia.
Intanto, le volontarie di Legambiente, coadiuvate dagli amici dell’Associazione per la difesa dell’Isola di Pianosa e dai detenuti del carcere di Porto Azzurro di stanza a Pianosa, aspettano la schiusa del secondo nido che tarda ad arrivare e temono che lo scarso successo riproduttivo del primo rappresenti un cattivo segnale anche per gli altri 5 nidi.
«Comunque andrà – conclude Umberto Mazzantini, responsabile mare di Legambiente Toscana – i nidi di Pianosa sono un tesoro scientifico per capire cosa determina il successo della schiusa delle tartarughe marine Caretta caretta. Un ambiente ideale e indisturbato e protetto come Pianosa potrebbe rivelarsi non ottimale per qualche motivo legato alle temperature e alla sabbia. L’analisi finale dei 6 nidi di Pianosa sarà quindi molto importante dal punto di vista scientifico e per capire il futuro di questi antichissimi animali e a volte sembrano comportarsi in maniera strana o “perfetta” secondo parametri che noi attribuiamo loro, ma che spesso si rivelano sbagliati. Alla fine, le tartarughe fanno come vogliono, stupendoci ogni volta nel bene e nel male. Siamo probabilmente di fronte a esploratrici del cambiamento climatico che cercano e trovano territori nei quali non si erano mai spinte. I loro nidi, i loro successi e insuccessi, ci dicono qualcosa che la scienza ci aiuta a capire analizzando le uova schiuse e non schiuse. Pianosa con i suoi nidi record è forse uno dei posti dove le tartarughe marine stanno scrivendo sulla sabbia una nuova parte della loro lunghissima storia».