La nostra proposta per il faro di Punta Polveraia

di Libera iniziativa per la difesa del “Faro di Punta Polveraia”

Il presente documento intende richiamare la attenzione del Comune di Marciana affinché tramite opportune prerogative di prelazione metta in atto una virtuosa progettazione volta alla gestione del Faro di Punta Polveraia quale museo e struttura ricettiva di pubblica utilità (ad es. un museo polifunzionale del Canale di Corsica).
L’immobile “Faro di Punta Polveraia”, proprietà inalienabile del Demanio, si presenta al momento e da diversi anni ormai in stato di grave abbandono, degrado che mina la stabilità dello stesso stabile (edificio di pubblica utilità, in quanto struttura di supporto e tutt’uno con la torretta di segnalazione marittima). Tali condizioni di negligenza hanno dato adito in questo ultimo periodo a frequenti ed incresciosi atti di vandalismo di cui sono oggetto la struttura e gli arredi dello stesso (porte, finestre, mura, stipiti, cancelli). Allarmante appare il progressivo configurarsi del faro in questione quale vera e propria attrazione turistica di libero accesso come propagandato sul web e tramite passaparola (sono molti gli avventori che quotidianamente accedono in modo illegale ed indebito nel piazzale tutto intorno allo stesso e nelle pertinenze). Si consideri, infine, come l’area naturalistica su cui il faro stesso poggia palesi segni di grave e irreversibile erosione nonché cedimento strutturale.
Quanto elencato si configura a nostro avviso come un grave difetto di omissione, incuria, negligenza nella tutela e custodia di un bene pubblico da parte degli enti preposti. Tutto cio a detrimento del contribuente e della pubblica utilità. Tale stabile va inquadrato a nostro avviso tra i beni assoggettati all’articolo 10 Codice dei beni culturali e del paesaggio (D.lgs. 22 gennaio 2004, n. 42)
Siamo consci dello stallo avvenuto a suo tempo dopo la procedura di assegnazione tramite gara pubblica -ex art. 3-bis D.L. n. 351/2001, convertito, con modificazioni, in L. n. 410/2001 (2016, Valore Paese Italia)- della concessione dello stabile da valorizzare. Occorre ricordare come il destinatario di suddetta assegnazione non rispettasse nel progetto presentato i parametri vincolanti stessi del bando, progetto negativamente impattante per il contesto di notevole pregio paesaggistico, culturale e storico/architettonico in cui si trova l’immobile. Auspichiamo per il futuro che codesta Amministrazione accolga la nostra richiesta di fare il possibile per avvalersi del Faro in esame quale risorsa economica per le casse comunali in un’ottica di pubblica fruizione per la comunità dei residenti e dei turisti. Ci vengono in soccorso, a tal fine, le parole del Prof. Lucarelli: “Le istituzioni pubbliche ancorché in possesso di un titolo di proprietà, sarebbero più tutori di interessi e diritti della collettività, piuttosto che proprietari esclusivi di un bene; titolari di un potere dispositivo limitato sul bene che, salvo eccezioni, non li consentirebbe di orientarlo al mercato, attraverso gestioni di natura privatistica. Il pubblico, laddove proprietario di beni, non sarebbe legittimato a “fare affari” attraverso essi. (…) Le istituzioni pubbliche sarebbero tenute a servire i beni comuni, in quanto beni propri dei cittadini”. (Alberto Lucarelli, Professore ordinario di Istituzioni di Diritto Pubblico).
Si ricordi come l’ultima famiglia di custodi avesse fatto esplicita richiesta formale alla Marina Militare e al Presidente della Repubblica Ciampi per intercessione, di potervi permanere in veste di regolari affittuari nonché manutentori a titolo gratuito, finché non fosse eventualmente subentrato ulteriore fanalista, richiesta puntualmente disattesa da infausto diniego. Prendiamo atto di come successivamente non sia avvenuta ulteriore assegnazione dello stesso a nuovo guardiano e come conseguentemente il faro sia stato disabitato e gradualmente lasciato andare ad uno stato di progressivo e impietoso deterioramento. Non ci si capacita di come si sia voluto lasciare il faro in condizioni di degrado irreversibile, tanto più se consideriamo come nel momento del pensionamento dell’ultimo fanalista lo stesso godesse di una dotazione moderna (compresa una caldaia a gas, solo per citare l’impianto di riscaldamento) e di una manutenzione complessiva eccellente: oltre alla imbiancatura annua dello stabile, alla catramatura della copertura e della torretta di segnalazione, si procedeva regolarmente infatti alla pulitura delle cisterne di acqua piovana (un tempo risorsa per l’intera comunità), alla manutenzione e piantumazione dello spazio verde, nonché della scogliera sottostante (la stessa che oggi, anche a causa delle incursioni devastanti di mufloni alloctoni, si presenta in pernicioso stato di erosione e dissesto). E’ lecito chiedersi come l’Osservatorio nazionale e regionale del paesaggio non intervenga con opportune segnalazioni e rilievi a tal proposito.
Tutto questo palesa l’inosservanza dell’articolo 9 della Costituzione italiana oltre che delle disposizioni del Codice dei beni culturali e del paesaggio ai sensi dell’articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137 (Decreto Legislativo 22 Gennaio 2004, n. 42). Disattesi, parimenti, i vincoli comunitari e le convenzioni internazionali ai sensi de La Convenzione europea del paesaggio, adottata il 19 luglio 2000 dal Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa, ratificata il 20 ottobre 2000 a Firenze (in vigore dal 1° marzo 2004). Nessuna procedura finalizzata alla dichiarazione di interesse pubblico di tale bene culturale, storico, morfologico e paesaggistico risulta ad oggi avviata o patrocinata da qualsivoglia ente. Ne consegue un’assenza di politiche volte alla tutela, pianificazione e fruizione pubblica di suddetto bene. Ricordiamo come la nostra Costituzione vincoli lo Stato affinché si faccia promotore proattivo e garante della conservazione della memoria storica tramite la salvaguardia dei beni culturali e paesaggistici della patria.
Pur essendo consapevoli delle modifiche legislative (D.L. n. 98/2011, art. 12) apportate in merito all’accentramento delle funzioni decisionali di spesa e manutentive degli immobili statali (parte delle subentrate nuove competenze dell’agenzia del Demanio) constatiamo, nondimeno, come i piani triennali nonché annuali di cura e manutenzione del Faro in esame siano divenuti pressoché inadeguati, se non assenti. Non si riscontra, a nostro parere, operato alcuno da parte del Demanio o di Difesa Spa,volto ad un efficientamento energetico (come da disposizioni statali e comunitarie) ed improntato a vincoli di sostenibilità economica ovvero contenimento delle spese nella gestione del Faro in questione. La manodopera gratuitamente offerta (in cambio di locazione di affitto) dall’ultimo guardiano del Faro (il cui congedo di pensionamento risale al 2002) si sarebbe configurata quale manodopera non onerosa per il contribuente e per lo Stato. Il Faro non si sarebbe trovato oggi nelle condizioni di degrado in cui lo vediamo con aggiuntivi costi di ripristino necessari a causa della incuria e dei vandalismi. Gli unici costi che oggi lo Stato, nelle prerogative del Ministero delle Infrastrutture, avrebbe verosimilmente dovuto affrontare sarebbero stati quelli di rifacimento delle tubature di scarico idraulico. Tutto ciò si profila come contraddittorio rispetto ad una politica improntata oggi sulla valorizzazione di immobili considerati “improduttivi” per la collettività in una mera ottica di mercato e di risparmi gestionali del bene pubblico.
Fiduciosi in un interessamento tempestivo di Codesta Amministrazione, auspichiamo un nostro coinvolgimento nella stesura condivisa di un progetto di gestione museale e ricettiva del Faro di Patresi, unico fanale elbano del canale di Corsica.
Libera iniziativa per la difesa del “Faro di Punta Polveraia” / Progetto Kunstkosmos Elbalabel

Una risposta a “La nostra proposta per il faro di Punta Polveraia

  1. Patrizia Greco Rispondi

    Da tanti anni frequento l’isola d’Elba e osservo con grande dispiacere che da tempo le maggior parte degli amministratori comunali fa ben poco per valorizzare questa affascinante isola. Non intendo di certo appoggiare il progetto di un aeroporto con voli charter…Penso a provvedimenti di rispetto ambientale e di turismo caratterizzato da amore per la natura e la storia di questi luoghi e che non sempre richiedono spese ingenti…Il faro di Punta Polveraia è un esempio.Così pure la torre pisana di Marciana Marina e le antiche miniere della zona di Capoliveri.

    26 Agosto 2024 alle 15:39

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