Riceviamo e pubblichiamo questo intervento sulla serata che si è svolta a San Piero sabato scorso, incentrata sulla figura di Olimpia Mibelli:
Serata affollata nel caldo afoso di sabato 10 agosto tra le alte antiche mura del chiostro di San Niccolò per “ Elba 1944: momenti senza gloria. Il massacro inutile dell’operazione Brassard e un’eroina dimenticata: Olimpia Mibelli”, organizzata dal Circolo Culturale Le Macinelle, con Elisa Messina, giornalista del Corriere della Sera , che ha condotto l’incontro con grande bravura, competenza e capacità di catturare e mantenere l’attenzione degli ascoltatori ben oltre i canonici 40 minuti, Raimonda Lobina, prima studiosa ad interessarsi della biografia di Olimpia scrivendone con la serietà del vero ricercatore, Sara Fabiani, la pronipote di Olimpia: una splendida ragazza, sicura di farci intravvedere una dimensione di ottimismo per il futuro e Francesca Ria , che ha letto con passione e temperamento brani da documenti dell’epoca e dai romanzi “ Le tre api d’oro” di Giuseppe Conte e “ La figlia del ferro” di Paola Cereda, opera quest’ultima che dimostra come, a volte e raramente, l’intuito del narratore riesca ad arrivare dove si fermano le certezze dello storico.
Un pubblico così numeroso da dover ricorrere a sedute d’emergenza per potere accogliere tutti i partecipanti: e questo per un argomento che nemmeno troppo tempo fa sarebbe stato definito “scomodo” , o quantomeno “delicato”: quello delle violenze successive allo sbarco, che non riguardò soltanto l’Isola d’Elba e segnò il nostro dopoguerra.
La storia personale di Olimpia Mibelli toglie dall’oblio tante altre storie di donne, tenute nascoste per vergogna, pudore, dolore, quasi per un senso di colpa , quando in realtà si trattava di violenze subite per forza . Si verificò una rimozione collettiva, ma rimuovere non libera la mente, e la verità tende sempre a riemergere da quei cumuli di terra sotto cui ci si illude di nasconderla.
Da tempi remoti le guerre portano distruzione e dolore e spesso, tra le vittime, le donne sono state le prime a subire. Una storia millenaria questa, se già il mito della guerra di Troia parla di prigioniere scambiate come oggetti trafugati ai nemici e ancora adesso le cronache riportano notizie di stupri e violenze
Ma grazie ad una progressiva presa di coscienza al diritto delle propria dignità da parte delle donne e anche per merito di una nuova visione della storiografia che propone una rilettura del passato dal punto di vista di quell’altra metà del cielo prima messa in ombra, anche la visione degli eventi passati e presenti si amplia a punti di vista prima non considerati.
E allargare le proprie vedute, conoscendo una maggiore pluralità di voci, non può che essere una cosa positiva.
La fortezza del silenzio è stata conquistata, o meglio, ha aperto volentieri le porte ad accogliere la voce di chi prima taceva.