“Con la riforma della giustizia Nordio il principe s’è fatto re”

di Stefano Martinenghi

La riforma della giustizia c.d. Nordio, dal nome del ministro della giustizia proponente, costituisce il passo definitivo dell’affrancamento della pubblica amministrazione dal controllo della legge sul suo operato. In altre parole, dal controllo sulla corruzione.

Fino a ieri il cittadino aveva modo di difendersi gratuitamente dagli abusi di sindaci e pubblici funzionari con un’esposto ai Carabinieri o in Procura, oggi non più. Con la riforma Nordio il Principe (come agli inizi Berlusconi chiamava il potere politico citando Machiavelli) s’è fatto Re ed è divenuto intoccabile. Può abusare  a proprio piacimento delle leggi ed accanirsi sul cittadino vietandogli ciò che gli è concesso o consentendogli quanto gli è vietato, senza che la magistratura lo possa più punire.Una pacchia che nemmeno ai tempi del Marchese del Grillo.
Il giorno dell’approvazione della sua riforma il ministro Nordio ha rilasciato ai media una battuta interpretabile in più modi: “stasera i sindaci brinderanno con lo spumante alla riforma“. Di certo i corrotti.
Il ministro ha più volte spiegato che la ratio della norma, la sua motivazione, è liberare dalla paura sindaci e pubblici funzionari dal firmare gli atti, ma questa spiegazione è buona per gli ingenui. Perché, come ha ricordato il Procuratore Gratteri, i pubblici amministratori per evitare errori possono consultarsi con i segretari comunali, i vice prefetti e i prefetti prima di firmare gli atti. Si tratta dunque di giustificazione risibile, che non ci si aspetterebbe da un Ministro della giustizia. Il quale si è anche giustificato con un dato statistico: a fronte delle denunce le condanne per abuso d’ufficio in percentuale erano pochissime. E’ vero, ma la responsabilità è ancora una volta della classe politica che negli ultimi anni ha modificato più volte il reato, ma nel senso opposto a quanto ci si ssarebbe aspettato: per renderne più difficile l’identificazione e l’applicabilità.
I detrattori della riforma affermano che in un’Italia con sempre più sindaci e amministratori comunali di ogni partito  indagati per abuso d’ufficio – un reato spia di reati più gravi quali la corruzione, la quale è però più difficile da dimostrare – la politica abbia agito come i ladri di Pisa (che di giorno litigavano in piazza per farsi vedere e la sera rubavano insieme di nascosto) e si sia messa d’accordo per salvare dai Giudici i propri sindaci corrotti.  Chi non ha la memoria corta ricorderà come in anni recenti nella leghista “Padania” la magistratura indagò diversi sindaci che dell’abuso d’ufficio (e altri reati) avevano fatto pane quotidiani per favorire amici e punire avversari. Lo stesso è poi accaduto in altre regioni c.d. “rosse”, come riportato dai media. E’ un fatto che la riforma sia stata votata a maggioranza da destra e sinistra, per una volta “affratellati” e sordi ai richiami dell’Europa a non abolire l’abuso d’ufficio per non favorire la corruzione. Ed è un’altro fatto che da ieri siamo l’unico Paese dell’Unione Europea a non prevedere nel proprio codice penale il reato di abuso d’ufficio, che come s’è detto è considerato dagli addetti ai lavori un c.d. reato spia di altri più gravi reati. Qualcosa vorrà pur dire. I Governi si giudicano dai fatti, dalle leggi che emanano, e la riforma Nordio è un fatto, è un primo lascito del Governo Meloni. E’ questa l’Italia che vogliono i cittadini onesti?
Stefano Martinenghi

Una risposta a ““Con la riforma della giustizia Nordio il principe s’è fatto re”

  1. fd Rispondi

    Contro votano in 102, il Pd, M5s e Alleanza Verdi Sinistra. De Raho: “La riforma favorisce l’illegalità del potere pubblico”. Intanto il guardasigilli porge la mano a renziani e calendiani in vista della separazione delle carriere della magistatura. Intercettazioni, interrogatori degli indagati prima degli arresti, avvisi di garanzia: ecco cosa prevede la riforma e cosa succede adesso

    12 Luglio 2024 alle 11:53

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