Raimonda Lobina, garante dei detenuti per il carcere di Porto Azzurro commenta la situazione della casa di reclusione elbana, dove nei giorni scorsi si sono verificati alcuni fatti di cronaca rilevanti, anche se non gravi come in alcune carceri italiane. Cambiamenti positivi ci sono stati rispetto ad un anno fa ma la strada è ancora lunga e soprattutto è necessario l’intervento del Governo. Restano infatti i problemi legati al sovraffollamento, alla carenza di personale e all’inefficienza dell’assistenza sanitaria intramuraria. Una buona notizia è l’arrivo di una direttrice in pianta stabile dal dicembre 2023 e di una direttrice sanitaria dall’ottobre scorso. “Anche se – commenta Lobina – resta il problema legato all’invio da parte della Asl di psichiatri e psicologi, importantissimi alla luce dell’aumento di persone che provengono da altri istituti a causa del sovraffollamento, spesso con la cosiddetta doppia diagnosi, sono tossicodipendenti ma anche psichiatrici. Si cura l’emergenza ma non c’è un piano di recupero organizzato e calendarizzato e speso si intraprende un percorso ma nel frattempo si trasferiscono detenuti e ne arrivano di nuovi. Hanno pene relativamente brevi e niente da perdere”. Arrivano in quella che è una casa di reclusione, ma oggi quasi una casa circondariale. L’assegnazione di detenuti con pene lunghe permetterebbe di costruire progetti rieducativi e la programmazione di un percorso, ad oggi inattuabile. “Porto Azzurro soffre – considera Lobina- è una casa di reclusione storica ma ora arrivano in grande maggioranza stranieri, extracomunitari senza famiglia e senza legami”. Bisognerebbe trovare il modo di decongestionare le strutture come ad esempio, suggerisce Lobina (come riportato in un documento della conferenza dei garanti territoriali) la proposta di modificare l’istituto della liberazione anticipata e prevedere uno sconto di ulteriori 30 giorni a semestre per i prossimi due anni “Non si risolvere il problema- ammette – ma almeno si attenua”. A Porto Azzurro comunque la situazione è gestita con molta professionalità dagli operatori e dalla Polizia penitenziaria oltre che dai volontari. Ad oggi poi sono arrivati otto nuovi educatori a cui si aggiungono due già presenti, la criminologa e la mediatrice culturale. “Anche il dentista ora c’è – informa – fino ad ora avevamo un ambulatorio attrezzato rimasto vacante. Un altro risultato”. Resta ancora il problema del lavoro esterno, non per mancanza di richiesta da parte degli imprenditori locali ma per i tempi burocratici lunghissimi che a volte rendono impossibile questa opportunità per il detenuto. “ E’ necessario lo snellimento delle pratiche – commenta – e a questo si aggiunge il taglio dei finanziamenti per il lavoro interno, ora a turnazione”. Lobina suggerisce anche un’altra piccola (ma importante per il detenuto) attenzione , quella relativa alla sentenza della corte costituzionale sul diritto all’affettività nell’accezione più ampia del termine, vale a dire dare l’opportunità di incontrare i familiari. Fa presente la garante che nel carcere di Porto Azzurro manca una struttura in tal senso “ma forse perché fino ad ora non c’è stata richiesta –considera – abbiamo però almeno il parco verde con i giochi per i bambini. Importante è – termina – rilevare anche le cose positive, promuovendo anche una maggiore conoscenza tra la realtà carceraria e la comunità. Per questo penso ad un progetto con le scuole, anche per far conoscere e promuovere il volontariato tra i giovani e per un ricambio generazionale nel volontariato”.
“Ci sono miglioramenti ma serve intervento del Governo”
La garante dei detenuti di Porto Azzurro, Lobina, illustra la situazione della struttura
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