25 aprile, il testo del discorso del sindaco Zini

di Amministrazione Comunale Portoferraio

Care concittadine e cari concittadini, grazie a tutti voi di essere qui per celebrare, insieme, il  79° anniversario della Liberazione.
Un ringraziamento e un saluto particolare lo vorrei fare  al Sindaco dei Ragazzi, da poco eletto e che ha accolto il mio invito alla sua prima uscita pubblica in una ricorrenza così importante e così significativa, e poi alle  Autorità civili e militari, a tutte le associazioni presenti, alla nostra Filarmonica.

 

Oggi, istituzioni e cittadini compiono l’atto che può essere considerato come il più importante appuntamento civile che la nostra Nazione rinnova nel giorno del 25 aprile, da settantanove anni. Quella odierna è la data in cui si riporta alla memoria viva, in ragione di accadimenti storici fondamentali, la liberazione del Paese dalla tirannia e dalla oppressione nazifascista e perciò la liberazione che avrebbe condotto alla libertà, alla democrazia.

Oggi siamo qui non solo per un esercizio di memoria, ma per rendere concretamente omaggio, con i nostri comportamenti, a chi si è battuto per la libertà a costo della propria vita.
Oggi siamo qui a condividere il momento fondativo della nostra Italia, la sua rinascita dopo un periodo buio e oscuro. La luce della democrazia che oggi illumina le nostre vite non deve però mai portarci a dimenticare ciò che è accaduto in quegli anni, costellati dagli orrori e dalle barbarie dei totalitarismi e della soppressione della “libertà” e di ogni forma di giustizia.

La Resistenza è la nostra identità nazionale. Se ci diciamo italiani ci diciamo anche antifascisti, ed è su questi valori che dobbiamo fondare una memoria comune.

Parlare della Resistenza significa parlare di Resistenze al plurale. Perché gli atteggiamenti resistenti degli italiani, nei due lunghi inverni di occupazione nazista del nostro Paese, sono stati molteplici. Alla Resistenza armata, cioè alle formazioni partigiane che combatterono nelle montagne e ai gruppi di azione patriottica presenti nelle città – a cui si deve una pagina fondamentale del riscatto del nostro Paese – si affiancò una Resistenza senz’armi che coinvolse i 650 mila soldati italiani catturati dai tedeschi dopo l’Armistizio che, internati nei lager, decisero in massa di non aderire alla RSI. Non solo, ci fu una Resistenza civile fatta da chi sostenne i partigiani, da chi aiutò gli ebrei. E poi una Resistenza di sacerdoti che rimasero a morire con le loro comunità, e di persone che fornirono informazioni, fra queste, molte donne, che diedero prova di eroismo, svolgendo ruoli vitali, come quello del collegamento, ovvero la raccolta di informazioni, il trasporto di ordini, materiali, armamenti, la segnalazione degli spostamenti e delle manovre delle forze nemiche. C’è dunque un ampio ventaglio di Resistenze, al plurale, che meritano di essere ricordate

 

Occorre sottolineare il carattere trasversale e interclassista della Resistenza che rappresentò uno spaccato della gioventù italiana. I partigiani venivano da tutte le regioni e rappresentavano tutte le classi sociali. Vi erano studenti universitari e giovani che avevano la terza elementare, c’erano gli immigrati dal Sud, gli operai del Nord, e la classe dirigente. La Resistenza si è così tramutata in identità nazionale. Un esempio di questo è ‘Bella ciao’, la canzone che ci accompagnerà anche quest’anno a fine della nostra cerimonia. Bella ciao non è una canzone comunista, è la canzone di tutti i resistenti, racconta di un partigiano che non ha etichette, racconta della richiesta di un partigiano di portarti via dalla dittatura, verso una libertà che allora non c’era. Oggi Bella ciao è una canzone che identifica la libertà e la libertà è un valore fondante della democrazia.

 

È bene ribadirlo perché esiste una parte del nostro Paese che è rimasta estranea e quasi ostile verso la Resistenza. Ed è veramente incredibile che, ancora oggi, a 79 anni da quel 25 aprile, il dibattito pubblico in Italia debba ancora specificare la realtà storica di ciò che avvenne in quegli anni, la natura autoritaria e violenta del regime nazifascista, della totale soppressione delle libertà personali, dei diritti civili. Vogliamo vivere in un paese in cui tutte le cariche dello Stato, a partire dalle più alte, usino lo stesso linguaggio, condividano gli stessi valori e dimostrino che l’Italia ha una memoria comune. L’antifascismo è un valore di tutti, e le alte cariche dello Stato hanno la responsabilità di fare in modo che sia così.

Ai valori della Resistenza e della Costituzione dobbiamo ancorarci per affrontare il particolare momento storico che stiamo vivendo, dopo una pandemia, con il dolore di  guerre che stanno facendo sanguinare il cuore dell’Europa, dall’Ucraina a Gaza e Israele,  e che si aggiungono ai numerosi altri conflitti presenti in ogni parte del mondo. In tale contesto, oggi più che mai, è necessario ribadire l’importanza dei valori della libertà e dell’uguaglianza, della democrazia e dell’indipendenza e riappropriarci di quei principi fondamentali richiamati dalla nostra Costituzione che oggi devono declinarsi innanzitutto nella centralità della dignità della persona, nella giustizia sociale, nel rispetto dell’ambiente quale parte integrante del nostro vivere quotidiano, nel ripudio della guerra, il ripudio di ogni guerra scolpito nell’articolo 11 della Costituzione.

Carissime ragazze e ragazzi se vogliamo dare realmente un senso alla Liberazione e festeggiarla nel suo profondo significato, ricordiamoci di non essere mai indifferenti, di non voltarci mai dall’altra parte, di essere sempre partigiani, anche oggi, scegliendo sempre di stare dalla parte giusta, quella della democrazia e della libertà, così come fecero le donne e gli uomini della Resistenza, combattendo ovunque la barbarie del nazismo e del fascismo.

Come disse il grande giurista Piero Calamandrei agli studenti milanesi nel 1955: ‘Se volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione’.

ll tempo che viviamo ci ha insegnato che le libertà costituzionali con le quali siamo abituati a convivere non devono essere mai date per assodate, si tratta di valori che dobbiamo difendere ogni giorno, custodire e trasmettere alle nuove generazioni, coinvolgendo il mondo della scuola.

Il 25 Aprile, che ricordiamo ogni anno, è importante per non dare mai per scontati i diritti di cui godiamo oggi, così faticosamente conquistati e difesi anche con il sangue. Li dobbiamo vivere, difendere ed esercitare insieme ai doveri che non devono rimanere solo sulla carta ma devono essere vissuti e interpretati da ogni singolo cittadino ogni giorno. Questo è il nostro omaggio più vero e concreto a tutti coloro che ricordiamo qui oggi e che si sono battuti per la Libertà.
Questo ci ha insegnato e ci insegna il 25 aprile. E non ci stancheremo mai di ricordarlo.
Viva la Resistenza, Viva la Liberazione, Viva la Costituzione, Viva la Pace, ovunque e senza confini.

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