E’ la festa della donna ma tornano gli uomini forti al potere

di Enz Sossi

Il XXI secolo è delle donne. In politica donne capaci, preparate, pragmatiche come ad esempio Giorgia Meloni in Italia ovvero Ursula von der Leyen alla Commissione europea, e forse per la regola dei pesi e contrappesi tornano al potere anche gli uomini forti. Negli Stati Uniti con Donald Trump e in Ungheria con Viktor Orban. Un parallelismo tutt’altro che scontato e che pensavamo di avere lasciato alle spalle con la fine delle ideologie nel secolo scorso.

Il Primo Ministro ungherese ha vinto le elezioni democraticamente e poi ha proceduto a smantellare le istituzioni di quella democrazia erodendo il sistema legale, licenziando i dipendenti pubblici, politicizzando gli affari, attaccando la stampa, intimidendo i partiti di opposizione e facendo della demagogia sull’immigrazione.

Donald Trump non ha lasciato dubbi sul fatto che farà qualcosa di simile se vincesse un secondo mandato. I due uomini forti hanno una lunga storia di ammirazione reciproca. Trump vede Orban come il tipo di uomo forte – libero da vincoli legali e politici – che vorrebbe essere. Orban si genuflette spesso davanti a Putin, come l’ex Presidente degli Stati Uniti. Orban sostiene la promessa di Trump di porre fine alla guerra in Ucraina se sarà eletto entro 24 ore, un processo che forse potrebbe avvenire solo alle condizioni del leader russo e premiare la sua invasione illegale. Il loro rapporto è aiutato anche dai frequenti elogi del leader ungherese a Trump. Conosce la strada per il cuore dell’ex Presidente. In un comizio elettorale Trump ha elogiato Orban: “Ad alcune persone non piace perché è troppo forte. È bello avere un uomo forte a capo di un paese”.

Il nazionalismo populista di estrema destra di Orban, la feroce retorica anti immigrazione e l’ostilità ai diritti LGBT lo hanno reso un modello ideologico popolare per i seguaci di Trump del MAGA. Per molti versi, Orban è stato il pioniere di uno stile di leadership demagogico che è identico a quello di Trump molto prima che l’ex star dei reality e magnate immobiliare entrasse in politica. L’Ungheria è membro della Nato e dell’Unione Europea, ma, come Trump, ha spesso preso provvedimenti che vanno contro gli interessi delle democrazie occidentali. Ad esempio, ha a lungo litigato con l’UE per le sue politiche contrarie ai migranti, ha rallentato l’ingresso della Svezia nella Nato.

Orban ha appoggiato le opinioni di Trump sull’Ucraina, in quella che sarà stata musica alle orecchie di Putin e che avrà aumentato l’allarme a Kiev su ciò che un secondo mandato di Trump significherebbe per l’Ucraina. “Non si tratta di giocare d’azzardo, ma di scommettere sull’unica possibilità sensata, noi in Ungheria puntiamo sul ritorno di Trump”.

L’antipatia di Trump per l’invio di ulteriori aiuti statunitensi all’Ucraina ha spinto i repubblicani della Camera a Washington a bloccare l’ultimo pacchetto da 60 miliardi di dollari e ha portato i soldati ucraini in prima linea che lottano contro la Russia a razionare le munizioni. Trump non è ancora Presidente e già sta influenzando la politica estera degli Stati Uniti forse a favore di Putin.

Tuttavia, gran parte dell’Europa sta indietreggiando inorridita dalle prospettive di un secondo mandato di Donald Trump. Mentre a Budapest, forse la notte del 5 novembre, la Palinka scorrerà a fiumi, se gli statunitensi decideranno di fare tornare Donald Trump al potere.

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