Nel tardo pomeriggio di martedì scorso lo spiaggiamento della carcassa di una femmina di Stenella coeruleoalba sulla spiaggetta del Sasso a Rio Marina ha suscitato la curiosità di molte persone che si sono recate sul posto. La Capitaneria di Porto ha prontamente allertato la Dottoressa Mancusi di ARPAT – Area mare vasta costa di Livorno, che ha attivato le procedure dell’Osservatorio Toscano per la Biodiversità.
Grazie al personale della Delegazione di Spiaggia di Rio Marina, la mattina successiva, i volontari dell’Associazione ElbAMare, che opera da diversi anni all’isola d’Elba, sono intervenuti per svolgere i rilievi necessari, utili per comprendere le cause del decesso del cetaceo e ampliare la conoscenza sullo stato di salute di queste splendide creature marine. Successivamente la carcassa è stata rimossa grazie al tempestivo intervento diretto dall’ufficio tecnico del comune di Rio.
L’Associazione ElbAMare, in collaborazione con l’Assessore comunale all’Ambiente Costanza Cignoni, ha deciso di provvedere al recupero dello scheletro del delfino spiaggiato. Questo prezioso reperto potrà essere esposto a scopo didattico, al fine di sensibilizzare le persone sull’importanza del rispetto dell’ambiente e sull’attuazione di buone pratiche per la tutela delle specie che popolano il nostro mare.
Proprio in questi giorni, ARPAT ha pubblicato un articolo relativo ad una ricerca che ha messo in evidenza la presenza di sostanze perfluorurate (PFAS) nei tessuti di diverse specie marine, in particolar modo sui cetacei. Queste sostanze ormai molto diffuse, tendono ad accumularsi negli animali marini, provocando l’indebolimento del loro organismo, rendendoli così più suscettibili a contrarre malattie spesso mortali. È fondamentale porre attenzione a queste problematiche e adottare quanto prima misure per la tutela del mare affinché queste specie possano continuare a vivere in un ambiente sano e protetto.
I PFAS comprendono svariate sostanze chimiche e rappresentano una significativa minaccia per gli abitanti del nostro mare. Queste sostanze, utilizzate in una vasta gamma di prodotti industriali e di consumo, possono contaminare gli ecosistemi acquatici e accumularsi in molte specie marine. I PFAS sono noti per la loro persistenza nell’ambiente e la loro capacità di bioaccumularsi lungo la catena alimentare. Ciò significa che anche a bassi livelli di esposizione, possono causare danni alla salute di molte specie già vulnerabili, influenzando la loro riproduzione, il sistema immunitario e la sopravvivenza complessiva.
La necessità di proteggere il mare e la sua biodiversità è un argomento di vitale importanza per il nostro futuro ed è anche uno degli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.
Cetacei, tartarughe e squali sono specie fondamentali per mantenere l’equilibrio dell’ecosistema marino e svolgono un ruolo cruciale nella catena alimentare. Tuttavia, le attività umane come l’inquinamento, la pesca eccessiva e il cambiamento climatico stanno mettendo a rischio la sopravvivenza di molte di queste creature. È fondamentale adottare misure concrete per limitare l’impatto negativo delle nostre azioni sul mare. Ciò include la riduzione dell’inquinamento da plastica e prodotti chimici, l’adozione di pratiche di pesca sostenibili e la creazione di aree marine protette. Solo attraverso una gestione responsabile delle risorse marine possiamo garantire la sopravvivenza di tante specie già a rischio e preservare l’habitat marino per le future generazioni.