Pazienti oncologici e traghetti, ecco come è andata

di Emma Feole, Presidente Pubblica Assistenza Capoliveri

Nella giornata di ieri 27 febbraio si è verificato un episodio increscioso presso il Porto di Piombino che ha coinvolto la nostra associazione ma soprattutto dei pazienti oncologici che sono costretti loro malgrado ed anche in situazioni di maltempo a recarsi a Livorno per effettuare le giuste terapie salvavita che non sono garantite nella nostra isola. Specificatamente un nostro volontario alla guida di mezzo con a bordo due pazienti oncologici di rientro da Livorno alle ore 13:20 si è presentato presso la biglietteria Moby/Toremar di Piombino per effettuare il biglietto per la nave delle ore 13:30. La solerte addetta in servizio riferiva che non avrebbe fatto i biglietti alle auto ma solo ai pedoni. La volontaria spiegava il suo tipo di servizio ed il tipo di pazienti che aveva a bordo ma l’addetta riferiva “i tuoi pazienti hanno gli stessi diritti delle altre persone noi i mezzi non si imbarcano”. La volontaria si è quindi vista costretta a fare imbarcare a piedi i due pazienti con tutte le possibili conseguenze visto che le terapie oncologiche debilitano le persone (forse gli addetti delle navi non lo sanno) ed il volontario garantisce proprio la loro assistenza durante il viaggio. Nonostante tutto la nostra volontaria è riuscita a rientrare all’Elba solo con la nave delle 15:40, dopo non poche rimostranze, visto che gli addetti continuavano a negargli l’imbarco. Questa situazione è a parere della scrivente grave e insostenibile che denota un assoluta mancanza di rispetto da parte delle compagnie navali nei confronti dei cittadini elbani che non solo per curarsi sono costretti a centinaia di chilometri giornalieri ma che si vedono negato l’imbarco e la giusta assistenza a bordo in maniera del tutto arbitraria visto che poi vi erano sulla nave numerose auto. Oltre ciò si denota un ulteriore mancanza di rispetto nei confronti delle associazioni di volontariato e dei suoi volontari che dedicano il loro tempo libero agli altri e si vedono costretti ad abbandonare i pazienti e restare a terra distogliendo ulteriore tempo ai loro eventuali interessi. Oltretutto lasciare un mezzo a Piombino per un associazione significa non poter garantire i suoi servizi a chi ne avesse bisogno. Con la presente chiedo a gran voce l’intervento delle autorità preposte per far si che simili episodi non accadano mai più, visto che non è il primo episodio simile,e che sia garantito il diritto alla salute ed alla giusta cura agli elbani anche in situazioni di sovrafflusso delle navi la cui colpa non può certo ricadere né sui pazienti né sui volontari.
La Presidente della Pubblica Assistenza Capoliveri Dr.ssa Emma Feole.

2 risposte a “Pazienti oncologici e traghetti, ecco come è andata

  1. alessandro lucchesi Rispondi

    Il problema non è la nave,che per motivi più o meno validi parte,non parte, a piedi o in auto. Il problema è che i pazienti debbano recarsi in “continente” per ricevere quelle terapie che l’ospedale di Portoferraio non è in grado di fornire.

    28 Febbraio 2024 alle 20:41

  2. Alessandro Brogi Rispondi

    Dovete denunciare questi fatti, all’autorità portuale ed eventualmente ai Carabinieri, a mio parere è veramente un sopruso oltre ad una mancanza di rispetto ed umanità da parte di certi personaggi, e non è certamente la prima volta che accadono episodi del genere, così come non sono rare le situazioni spiacevoli a bordo dei traghetti.

    28 Febbraio 2024 alle 15:06

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