L’ultima cartolina di Pasquale Berti, anima della Marina

di Enrico Manzi

Non ci è passata inosservata sui social media la foto di una cartolina proveniente da Gstaad, località sciistica della Svizzera. Ad essa è legata una storia, perchè è stata mandata ad un amico da Pasquale Berti, probabilmente poche ore prima di morire proprio lì, lontano dall’Elba. L’amico, Enrico Manzi, ha ricevuto solo ieri questa cartolina, quando le esequie di Pasquale Berti non si sono ancora celebrate, ed ha scritto un post proprio per ricordare Pasquale:  almeno finora  – a nostro avviso  – è lo scritto che lo dipinge nella maniera più esatta e obiettiva possibile. Un ricordo vero, commosso, che vale la pena di essere letto.
In ricordo di Pasquale Berti
Nella magia della letteratura, quando lessi la novella “Il Viaggio”, immaginai Pasquale nelle parole di Pirandello descrivente un suo personaggio: «Era di modi gentili, e nel parlare e nel vestire e in tutti i tratti d’una squisita signorilità naturale, che né il contatto della ruvida gente del paese, né le faccende a cui attendeva, né le abitudini di rilassata pigrizia, a cui quella vuota e misera vita di provincia induceva per tanti mesi dell’anno, avevano potuto mai, non che arrozzire, ma neppure alterare d’un poco».
Quella signorilità, mai snobismo, e portamento sicuro di sé che ben lo tratteggiavano e che, nel soffermarmi a parlare con lui, me ne compiacevo ogni volta. Ascoltare Pasquale e le sue storie di ieri e di oggi, i suoi appunti, le sue lodi e le sue obiezioni, mi rasserenava e mi faceva sentire parte del suo meraviglioso mondo di amante di Marciana Marina. Perché Pasquale Berti e Marciana Marina hanno vissuto una grande storia d’amore.
Il più delle volte incontri fugaci ed è ciò che più rimpiango, perché il tempo del confronto, ahimé, è finito così improvvisamente che non mi par vero.
Negli ultimi due anni avevamo intrecciato un legame speciale e collaborativo. Ma ci conoscevamo da una vita, essendo figli del lungomare che vivevamo con orgoglio. Il suo attaccamento al Paese era squisitamente genuino e volto al bene unico di Marciana Marina e dei suoi abitanti. Il suo giudizio sulle questioni fondamentali per il Paese non poteva in nessun modo essere condizionato da lobby, ambizioni personali o interessi particolari. E per questo motivo amavo parlare con lui. Credo che nella sua vita abbia dimostrato con i fatti che l’opinione di un uomo è troppo più importante delle sue conseguenze. Infatti difficilmente si tratteneva.
Moderato e antifascista, l’ispirazione del cristianesimo democratico era in lui vivissima e aveva a cuore la comunità dei fedeli; da un anno a questa parte mi confidava di frequente le sue preoccupazioni per le condizioni del cimitero e per alcune problematiche legate ad esso.
Cultore dell’ospitalità, desiderava che Marciana Marina si distinguesse e diventasse una località di spicco del Mediterraneo. Tutti dovevano passeggiare a Marciana Marina con la sensazione di compiere qualcosa di esclusivo e sentirsene privilegiati. Stimava le personalità di successo e “bramava” che queste frequentassero la sua “perla”. In parte c’è riuscito. Tuttavia non sopportava gli oltraggi al bello cui è stato ripetutamente sottoposto il suo – nostro – lungomare nel corso degli anni. E su questo eravamo naturalmente d’accordo.
Un po’ frastornato dall’avvento della politica da social network, sebbene non gli piacesse granché, non poteva estraniarsene completamente, essendo resiliente ai tempi che cambiavano. Ricordo che si crucciava quando gli si faceva notare lamentele sull’accoglienza o sul Paese in generale, come se a trovarsi male fosse stato un ospite della sua splendida residenza dinanzi il mare.
Pasquale non ha mai cessato di seguire i suoi cittadini, così come intrattenere gioviali rapporti con numerosi frequentatori estivi, ed era capace di piccoli e grandi gesti simbolici. Una lettera, un saluto affettuoso, la sua presenza costante, nel bene e nel male, di generazione in generazione.
Era l’espressione di un secolo di italianità, considerando tanti pregi e qualche difetto. Per me era una sentinella dell’umore paesano, una persona schietta e giusta. Faccio tesoro delle chiacchierate con Pasquale, cominciate quand’ero poco più che ventenne. Era un attento osservatore anche dei minimi dettagli di un luogo e questo ci accomunava. Mi ascoltava sempre al ritorno da un viaggio, che si trattasse dell’Argentina o della Val di Cornia.
Aveva la qualità di riconoscere la satira e sorriderne. Gli mostrai un fotomontaggio che lo ritraeva al posto di Marty McFly, intento a viaggiare con la DeLorean verso i bei tempi che furono e gli strappai un sorriso sincero.
Pasquale il politico poteva travolgere gli avversari, negli anni dello Scudo Crociato e della disfida con i Rossi, ma anche in qualche screzio recente; allo stesso tempo, sapeva incassare e prendere schiaffi senza scomporsi più di tanto. Le sue considerazioni, talvolta scomode e per le quali veniva criticato, anche severamente, venivano prima di ogni cosa.
Si è sempre schierato. Successe anche l’ultima volta quando sposò la causa di due amici; alla fin fine era solo uno spettatore e motivatore appassionato, ma venne duramente preso di mira con elevate argomentazioni dei tempi che Berta filava. Colpire lui per screditare i ragazzi e le ragazze, fanciulli all’epoca, con i piedi ben piantati nel presente, che aveva “patrocinato”. Se per me furono le vomitate – dissero anonime – di una agguerrita clientela alle quali avrebbe dovuto replicare, lui, forgiato da anni di battaglie ben più aspre, fece spallucce e non batté ciglio: sapeva che sapevano del suo ascendente verso molte persone e ne andava fiero. Erano le regole del gioco e io, che a confronto prendo fuoco con l’acqua, non lo capivo. Pasquale aveva ragione, ma era conscio che il movimento in cui riponeva le speranze si era formato troppo tardi.
Tuttavia la scorsa estate la maschera non mi ha ingannato. Mi accorsi della ferita provocata in lui dal mancato invito al cinquantesimo compleanno del circolo della vela. Eppure nel ’73 furono proprio Pasquale, qualche cittadino e l’amministrazione Bonanno di cui faceva parte a incoraggiare la nascita di un circolo che favorisse il diportismo nautico; Pasquale è stato uno dei primissimi soci e probabilmente era l’unico ancora in vita.
Fu un colpo duro da sopportare e credo gli dispiacque tanto da scrivere loro una personalissima lettera. Gli dissi di non curarsene e che i bambini diventano bisticciosi quand’hanno il sederino sporco.
Ma niente a confronto con la perdita dell’amico Daniele Segnini, scomparso poco più di un anno fa; profondamente e indissolubilmente uniti da un legame fraterno, la loro storia è e sarà per sempre un monumento all’amicizia.
Conserverò quell’ultima bottiglia della Parrina probabilmente fin quando potrò. Il lungomare di Marciana Marina perde la sua anima più autentica e rappresentativa.
Vedendo la cartolina, giunta questa mattina, mi sono commosso.
Mancherai, caro Pasquale. E penso a tutte le volte che avevo fretta..
Enrico Manzi

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