Il 16 dicembre 1863, Stanislao Bechi scrive a Giuseppe Garibaldi: “Allorché Ella riceverà questi miei versi, io sarò al cospetto di Dio, io muoio fucilato dai russi e muoio da vero soldato italiano.
Addio mio generale. Che la sua valevole protezione si estenda sulla mia vedova e sui miei figli. Ho solo otto ore da vivere, vado a riconciliarmi con Dio; e quindi avrò cessato di penare. Un bacio al mio cugino Franz ed ai suoi figli, mentre ho il piacere di dirmi per l’ultima volta “Il suo servo ed amico” Bechi
(Tratto dal libro “Per non dimenticare…” di Leonida Foresi).
Accadde il 16 dicembre, l’annuario della memoria elbana
di Giovanni Frangioni
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