Federico Rampini è il secondo finalista del “La Tore 2024”

di Jacopo Bononi e Franco Semeraro, Comitato promotore Premio letterario La Tore

Prosegue la selezione dei candidati alla ventesima edizione del Premio Letterario La Tore isola d’Elba: il secondo finalista dei cinque previsti è il giornalista e scrittore Federico Rampini volto noto della televisione e penna tra le più lette del nostro Paese. Il Premio La Tore compirà vent’anni nel 2024 e sono previste alcune iniziative di cui daremo conto e che coinvolgeranno alcuni artisti dell’Elba: tornerà ad essere inoltre accompagnato da un concerto in omaggio al vincitore, così come è stato fatto in molte edizioni. Del resto in un periodo di revival di altri prestigiosi riconoscimenti che si affidano a show itineranti, sembrava giusto anche al nostro comitato rinnovare una tradizione che per primo aveva introdotto già con la serata in onore dell’allora Ministro della Cultura Dario Franceschini nel 2017. Federico Rampini è senza dubbio una delle figura più interessanti del panorama culturale e giornalistico italiano. Ha iniziato la sua attività di giornalista nel 1977 a Città futura, settimanale della Federazione Giovanile Comunista Italiana (FGCI), di cui allora era segretario generale Massimo D’Alema. Dal 1979 Federico Rampini scrive per Rinascita, giornale che deve abbandonare nel 1982 dopo avervi pubblicato un’inchiesta sulla corruzione in seno al PCI. In seguito è stato prima vicedirettore de Il Sole 24 Ore poi capo della redazione milanese ed in seguito inviato del quotidiano La Repubblica a Parigi, Bruxelles, San Francisco e Pechino. Vicedirettore de Il Sole 24ore, editorialista, corrispondente e capo della redazione milanese del quotidiano italiano la Repubblica dal 1997, è stato docente all’Università di Berkeley. Rampini ha collaborato come opinionista a Le Figaro e Politique étrangère; è stato stimato Consulente dell’Institut francais des relations internationales ed è membro del comitato scientifico della rivista francese Critique internationale e del periodico italiano Limes. La sua ultima fatica è ‘La speranza africana’ (Mondadori, 2023) di cui leggiamo: (…) Il nostro futuro si giocherà in Africa. Il mondo la osserva con un’attenzione nuova. È il baricentro demografico del pianeta: lì si concentrerà la crescita della popolazione in questo secolo, mentre la denatalità avanza altrove. Un’altra sfida riguarda le materie prime, in particolare materiali strategici nella transizione verso un’economia sostenibile: molti dei minerali e metalli rari indispensabili per i pannelli solari o le auto elettriche vengono estratti in Africa. Del continente gli italiani conoscono solo una narrazione pauperistica e catastrofista. L’Africa è descritta come l’origine della «bomba migratoria» che si abbatterà su di noi. Viene compianta come la vittima di tutti gli appetiti imperialisti e neocoloniali: quelli occidentali o la nuova invasione da parte della Cina. Fa notizia solo come luogo di sciagure e sofferenze: conflitti, siccità e carestie, sfruttamento e saccheggio di risorse, profughi che muoiono attraversando il Mediterraneo. Dagli anni Settanta, quando si spensero le prime speranze di rinascita nell’epoca dell’indipendenza post-coloniale, l’Occidente ha mescolato la sindrome della pietà, i complessi di colpa e una «cultura degli aiuti umanitari» destinata a creare dipendenza e corruzione. Contro gli stereotipi s’impone una nuova narrazione. Ce la chiedono autorevoli personalità africane, che si riprendono il diritto di raccontare l’Africa così com’è davvero, senza piangersi addosso, ribellandosi ai luoghi comuni occidentali. L’Africa non è una nazione, è un continente immenso con diversità enormi, dal Cairo a Johannesburg, da Addis Abeba a Lagos. Non è solo sofferenza e fuga, come dimostra la sua straordinaria vitalità culturale. A New York, Londra e Parigi siamo invasi da romanzi, musica, film, pittura e mode creati da nuove generazioni di artisti africani. La diaspora brilla per le eccellenze: negli Stati Uniti i recenti immigrati dall’Africa hanno dato vita a una delle comunità etniche di maggior successo. Esiste un protagonismo africano. Sbagliamo quando descriviamo il continente soltanto come «oggetto» di manovre altrui (America, Cina, Russia, Europa). Senza ricadere nelle illusioni dell’Afro-ottimismo che già si sono accese e spente nei decenni passati, questo saggio è una provocazione contro la pigrizia intellettuale e un antidoto contro le lobby che usano l’Africa per i propri scopi. Il nostro sguardo deve cambiare perché lo sguardo degli africani su se stessi sta cambiando. Fallito il modello degli aiuti, fallite le dittature e gli statalismi, mentre c’è chi tenta di importarvi il «modello asiatico», noi europei dobbiamo uscire dalla nostra passività. Quasi un ventennio fa, Federico Rampini fece scoprire agli italiani un’Asia nuova, in vorticoso cambiamento, con i bestseller Il secolo cinese e L’impero di Cindia. Oggi affronta con lo stesso approccio spregiudicato il Grande Sud globale, guidandoci nella sua riscoperta senza paraocchi, da testimone in presa diretta, attraverso reportage di viaggio e dando la voce a personaggi che fanno la storia. (…) L’evento vede di nuovo la partecipazione della Libreria Rigola di Marciana Marina e viene promosso da Franco e Lucia semeraro insieme con l’Hotel Gabbiano Azzurro. Condurranno l’evento il prof. Angelo Filippo Rampini dell’Università di Brescia. Acquista l’opera premio 2024, come di consueto, Acqua dell’Elba. Non mancherà l’omaggio del dott. Marcello Bruschetti di Enoglam EVO. Il premio vede il Patrocinio del Comune di Marciana Marina e la partecipazione della ProLoco marinese.

 

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