Poteva finire in tragedia, nella serata di lunedì 11 settembre, la folle scelta di un detenuto straniero della Casa di reclusione di Porto Azzurro, all’Isola d’Elba, di lesionarsi il corpo con una lametta. E solo il tempestivo intervento del personale di Polizia Penitenziaria e dei sanitari ha scongiurato questa sciagura. Come spiega Francesco Oliviero, segretario regionale per la Toscana del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, “ieri, poco prima delle 20, nel carcere di Porto Azzurro un giovane detenuto maghrebino si procurava delle ferite da taglio gravi, tra cui la recisione dell’arteria omerale. Solo grazie al pronto e tempestivo intervento degli agenti di servizio e della sorveglianza, dopo aver dato i primi soccorsi era immediatamente allertato il 118 e con autoambulanza ricoverato al locale nosocomio insulare. Pare che la motivazione del gesto sia riconducibile alla protesta per il fatto che poco prima gli agenti durante un giro di controllo lo avevano sorpreso intento alla produzione di alcolici, vietata dal regolamento interno dell’istituto, pertanto, era stato requisito tutto il materiale”.
“Anche questa volta grazie alla professionalità e alla dedizione della polizia penitenziaria si è scongiurato un epilogo più gravoso”, prosegue, “ma preme evidenziare l’invio scellerato nell’istituto insulare, da parte del Provveditorato, di detenuti problematici e tossicodipendenti che provano ogni modo a cercare lo sballo e mettono a repentaglio oltre che altri ristretti anche il lavoro già precario della polizia penitenziaria. Chiediamo ancora una volta che vengano allontanati dall’istituto questi personaggi non consoni alla struttura”.
Donato Capece, segretario generale del SAPPE, esprime ai poliziotti di Porto Azzurro “l’apprezzamento e la vicinanza del SAPPE per la professionalità dimostrata” ed evidenzia come le intolleranze del detenuto ed il grave episodio da lui provocato è “sintomatico del fatto che le tensioni e le criticità nel sistema dell’esecuzione della pena in Italia sono costanti. E la situazione è diventata allarmante per la Polizia Penitenziaria, che paga pesantemente in termini di stress e operatività questi gravi e continui episodi critici. Servono risposte ferme da parte del DAP, anche destinando carceri dismesse come l’Asinara e Pianosa per contenere quei ristretti che si rendono protagonisti di gravi eventi critici durante la detenzione. Quel che è accaduto nella Casa di reclusione di Porto Azzurro testimonia una volta di più l’ingovernabilità delle carceri regionali e la strafottenza e l’arroganza di una parte di popolazione detenuta violenza, che anche in carcere continua a delinquere, ad alterare l’ordine e la sicurezza, evidentemente certa dell’impunità!”.
Capece mette sotto accusa la gestione delle carceri da parte dell’attuale Capo del DAP Giovanni Russo: “La sua gestione è fallimentare: non fa praticamente nulla, vive isolato dai “suoi” uomini e non sappiamo neppure che faccia abbia, essendo evidentemente allergico al confronto con i Sindacati. Non ci incontra e non fa nulla, quando invece dovrebbe intervenire con urgenza sulla gestione dei detenuti stranieri, dei malati psichiatrici, della riorganizzazione istituti, della riforma della media sicurezza”.
Caputo matteo
Be’ certo che sono cose molto serie …per un detenuto arrivare a tutto questo …in poche parole io ci sono passato e ho scontato 2 mesi …il problema e con che coscienza ci si entra dentro al carcere …io essendo un lavoratore mi annoiavo da morire tanto più essendo compagno di un mio compagno di stanza di nome Notato Annibale ..se per me una pena di 30 anni fa che ho scontato poco tempo fa..durava 1 anno e facile che io mi ammazza o dentro al carcere..insomma in breve e la stessa persona che deve essere forte dentro se stessa…
12 Settembre 2023 alle 16:21