Scaricando e riguardando finalmente delle immagini fotografiche realizzate durante la primavera sono riuscito a verificare quello che era un felice presentimento in merito ad alcuni scatti effettuati alla periferia del capoluogo elbano. A maggio durante un’escursione insieme ad una classe dell’Istituto Comprensivo Pertini di Portoferraio, momento culminante in un progetto di educazione ambientale sostenuto dal Parco Nazionale Arcipelago Toscano per gli studenti isolani, camminando lungo una strada cittadina fiancheggiata da un semplice prato, noto tra il verde dell’erba una macchia di colore. Mi fermo con la comitiva e scatto rapidamente qualche immagine facendo notare agli studenti quello che potrebbe essere un piccolo tesoro: un’orchidea cresciuta in città. D’altronde la cosa non mi ha sorpreso. Le orchidee sono piante pioniere e non sarebbe la prima volta che le documento ai margini delle strade asfaltate e in ambienti pietrosi e apparentemente ostili. In tali situazioni, necessitando della luce del sole ma con un portamento limitato, non hanno la competizione con gli alberi o i cespugli della macchia, riuscendo a colonizzare spiazzi, pratini o bordi stradali dove sfalci comunque non frequentissimi riducono l’altezza delle piante vicine e concorrenti, vale a dire le altre specie erbacee o suffruticose.
Consultando adesso il web insieme ai pareri di amici esperti, appassionati del suggestivo mondo delle orchidee spontanee, vengo a sapere che si tratta di Ophrys bertolonii Moretti, specie presente sul territorio italiano ma abbastanza rara all’Elba, già segnalata ma con solo due località di ritrovamento, luoghi definiti in termine tecnico stazioni, una nell’Elba orientale e una ad ovest.
Gli amici appassionati hanno accolto con piacere la notizia del ritrovamento di questa nuova stazione, ma mi raccontano comunque del grande impoverimento del contingente delle orchidee elbane, fenomeno legato alla presenza degli ungulati, ai cambiamenti climatici e degli habitat e, non ultimo, all’intervento umano.
In questa nuova situazione portoferraiese magari potrà mancare il danneggiamento arrecato dai cinghiali ma molti altri potrebbero essere i problemi per queste coraggiose, delicate quanto eleganti specie erbacee dalla bella fioritura, non dimentichiamoci quelli provocati dagli umani, anche involontariamente – rimanendo comunque l’uomo la causa principale dell’estinzione delle altre specie viventi sul pianeta. Non resta che augurare buona fortuna alle orchidee cittadine affinché riescano a ritagliarsi quel poco spazio necessario per la loro sopravvivenza e di poterle trovare ancora fiorite, con più esemplari e con una maggiore estensione della stazione “feraiese”, sperando, perché no, che gli spazi del verde pubblico cittadino possano aumentare come ulteriore ricettacolo e rifugio della biodiversità e per aiutarci a fronteggiare meglio intemperanze climatiche simili a quella che stiamo attraversando in questi giorni di gran caldo.
*Antonello Marchese. Guida ambientale e turistica. Guida ufficiale del Parco Nazionale Arcipelago Toscano. Fotografo di Natura. Promotore dell’azione Elba Foto Natura, nell’ambito dei progetti della Carta Europea per il Turismo Sostenibile per il Parco Nazionale