Nei giorni scorsi in un reparto del penitenziario elbano alcuni detenuti hanno messo a dura prova l’esiguo numero di personale presente, barricandosi nella propria camera di pernottamento dove hanno appiccato un fuoco. All’epilogo finale i due ristretti sono arrivati dopo che nell’arco della mattinata avevano già provocato dei disordini, portando all’agitazione i compagni del reparto. Sembrerebbe che la protesta sia stata messa in piedi contro il rigetto di istanze di trasferimento ad altro istituto, ma a rischiarne gli effetti sono stati due Poliziotti, entrambi hanno inalato i fumi di combustione e uno dei due ha riportato anche una contusione ad un ginocchio e a un braccio, danni guaribili in pochi giorni fortunatamente. Questo – fanno sapere dal Sindacato – non è il primo episodio che si verifica nella Casa di Reclusione, è un susseguirsi di eventi critici, che hanno avuto inizio con l’assegnazione di una tipologia di detenuti non adeguata alla struttura, al mandato istituzionale affidato al carcere elbano sul quale da anni lo Stato investe fondi pubblici con la finalità del reinserimento sociale delle persone detenute (vedasi l’isola di Pianosa). Ingenti somme di denaro che hanno finanziato le officine artigianali, dalla falegnameria alla lavorazione del ferro. Evidentemente, se ci troviamo di fronte a un campo di battaglia è perché qualcuno avrà deciso che Forte San Giacomo deve annoverarsi tra gli istituti che non funzionano più. Ai lettori che hanno una scarsa conoscenza del disastro in cui sono state portate le carceri della regione – aggiunge la UIL – diciamo che fino a qualche mese fa l’istituto insulare era l’unico rimasto indenne dalle scelte scellerate dell’Amministrazione penitenziaria, che, come dicevamo, hanno portato alla rovina gli istituti e alla demotivazione, frustrazione degli operatori penitenziari. Una cosa continua a farla egregiamente l’Amministrazione – conclude l’Organizzazione Sindacale – la passerella o visite di cortesia negli istituti penitenziari per portare promesse e giurare impegni ai Direttori e di riflesso ai lavoratori, dimenticando di avere a che fare con donne e uomini dello Stato con una memoria ben strutturata e una dignità che va rispettata e non oltraggiata!
Denunciamo pubblicamente che il penitenziario elbano ha fallito il mandato istituzionale e ci auguriamo che il nostro allarme arrivi presto agli Organi preposti alla sicurezza pubblica, prima che tra le fila degli appartenenti ad un Corpo di Polizia dello Stato si contino vittime di avvenimenti deleteri più gravi.