Esilarante è un aggettivo che sta stretto allo spettacolo di Comeremo per le vie del borgo antico di Marciana. Sono morto dal ridere, tanto che dopo un’ora e mezzo mi facevano male gli occhi dalle lacrime.
Ma Comeremo non è solo una commedia fatta di sketch brillanti con palcoscenici multipli da una piazzetta all’altra. Durante lo spettacolo ci si sente dentro la magia di una comunità che attraverso il teatro ritrova se stessa. Gli attori sono gli stessi abitanti che non riconoscereste di giorno quando vi vendono un oggetto di artigianato, una marmellata di frutta nostrana, o vi guidano per i sentieri del parco.
La compagnia interpreta ogni anno un decennio diverso della propria storia, così gli attori si ritrovano a impersonare personaggi caricaturati ma che hanno conosciuto nella loro infanzia, o dei quali hanno sentito raccontare le battute e le imprese aneddotiche.
Un tuffo nel proprio passato tutti insieme, come a riavvicinarsi imitando un mondo che non c’è più, del quale si sono perse le ridicolaggini ma anche i valori di una genuina semplicità e una vita vissuta in modo completamente diversi.
Così, scrivere il copione, provare le scene e godere poi tutti insieme del plauso di un pubblico da stadio, folto e caloroso, riempie i cuori dei protagonisti di gioia e dell’orgoglio della coappartenenza.
Il pubbico stesso, composto da gente del luogo e da tanti turisti, precipita dentro la scena, piazzetta dopo piazzetta, scalinata dopo scalinata.
L’anfitrione è Renato che introduce come regista e voce narrante agli sketch che seguono.
Vorrei ricordarmi i nomi di tutti per non fare torto a nessuno, perché dire che sono stati tutti eccezionali non è una gonfiatura di cortesia. Non perdetevelo.
Altre rappresentazioni si terrano ogni dieci giorni durante tutta l’estate.
Un’occasione per morire dalle risate portando con sé un po’ di memoria storica e un incentivo ad amare ancora di più questa terra.
Angelo Mazzei
