La scomparsa di Silvio Berlusconi ha provocato turbamento in chiunque abbia avuto modo di conoscerlo di persona, me compreso. Mi capitò di incontrarlo più volte negli anni successivi al mio ingresso in Forza Italia nel 1995 come commissario straordinario per riorganizzare il partito all’Elba. In seguito ai risultati elettorali ottenuti, venni nominato coordinatore dell’Elba, vicecoordinatore provinciale, dirigente nazionale a Roma e infine nel 2006 presidente del Comitato elettorale esteso da Grosseto a Livorno. I miei ricordi degli incontri con il presidente Berlusconi rimangono indelebili. Il primo avvenne nel 2001 all’indomani della mia nomina a dirigente nazionale del settore “giovani e discoteche” da parte di Gabriella Carlucci, allora a capo del dipartimento cultura e spettacolo. Al termine di un’affollata conferenza stampa, quando il presidente era circondato da una folla di giornalisti nazionali e internazionali che lo stavano trascinando fuori dal salone, trovai il coraggio di chiamarlo ad alta voce: “presidente!”. Berlusconi, senza sapere chi fossi, si bloccò letteralmente e si diresse verso di me lasciando i giornalisti attoniti, ascoltò con estrema attenzione la mia rapida auto-presentazione, infine mi ringraziò – lui a me! – dandomi appuntamento a Roma per approfondire. Poi tornò sui propri passi e fu nuovamente inghiottito da reporter e telecamere. Il tutto in pochi attimi, con un’umiltà ed un’attenzione che uscii dal salone camminando una spanna da terra. Aveva questo dono, unico fra gli uomini di potere, di farti sentire al centro della sua attenzione ed importante con semplicità di modi. Impossibile non rimanerne conquistati. Il penultimo incontro avvenne in occasione del comizio elettorale del 2006 nel palazzetto dello sport gremito di Firenze. Un’ora e mezza di “conversazione” con gli elettori adoranti ai quali espose a braccio il programma elettorale intervallandolo con scambi di battute e barzellette distribuite non a caso, ma scientificamente, per evitare il fisiologico calo di attenzione tanto temuto dagli oratori. Senza mai perdere una battuta, nè dare segni di affaticamento. Un Michelangelo della comunicazione. Ed era quasi 70enne. Da 40enne ebbi la certezza di trovarmi in presenza di un campione inarrivabile, un clamoroso esempio di leadership naturale. Quella stessa sera a cena – alla quale potei accedere grazie alle donazioni elettorali di molti amici elbani che mi consentirono di raggiungere il “budget” imposto ai dirigenti per partecipare – mi accolse nella famosa sedia lasciata vuota accanto alla sua. Ringraziò l’Elba e me per il lavoro svolto e mi promise….ciò che poi non potè mantenere. Infatti pochi mesi dopo ebbe il noto malore al cuore alla convention di Forza Italia a Montecatini Terme che mutò i criteri di conduzione del partito. Nell’occasione la sua segretaria mi aveva fissato l’appuntamento dietro al palco al termine del suo intervento, per esporgli di persona un progetto di riorganizzazione del partito dopo la bruciante sconfitta elettorale per soli 47.000 voti. Lo aspettavo dunque dietro al palco, quando venne colto dal malore e fu portato a braccia nella vicina stanza, dove mi ritrovai pure io. Anche in quella drammatica circostanza dimostrò la tempra eccezionale: per non perdere conoscenza teneva il corpo e i pugni contratti e continuò a dare disposizioni fino a quando non venne caricato sull’ambulanza. Fu quella l’ultima volta che lo incontrai, perchè da quel momento venne innalzato un “muro” che lo rese inaccessibile e iniziò lo smantellamento della struttura organizzativa del partito costituita sul territorio dai club e dai coordinamenti, ed a livello nazionale dai dipartimenti e settori nazionali. I quali vennero sostituiti nel tempo da “cerchi magici” e “favoriti” e “favorite” nominati per meriti particolari, che mi convinsero a lasciare prima che le cronache li rendessero noti. Di quegli anni mi rimangono i bei ricordi dell’impegno politico sincero condiviso con molti amici per un leader come Berlusconi. Il quale, a prescindere della considerazione che si può avere di lui, è stato uno straordinario esempio di quel “genio italico” che dal rinascimento il mondo critica perchè fa coesistere vizi privati e pubbliche virtù, ma invidia perchè rende possibile l’impossibile. E mi rimane da Italiano il rammarico del mancato compimento della rivoluzione liberale, per quanto per fattori non sempre imputabili a Berlusconi. Quali ad esempio la caduta nel 2011 del suo quarto e ultimo governo sostituito dal governo Monti, indotta dall’aumento incontrollabile dello spread pilotato dalle “manovre” sotterranee del duo Franco-Tedesco Merkel-Sarkozy, poi svelate dalle cronache. Fattori oggettivi, che sommati al prevalere dei vizi privati sulle pubbliche virtù emersi con le cronache giudiziarie e mediatiche, hanno contribuito al declino del leader e del partito ed al mancato compimento della rivoluzione liberale. Ma queste sono considerazione personali opinabili.
Un ricordo elbano di incontri con Silvio Berlusconi
di Stefano Martinenghi
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