A Legambiente Arcipelago Toscano e World Biodiversity Association – WBA Sezione Arcipelago Toscano stanno arrivando numerose segnalazioni di estese infestazioni all’Isola d’Elba di bruchi di limantria (Limantria dispar), una falena defoliatrice che sta spogliando le leccete. Infestazioni molto estese ci sono in gran parte dei lecceti dell’Elba occidentale e anche in alcuni dell’Elba orientale.
La limantria, che all’Elba c’è sempre stata, si sta espandendo a causa del riscaldamento globale (non fanno più inverni abbastanza freddi da uccidere le limantrie dentro i bozzoli) il biocida dato negli anni passati non solo non è servito quasi a niente, ma ha ucciso tutte le altre farfalle/falene benefiche e gli altri insetti.
Inoltre, siamo ormai alla fine della fase larvale di questa specie ed i bruchi stanno cessando di alimentarsi e si stanno già impupando per passare alla fase adulta. Una volta diventate farfalle, saranno aggredite ed uccise in parte da uccelli, pipistrelli e parassitoidi vari. Inoltre, fortunatamente gli entomologi stanno osservando anche un boom del coleottero antagonista della limantria (Calosoma sycophanta, in foto) che se le mangia a migliaia e che contribuisce in modo significativo e naturale a contenere la numerosità delle popolazioni future. Solo lui, insieme a tutti gli altri nemici naturali presenti sul territorio, potrà riportare l’equilibrio che noi abbiamo alterato. Ma questo vuol dire che, se ci sono sia le limantrie che l’antagonista, questi due animali all’Elba ci sono sempre stati (e molto prima di noi) ma che noi abbiamo cambiato qualcosa di fondamentale.
Dobbiamo imparare a capire che l’ambiente naturale non è una cartolina, un’immagine statica che resta inalterata nel tempo e che sta lì solo per farci scattare le nostre foto, ma è un luogo dove migliaia di specie animali e vegetali nascono, convivono, si riproducono, combattono e muoiono continuamente, ogni istante, senza che noi ci rendiamo conto di tutto questo, ma ce ne accorgiamo solo quando la cartolina non ci piace più. Alterare anche una piccola parte di questa rete vivente ha di solito effetti a cascata imprevedibili.
Tra circa un mese, le piante risveglieranno le loro gemme e le foglie torneranno a coprire le loro chiome. Nessuna di loro morirà e semmai qualche rarissimo esemplare dovesse perire per lo stress subito, lo farà perché questo è il ciclo naturale delle cose, che noi non possiamo in alcun modo fermare.
Queste pullulazioni avvengono sull’isola, periodicamente, da centinaia di anni, eppure le nostre belle sughere ed i nostri lecci sono sempre lì, a riprova che queste piante si sono coevolute con la farfalla, con la quale convivono da moltissimo tempo.
Sarebbe meglio ne prendessimo atto invece di continuare a fare greenwashing turistico e politico e a dare la colpa al Parco di qualcosa che riguarda un cambiamento globale del quale il Parco è semplicemente una vittima, come per i cinghiali e i mufloni introdotti da cacciatori, Provincia e Comuni.