Aggressione al carcere, il sindacato: “Polizia sotto organico”

La Fp - Cgil: "Mancano anche educatori, il direttore e il comandante titolare"

Veduta aerea del Carcere di Porto Azzurro

 Se è vero che il grado di civiltà di un popolo si misura anche attraverso il sistema carcerario, è fuori discussione che abbiamo un problema. Se poi il carcere di riferimento è quello di Porto Azzurro, il problema è se possibile ancora più complesso.

Solo qualche giorno fa un poliziotto penitenziario – a cui va tutta la nostra solidarietà – è stato vittima di una brutale aggressione da parte di un detenuto che probabilmente qualche anno fa non sarebbe stato assegnato alla Casa di reclusione elbana poiché con condanna breve.

Oggi il personale di polizia penitenziaria si trova a dover fronteggiare – dal punto di vista della sicurezza – questa nuova emergenza determinata dalla presenza di detenuti di difficile gestione poichè con condanne brevi e pertanto poco interessati ad intraprendere un percorso di rieducazione e reinserimento sociale.

La casa di reclusione di Porto Azzurro, per vocazione e tradizione, ha infatti sempre ospitato condannati con pene importanti ai quali veniva offerta una opportunità trattamentale: prima il lavoro interno, poi eventualmente attraverso l’istituto della semilibertà (il cosiddetto art. 21) il lavoro all’esterno.

Oggi le difficoltà a gestire i detenuti si sono moltiplicate: non è possibile però accettare che il rischio lavorativo, normalmente assunto da qualsiasi agente penitenziario, sia cresciuto così esponenzialmente. La cronica carenza di personale sia del comparto sicurezza che del comparto ministeri (in modo particolare educatori) impone ai poliziotti penitenziari carichi di lavoro ed esposizione al rischio come mai accaduto negli ultimi decenni.

La scelta scellerata da parte dell’Amministrazione penitenziaria di assegnare i nuovi educatori alle piccole case circondariali – rispetto alla necessità di averli a disposizione nelle case di reclusione dove i condannati hanno bisogno di intraprendere un percorso trattamentale – espone la sola polizia penitenziaria a fronteggiare i bisogni della popolazione detenuta e se parte di questa è anche problematica, l’esposizione al rischio diventa ancor più elevata.

Evidenziamo inoltre che un carcere con le caratteristiche di Porto Azzurro (casa di reclusione adibita soprattutto a detenuti condannati a fine pena importanti) non dispone da mesi né di un Direttore né di un Comandante titolare: è dunque facilmente comprensibile il disagio in cui deve operare la polizia penitenziaria.

E’ pertanto assolutamente necessario che l’amministrazione penitenziaria si faccia carico di quanto segnalato (soprattutto in tema di carenza di organico) e non si ricordi di Porto Azzurro solo quando deve assegnare detenuti problematici.

Elisabetta Nesi (segreteria Fp-Cgil provincia di Livorno) 

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