Qualcosa è cambiato per Simone Velasco dopo la Liegi – Bastogne – Liegi. Lo pensano i suoi compagni di squadra della Astana Qazaqstan, lo pensano anche nella pancia del gruppo che lo guarda da qualche tempo con un occhio diverso. Il corridore elbano sarà al via del Giro d’Italia che parte domenica 6 maggio, ma prima passerà qualche giorno a casa per riposarsi dopo le fatiche della ultima delle classiche delle Fiandre, che lo ha visto protagonista. A fare queste valutazioni non solo i suoi tifosi, ma anche una delle testate specializzate più autorevoli nel campo del ciclismo professionistico su strada, Bici.pro, che gli dedica il bell’articolo/intervista che vi proponiamo qui di seguito.
Quella di domenica scorsa a Liegi potrebbe essere stata la corsa della svolta per Simone Velasco. Se uno guardasse al risultato nudo e crudo potrebbe pensare che stiamo vaneggiando perché nel ciclismo contemporaneo un 19° posto dice poco, ma l’evoluzione della corsa, il tentativo da lontano del bolognese trapiantato all’Isola d’Elba sono indici di una maturità completata da parte del portacolori dell’Astana e nel team ciò non è passato inosservato.
Appena tornato dal Belgio, dopo la più antica delle Monumento che di fatto ha chiuso una primavera lunghissima e densa d’impegni, Velasco torna con piacere a quelle fasi della corsa.
«Avevamo deciso già dalla mattina di provare a entrare in una fuga per mettere il nostro accento sulla Doyenne e io ero deputato a farlo. Quando il tentativo è partito io c’ero e questo già rappresenta qualcosa d’importante, anche se…».
Anche se?
A guardare a freddo potrei dire che forse il momento per scappare non è stato il migliore, se aspettavamo ancora un po’ avrei avuto più energie per provare a rimanere con i primi. Diciamo che se ci avessero ripreso dopo la Redoute sarebbe stata una corsa diversa, ma con i se non si fanno le corse…
Dì la verità, anche solo per un istante hai pensato alla vittoria?
Le possibilità di vincere erano rasenti allo zero, l’ho sempre pensato anche quando eravamo in corsa, ma con un pizzico di fortuna in più e scegliendo tempi di attacco diversi, si poteva ottenere un piazzamento migliore, di questo sono convinto. Ma non rimpiango nulla, questo sia chiaro.
Con la consapevolezza che ho la condizione per essere competitivo, altrimenti un’azione come quella non riesci a farla in una corsa difficile come la Liegi. La gamba c’è e in questo periodo della stagione mi soddisfa alquanto.
La sensazione è che il tuo ruolo in seno alla squadra sia cambiato, dopo un anno di apprendistato.
Sì, non sono più uno che corre solo per lavorare per gli altri, sono sempre a disposizione e porto avanti i compiti che mi vengono dati, ma la squadra ripone fiducia in me anche per puntare al risultato, nelle corse a me più adatte. In quel caso i ruoli si invertono e sono i compagni a fidarsi di me e correre per aiutarmi. Ma questo può succedere solo se c’è armonia in squadra e da noi siamo tutti amici, questo aiuta molto.
Quanto ha influito la vittoria di Lutsenko al Giro di Sicilia? Ha cambiato un po’ l’atmosfera in seno al team?
Diciamo che c’è più serenità, ci ha tolto un po’ di peso. E’ innegabile che la nostra squadra venga da un paio di annate difficili nel loro complesso, ma ora siamo in ripresa. Speriamo che la fortuna continui a spirare nel nostro verso. Io stesso confido che la nuova condizione e situazione in squadra porti a qualche risultato importante esattamente com’era successo a inizio stagione con la vittoria alla Volta a la Comunitat Valenciana. Lutsenko è uno dei più talentuosi della nostra squadra, non ce ne sono tanti come lui in gruppo, di questo sono sicuro.
Al Giro d’Italia che aspirazioni avete? Si continua a dire che sarà una corsa bloccata dalle due formazioni di Evenepoel e Roglic, la pensi anche tu così?
Sono sicuramente le più forti, ma io dico che la Ineos va presa davvero con le pinze perché sono affamati e con gente come Geoghegan Hart e Thomas c’è la possibilità di far saltare il banco. Noi non abbiamo velleità di classifica, correremo per andare a caccia di tappe e provare a portare a casa il maggior bottino possibile.
Intanto un po’ di recupero perché gli ultimi due mesi sono stati stressanti, poi allenamenti a casa in vista della partenza facendo anche dietro moto. Avevo considerato anche di fare altura immediatamente precedente il via, ma poi ho pensato che è più utile riposare e conservare energie. In certi casi conta di più l’aspetto psicologico.
Identificato con la possibilità di stare in famiglia?
Mi hanno visto poco nelle ultime settimane, per me è importante sfruttare queste giornate per ritemprarmi anche attraverso i miei affetti, poi ci saranno settimane di lontananza continua e non sarà semplice. Infatti le valigie le faccio la prossima settimana, prima non voglio pensarci…