Pur non raggiungendo il quorum (36,65% – come era ampiamente prevedibile), con la vittoria del no (che molti davano per impossibile) con 730 No e 646 si, il risultato del referendum sull’allungamento della pista dell’Aeroporto della Pila, all’Isola d’Elba, ha trasformato la cambiale in bianco chiesta da Ala Toscana/Toscana Aeroporti e Regione Toscana in un assegno in bianco dato al Sindaco di Campo nell’Elba Davide Montauti, che ora dovrà spenderlo con la prudenza e lo stesso coraggio che ha dimostrato con una scommessa referendaria dalla quale esce, insieme alla sua giunta, politicamente come unico vincitore.
Gli sconfitti sono con tutta evidenza tutte le forze politiche che si sono schierate (salvo qualche clamoroso silenzio) per il sì e ancora di più le associazioni di categoria elbane e le Fondazioni che hanno guardato fino all’ultimo a questa vicenda con lo sguardo rivolto al passato, credendo che un progetto vecchio e superato fosse il futuro.
L’insistente campagna politica e mediatica portata avanti quotidianamente e coralmente da chi dovrebbe rappresentare l’opinione pubblica e l’economia elbana è miseramente naufragata al referendum e – di fronte a poco più di un terzo dei votanti – anche chi ha continuamente ripetuto che in realtà la questione aeroporto avrebbe dovuto essere sottoposta a un referendum elbano, ora dovrebbe chiedersi quale sarebbe stata l’infima percentuale di elbani che avrebbe partecipato di fronte a qualcosa di palesemente assurdo: una specie di testa-coda dei problemi, nel quale portare qualche centinaio di ricchi passeggeri in aereo e poi negli alberghi a 5 stelle era diventato più importante che occuparsi dei disagi quotidiani dei milioni di passeggeri costretti a utilizzare traghetti obsoleti, inquinanti e che non garantiscono collegamenti certi e di un trasporto pubblico terrestre sempre più in difficoltà.
Soli contro tutti, Davide contro diversi Golia, hanno vinto il comitato per il no al prolungamento dell’aeroporto che testardamente e con intelligenza – voto per voto e astensione per astensione – ha portato alla vittoria il no e Legambiente Arcipelago Toscano che, ancora una volta ha nuotato e volato controcorrente e ha saputo interpretare un sentimento diffuso: il no al ricatto sulla continuità territoriale, la contrarietà a un progetto di fortissimo impatto ambientale e di scarso impatto economico, la richiesta di trasporti e di un turismo sostenibile, la contrarietà a far pagare i costi multimilionari di un’opera inutile alla comunità lasciando i guadagni a compagnie private.
Ora la Regione Toscana riponga le arroganti minacce dei vertici di Ala Toscana nel dimenticatoio e faccia quel che non ha fatto finora: apra un dialogo con la comunità campese ed elbana sul futuro dei trasporti – anche aerei – e sul nostro diritto alla continuità territoriale. Il Presidente Giani e gli assessori Baccelli e Monni vengano finalmente all’Elba per rendersi conto della reale situazione, dei problemi irrisolti, dei bisogni veri di un’isola che vive di turismo e che potrebbe diventare un’are pilota per i trasporti sostenibili, abbandonando definitivamente vecchie idee e ricatti.
E anche quel che resta delle forze politiche dovrebbe fare un bagno di umiltà, rimettersi in connessione con un elettorato che non ha evidentemente la loro stessa concezione sviluppista, che ha ormai un’altra idea di progresso economico, basata sulla sostenibilità, capace di guardare al futuro.
Dovrebbe farlo la destra – egemone a Campo nell’Elba – dovrebbe farlo la sinistra e in particolare il nuovo PD di Elly Schlein che al referendum ha mostrato il suo vecchio volto, schierandosi con chi “comanda” e ha dimostrato di non voler davvero cambiare.
Il referendum dice a quel che resta dei Partiti che chi li vota non la pensa come loro, sarebbe l’ora che alla propaganda acquiescente si sostituisse l’analisi, ci si rimettesse in sintonia con i propri elettori, si fosse coerenti con quel che si declama su ambiente, sostenibilità, green economy.
Bisogna ripartire da qui, occorre farlo prendendo atto che è l’ora di guardare al futuro. Se vorranno farlo, se vorranno davvero discutere delle reali priorità dell’Elba e dell’Arcipelago, Legambiente come sempre ci sarà.