Nell’aprile 1816, si raggiunse un accordo in forza del quale fu riconosciuto il diritto di proprietà, sulle miniere Elbane, al Granduca di Toscana il quale, però, doveva pagare in corrispettivo, all’ex Principe di Piombino un capitale capace
della rendita di 40.000 scudi Romani: somma che, prima dell’occupazione francese, rappresentava la rendita che don Antonio Boncompagni traeva dalle miniere.
La proprietà delle miniere elbane fu, pertanto, acquisita da parte del Granduca di Toscana, a titolo oneroso: e fu, appunto, questo il motivo col quale si giustificò la emanazione del M.P. 11 maggio 1816 per cui la legge, emanata da
Pietro Leopoldo nel 1788, si doveva considerare come non pubblicata, all’Elba e , pertanto, priva di ogni vigore, all’Elba.
(Tratto dal libro “Poro Azzurro nascita, vita e vicende di Valdo Vadi).
Accadde il 12 aprile, l’annuario della memoria elbana
di Giovanni Frangioni
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