“Ringraziando la redazione per l’ospitalità, Alatoscana interviene ancora una volta nel dibattito sul potenziamento dell’infrastruttura aeroportuale per fornire informazioni integrative per una corretta scelta nell’interesse della Comunità Elbana.
Ringraziamo il Dott. Ruggero Barbetti perché concordiamo che il tema in questione sia lo sviluppo economico e sociale dell’Isola d’Elba e di tutti gli elbani con particolare riferimento ai giovani.
Concordiamo anche su ciò che chiede il Dott. Barbetti ed infatti è proprio ciò che è stato fatto. Lo studio di fattibilità, presentato ben quattro anni fa ai Sindaci Elbani, nasce infatti da un’attenta analisi di tutti i possibili Vettori operanti in Europa, ed anche oltre, nel campo dell’Aviazione Commerciale Regionale, condotta dalle professionalità interne di Alatoscana con esperienza quarantennale nel settore aeroportuale e con l’indispensabile aiuto ed appoggio dei tecnici e del settore commerciale di Toscana Aeroporti.
L’analisi è stata ulteriormente verificata con la collaborazione del Prof. Crispino del Politecnico di Milano, docente e specialista nel settore.
L’ipotesi di adeguare la pista aeroportuale alle condizioni richieste dall’ATR 72 è stata scelta perché quel modello di aereo è praticamente, il più piccolo, il meno impattante, anche in termini di lunghezza di pista richiesta per l’operatività, oltre che il più diffuso ancora in uso presso l’Aviazione Commerciale Europea. Esistono Vettori che operano con aerei più piccoli dell’ATR 72, ma questi gestiscono rotte totalmente od in gran parte sovvenzionate dagli Stati o dai Territori serviti.
Il primo obiettivo della proposta di Alatoscana è ovviamente quello di far rientrare l’Elba nel mercato aeronautico europeo, da cui è assente dal 2018, cioè dal fallimento di Sky Work.
Il rientro consentirebbe il recupero del turismo Svizzero, Tedesco e Austriaco di fascia medio alta, che in questi anni si è rivolto altrove per l’assenza di servizi.
Parliamo di circa 20.000 passeggeri annui, ampiamente incrementabili con un’opportuna campagna promozionale che credo la GAT potrebbe e dovrebbe svolgere. Pur essendo alto spendenti non sono affatto per gran parte turisti insensibili ai costi, come potrebbe testimoniare l’Associazione Albergatori che per anni insisteva su tariffe andata e ritorno per le rotte europee non superiori ai 400 € a persona, considerando che si tratta prevalentemente di famiglie.
Tale livello di tariffe è solo proponibile con aerei almeno da 70 posti se non maggiori. Eliminare questa componente del turismo significherebbe non valorizzare le potenzialità della nostra bella Isola in un momento in cui il turismo si sta sempre di più internazionalizzando.
Dopo quattro anni di attesa dalla presentazione della proposta di Alatoscana, condivisa da Toscana Aeroporti e dalla Regione Toscana, non possiamo fermare ancora una volta lo sviluppo dell’Aeroporto, nella prospettiva di analizzare dettagli realizzativi che possono tranquillamente essere studiati e approfonditi in fase di progetto.
Prima occorre una decisione politica che confermi la volontà di perseguire uno sviluppo aeroportuale a beneficio dell’economia elbana.
Attendere ulteriormente significherebbe disperdere il lavoro svolto negli ultimi dieci anni per l’adeguamento dell’Aeroporto alle normative e per la qualificazione del personale ai migliori standard del settore, con il rischio di perdere definitivamente anche Toscana Aeroporti e la Regione Toscana che tanto hanno fatto insieme alla CCIAA della Maremma e del Tirreno per la nostra Società.
Ovviamente non riteniamo di essere i detentori della Verità, ma la strategia suggerita è l’unica percorribile per rimanere sul mercato.
Il Progetto si potrà certamente modificare, adattare alle esigenze del Territorio per minimizzare l’impatto ma con un unico vincolo: la pista deve poter accogliere una tipologia di aerei, diffusa in Europa, che consenta ai Vettori di operare in condizioni di mercato.
Tutti i Vettori da noi contattati negli ormai sette anni passati dal fallimento di Intersky con aerei da trenta o cinquanta posti o più piccoli, non operano assumendosi il rischio di impresa, ma vogliono pesanti sovvenzioni per il loro difficile equilibrio economico.
E questo è anche il caso del “sistema di zanzare ” ipotizzato dal Dott. Barbetti.
Il programma, tenendo conto che gli aerei di quel tipo non sono pressurizzati e quindi non possono superare le montagne, potrebbe essere fattibile per le destinazioni vicine e la Continuità Territoriale, ma con uno stanziamento annuo di almeno tre-quattro milioni di euro di incentivi per il Vettore, rendendo però molto più improbabile il recupero del bacino turistico del centro nord Europa.
In altre parole, il modello dei collegamenti con piccoli aerei e maggiori frequenze va bene per la Continuità territoriale con Pisa, Firenze, Milano e per le destinazioni vicine (Bologna, Bastia) ma in questo caso servono pesanti incentivi.
Per il recupero dei flussi turistici dal centro nord Europa, come già evidenziato, servono collegamenti diretti con aerei più capienti (min. 70 pax) per essere competitivi ed interessare anche i Tour Operators stranieri.”