“Locman, dall’isola d’Elba un polo tricolore delle lancette”

Il supplemento "L'Economia" del Corriere della Sera intervista Marco Mantovani

Marco Mantovani (foto Corriere della Sera)

Un fenomeno imprenditoriale in crescita costante, tanto da puntare all’eccellenza assoluta italiana nel suo settore e ad espandersi sui mercati esteri portando con sè anche il nome dell’isola d’Elba. Italianità, tecnologia unita alla tradizione, senso di appartenenza a questa isoletta. Marco Mantovani è Locman, e a raccontarne il percorso orgogliosamente italiano ed elbano è L’Economia, supplemento del lunedì del Corriere della Sera, tracciandone un profilo che spiega il successo di quella che viene giustamente definita  un “polo tricolore delle lancette”, che arriva dall’isola d’Elba. Ecco il testo integrale dell’articolo.

«Si pensa sempre all’orologeria associata alle manifatture svizzere, dimenticando che già Dante lasciava trasparire una passione per la misurazione del tempo. E che dire di Leonardo che con la rilevazione del passare dei minuti si è cimentato? Non a caso: la Toscana da secoli è un grande laboratorio per l’industria dell’orologeria. Così non è forse un caso se siamo nati sull’Isola d’Elba – dice a L’Economia Marco Mantovani, fondatore e presidente di Locman -. Poi l’Isola mi era rimasta nel cuore, tanto che dopo gli studi a Milano sono tornato qui per lavorare al mio progetto. Proprio a Marina di Campo mio nonno materno aveva diverse aziende e mio padre un’agenzia di rappresentanza di pellami.
Tutto iniziò quindi dai cinturini: nel 1988 il primo orologio a marchio Locman». Sono gli anni del decollo «forti della fiducia di Carlo Crocco al tempo patron di Hublot», ricorda Mantovani che inizia pensando al design degli orologi fino a diventare produttore per conto terzi. Adesso una nuova svolta, Mantovani, tornato al timone della sua nave con lo storico socio al quale nel tempo si è poi aggiunto anche Andrea Morante (ex ceo di Pomellato), pare inseguire un suo progetto di polo del lusso. «Per la verità non guardiamo all’alto di gamma a 360 gradi, quel che ci interessa è invece riunire attorno a Locman tante realtà del settore orologiero», spiega l’imprenditore che ha il 55% dell’azienda (ai soci Giuseppe Pea il 20% circa e ad Andrea Morante un altro 23%, col 2% in capo a Locman spa). Settanta persone, 50dipendenti, 20 collaboratori per un fatturato che «post pandemia ha recuperato a 20 milioni».
E negli anni, mentre gli orologi Locman sono finiti al polso di star e dive, da Sharon Stone a Nicole Kidman, l’idea di un polo ha preso corpo: l’inizio con Genesi, storica fabbrica di orologi milanese prima partner poi società del gruppo, nel 2006 il varo di Sio, acronimo che sta per Scuola Italiana di Orologeria dell’Elba, un’accademia interna che ha assorbito Materie Future (voluta da Locman nel 2001 per studiare materiali innovativi). «Da ultimo la partnership con Oisa 1937, famosa per la produzione di movimenti meccanici che stiamo ora rilanciando consapevoli della forza di offrire sul mercato un prodotto italiano. Con chi siete in società in Oisa? «Con il nipote del fondatore, Carlo Boggio Ferraris alla guida della nuova Oisa 1937, con Benedetto Perrotta di Officina Meccanica Futura e un partner finanziario come Andrea Morante conosciuto quando Locman realizzava gli orologi Pomellato, e la direzione tecnica di Fausto Berizzi. Ambizione? Offrire al settore, movimenti meccanici Made in Italy di alta qualità. Prodotti nei nostri laboratori di Pavia». Le scelte Sin dall’inizio Locman è stata produttore per conto terzi di orologi, storica l’alleanza con Ducati. Il saper offrire le capacità di fine manifattura in un mondo della moda attratto da estensioni nel mondo della gioielleria e dell’oreficeria, oggi è un asset. Locman che ha segnato gli anni ‘90 con il suo design e la scelta innovativa dei materiali.
«Primi a sviluppare nel 2003 una cassa in fibra di carbonio, e abbiamo sempre usato il titanio con la sua straordinaria leggerezza. Scelte innovative che il mercato ha poi confermato essere quelle giuste», dice Mantovani che adesso vuole rafforzare la presenza del marchio Locman in Giappone: «Gli Usa sono il primo mercato estero con l’Italia che resta mercato di riferimento, ma puntiamo a un bilanciamento Italia-estero 50-50. Poi più che alla Cina guardiamo a Tokyo». Intanto in azienda, oltre alla moglie Gloria che siede in Cda, si scaldano i tre figli: «Maria (22 anni) lavora già nella produzione, Giovanni (20) studia Economia e la piccola Vittoria (18) fa il liceo – chiude Mantovani -. Spero vorranno continuare la storia Locman, ma siamo aperti ad alleanze o sviluppi, senza fissare dei limiti».

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