LA PIU’ ANTICA STORIA DELL’ISOLA D’ELBA. VALLE DI SAN MARTINO .
LA CACCIA PALEOLITICA E I REPERTI FOSSILI DELLA GROTTA OSSIFERA DI REALE
SESTA PARTE
Il prof. AM Radmilli nella sua comunicazione al primo convegno di storia dell’Elba accenna a “battute di caccia” delle popolazioni neandertaliane arrivate a piedi dal continente sul territorio che non era ancora isola.
Scrive che i reperti litici ritrovati che attestano la loro presenza all’Elba, i più antichi sono ascrivibili a 27-28 mila anni fa fino ad arrivare a 10 mila orsono.
Ma a caccia di cosa ? Quale fauna era presente nella valle di S. Martino durante le battute di caccia dei cacciatori paleolitici ?(Vedi FOTO 1-Luoghi delle battute di caccia delle popolazion neandertaliane )
(FOTO 1. Al centro la Valle di S. Martino con a sinistra val Carene e a destra val di Pozzatelli. Sullo sfondo le colline circostanti da sinistra a destra : S. Lucia,colle Carene, colle Reciso,monte Moncione, colle alle Vacche .Zone di giacimenti dell’età della pietra e luoghi delle battute di caccia delle popolazioni neandertaliane )
Per avere idea di quale tipo di fauna , di selvaggina andava a caccia l’uomo paleolitico all’Elba e quindi anche nella valle di S. Martino , a dircelo sono i reperti fossili rinvenuti della grotta di Reale vicino a Porto Azzurro (FOTO 2-Ingresso alla grotta di Reale )
(Foto 2.Grotta di Reale. Ingresso. Ripreso da “Isola d’Elba le origini”. M. Zecchini .Edizioni S Marco litotipo.Lucca.2001)
Fabio Rolla ne parla in dettaglio di questa grotta ossifera vedi https://www.academia.edu/3720638/Sulle_grotte_ultimamente_scoperte_a_Longone_ovvero_La_grotta_di_Reale_a_Porto_Azzurro_Isola_dElba
Domenico Del Campana (1865-1956) fu paleontologo e libero docente all’Università di Firenze, si dedicò allo studio sia di vertebrati che di invertebrati fossili.
Eseguì, nel 1910, un’accurata identificazione e descrizione dei fossili della grotta di Reale pubblicandola col titolo : “Mammiferi quaternari della Grotta di Reale presso Porto Longone, Isola d’Elba”. (FOTO 3)
(FOTO 3.Prima di copertina. “Mammiferi quaternari della Grotta di Reale presso Porto Longone, Isola d’Elba”D. Del Campana)
Egli ricondusse i fossili presenti nella grotta alle seguenti specie: Equus caballus Linn. Rhinocerus Merki Jaeg. Sus scrofa Linn. Hippotamus amphibious Linn. Cervus capreolus Linn. Cervus elaphus Linn: (Antilope Major) Lepus meridionalis Genè. Lepus timidus Linn. Ursus Spelaeus Rosemull. Ursus sp. (Ursus mediterraneus? Forsyth Major) Felis spelaea Goldfus. Felis Lynx Linn.
Fu poi Alberto Malatesta ad interessarsene..
E’ autore della pubblicazione: “Sulla grotta di Reale a Porto Azzurro, Elba” apparsa sulla Rivista di Scienze Preistoriche, Volume 5, anno 1950. (FOTO 4)
(FOTO 4.Prima di copertina . “Sulla grotta di Reale a Porto Azzurro, Elba”.A. Malatesta.)
Egli descrive compiutamente la grotta dopo averla esplorata due volte, nel 1948 e nel 1950.
Il primo esploratore era stato Paolo Spadoni nel 1788.
Tra i numerosi scienziati paleontologi che si sono interessati alla Grotta di Reale spicca Charles Immanuel Forsyth Major (1843-1923) che nella sua pubblicazione “Sull’origine della fauna nelle nostre isole”(1883) così scrive:
“Nell’isola d’Elba numerose ossa di mammiferi quaternari furono scavati in una grotta presso Porto Longone.Vi predomina di molto l’Urusus spelaeus ,uno dei prototipi della fauna quaternaria di tutta l’Europa ,insieme ad avanzi di altri mammiferi,cioè un piccolo orso ,la lince cavalli,cervi,un antilope,arvicole”
(FOTO 5-Ricostruzione dell’orso delle caverne )
(Foto 5. Ricostruzione dell’orso delle caverne(Ursus spelaeus).Ripreso da Wiklipedia https://it.wikipedia.org/wiki/Ursus_spelaeus )
Dunque i frammenti ossei rinvenuti nella grotta di Reale sono ascrivibili ai seguenti animali : lince,orso mediterraneo,orso delle caverne,lepre,cinghiale,gatto selvatico,cavallo,capriolo,cervo, rinoceronte ippopotamo
Ippopotamo e orso delle caverne sono reperti fossili di fauna da clima caldo,il primo, freddo ,il secondo : perché si trovano insieme nella stessa grotta ?
Michelangelo Zecchini ne dà spiegazione scrivendo :
”…siccome i resti sono venuti alla luce tutti nello stesso strato ad argilla rossa dai 20 ai cinquanta centimetri di profondità ,è apparentemente strana l’associazione dell’orso ,del cervo e del capriolo- che indicano un clima freddo- con l’ippopotamo e il rinoceronte rappresentanti della fauna calda .La spiegazione è una sola:le terre dell’Elba,lambite dal mare che evidentemente ha mitigato i rigori del clima anche durante la glaciazione wurmiana,hanno funzionato come oasi di sopravvivenza permettendo al rinoceronte e all’ippopotamo ,comparsi con il caldo dell’interglaciale precedente (Riss-Wurm) di combattere per un certo periodo di tempo le mutate e avverse condizioni ambientali…”
(Cfr pg 6 di “L’Elba dei tempi mitici” M. Zecchini.1970,Pacini editore. Pisa)
Di questa fauna è andato a caccia nella valle di S Martino e all’Elba il cacciatore paleolitico.
I resti della più antica attività umana che finora sono stati ritrovati all’Elba appartengono a popolazioni del paleolitico medio con cultura tipica del musteriano finale (circa 35000 anni fa): da tutta la zona S. Martino provengono moltissimi manufatti litici di tale periodo ad indicare che era zona di battute di caccia non occasionale ma dove le popolazione neandertaliane si erano stanziate .
Ciò indica che tali popolazioni avevano trovato in queste zone “oasi di sopravvivenza” per combattere le mutate e avverse condizioni ambientali.
MARCELLO CAMICI
(
Maurizio Menicucci
35 mila anni come limite piu’ antico di presenza Neanderthal non sembra molto plausibile, nonostante l industria musteriana….
30 Marzo 2024 alle 21:49