“La più antica storia dell’Isola d’Elba, Parte seconda
All’Elba ,la conoscenza,la scoperta della presenza delle culture preistoriche,delle industrie paleo storiche si può dire che è iniziata con Raffaello Foresi che trovò molti reperti proprio nella valle di S Martino con sue vallecole e colline circostanti: le chiamò “antistoriche” cioè antecedenti i tempi della storia.
Renato Fucini (poeta e scrittore 1843-1921) di lui scrive “La sua principale virtù, la verità ad ogni costo, a molti parve difetto,perché egli non mentì mai,anche dopo aver conosciuto per prova essere essa verità un istrumento il quale, più che le piaghe altrui, taglia le mani di chi la adopera. Un suo giudizio era ricercato e temuto, un suo consiglio apprezzato da più illustri contemporanei…Raffaello, uomo di acutissimo ingegno, scrittore robusto ed elegante, critico musicale, natura irritabile ed aspra, ma genialissimo e spiritoso compagno, fondatore e scrittore del famoso Piovano Arlotto.”
E’ nell’ottocento, con gli scavi archeologici alla necropoli del Profico di Capoliveri da parte di Giacomo Mellini, con gli studi all’isola di Pianosa e Montecristo da parte di Gaetano Chierici ,con le indagini all’Elba , a Pianosa e Giglio da parte di Raffaello Foresi ,che si apre la ricerca archeologica sul territorio dell’arcipelago toscano .
Si può affermare che la lettera scritta da Foresi al prof. Simonin per presentare alla mostra universale di Parigi , una raccolta di oggetti da lui definiti “antistorici”corredata con tutta una serie di domande e considerazioni, apre lo studio archeologico sul territorio dell’Elba.
Iniziando la lettera così scrive Raffaello :
“Caro e onorando amico,
la premura,l’alacrità,la prontezza ,onde annunziaste all’Accademia delle scienze di Parigi,mediante una lettera a Elia di Beaumont,la mia scoperta dell’età della pietra e del bronzo all’isola d’Elba, e della pietra all’ isola di Pianosa,mi persuadono a fornire un dovere presso di voi,indirizzandovi la presente lettera .Poneste il cuore a far battezzare la mia scoperta da un’insigne Accademia :siatemi tanto amorevole anche adesso da cooperare con altri scienziati a farci imprimere il segno della confermazione alla Mostra universale di Parigi.
Con questo fine io mando costà una collezione di 1265 oggetti antistorici delle isole dell’Arcipelago toscano;1256 dell’Elba,7 di Pianosa e 2 del Giglio, Stava a me lo spingerne il numero oltre a 2000; ma sono sicuro che ne avanzi di quello già determinato,sì per appagare le brame diverse degli studiosi ,disnebbiarne lo spirito da molesti dubbi ,fiancheggiarvi fortemente certe verità, e sì per porre in sodo con l multiforme copia degli oggetti ,tolti per lo più quasi da ogni punto dell’Elba ,che i tempi antistorici non furono quivi il fugace transito di poche primavere ”
(Cfr. pg 5-6 di “ Sopra una collezione composta di oggetti antistorici trovati nella isole dell’arcipelago toscano e inviata alla mostra universale di Parigi . Lettera di Raffaello Foresi al professor L. Simonin”. Firenze 1867.Inventario n 40620,Miscellanea n 66. Coll. 3.A.3.1 Biblioteca comune di Portoferraio )
Se è vero che Raffaello Foresi è stato colui che ha iniziato la ricerca archeologica sarebbe non giusto non ricordare che ciò è accaduto perché aiutato dai suoi collaboratori, i contadini, che lui stesso nella lettera di cui sopra ricorda.
Scrive infatti Raffaello che i contadini “lo sovvennero in tante penose ricerche.”
Uno di questi si chiamava Fortunato Giuliani soprannominato“ il grigiali”.
Di lui così scrive il Foresi “Colui che all’isola d’Elba ha acquistato sì fatta pratica in modo mirabile chiamasi Fortunato Giuliani,noto col nomignolo di Grigiali.Gli è un campagnolo di venti anni ,avvezzo alla fatica ,temprato agli ardori del sole e agli stridori del freddo,al vento e alla pioggia .E’ lesto in gamba ,ha occhio di lince, e una spina dorsale a tutta prova ,giacchè gli è tomo star curvo tre ore a rimirar la terra, e a razzolare in luoghi coltivati e negli scarichi dei monti.E’docile,giudizioso,attentissimo: conosce a un tratto distintamente un oggetto antistorico , e se ne tiene così per brama di non iscomparire,come per porgere una prova di aver bene appreso l’arte di cercatore ,la quale sa a menadito.Io non ho omesso alcun modo di tirarlo su ,di fornirgli alquante nozioni pratiche e di dargli lume sulle ragioni dalle quali poteva dipendere il buono o il mal esito delle nostre ricerche.Il primo giorno che casualmente lo conobbi egli portava al collo ,a guisa d’amuleto,una freccia di diaspro rosso lucido ,che credeva fermamente essere un punta di saetta e di tanta virtù da preservarlo dal fulmine .Ora,com’è da supporsi,su cotal superstizione ci ride,e la sua freccia cheè la più bekka che finora siasi trovata all’Elba ,ha luogo nella mia collezione.Io debbo a questo raro giovane la maggior parte dei miei oggetti litici, e segnatamente gli arnesini e le freccine minutissime che destano meraviglia a chiunque ci pòsi l’occhio.Piacquemi fare questa nota in onore di lui per mostrargli pubblica mente la mia riconoscenza…”
(Cfr pg 42-43 idem come sopra)
Nel 1873 Raffaello riuscì ad aprire un museo a Portoferraio in località Ponticello dove esporre questi reperti dell’età litica insieme con molti esemplari di mineralogia dell’Elba.
Tre erano le collezioni che formavano il “Museo Foresi” di Portoferraio:
A)Collezione geologica:più di mille campioni di rocce e fossili di Elba,Pianosa e Montecristo con denominazione delle località
B)Collezione mineralogica :4500-5000campioni di minerali non determinati e senza specifica località
C)Collezione etnologica:circa 2900 pezzi paletnologici
(Cfr: pg 290 di “Le collezioni del museo di mineralogia di Firenze:la formazione della collezione elbana” Curzio Cipriani,Luisa Poggi. Museol. Sci. XI (3-4) 289-306.1995)
Di questo museo Foresi in Portoferraio,scrive Giorgio Roster(medico e fotografo 1843-1927): “Chi ha veduto il Museo Foresi non esita a dirlo gloria scientifica e illustrazione locale; come dovrebbe ’essere a quest’ora patrimonio
nazionale, gelosamente custodito dai nostri pubblici musei, se a noi più vivo fervesse il sentimento dell’utilità della scienza, e fossero riconosciuti da chi dovrebbe gli sforzi consacrati al decoro del paese e all’incremento del sapere”
Della collezione Foresi alcuni oggetti “antistorici” e mineralogici sono esposti ancora oggi al pubblico
Ilaria Monti parlando di Raffaello Foresi e della “sua “Lacona ,dove Raffaello aveva casa, scrive commentando una vecchia foto
“ Questo è il luogo dove è stata scoperta l’età della pietra elbana. Subito fuori immagine, a destra, c’è villa Foresi dove viveva la guardia campestre che portò a Raffaello le prime due “saette”, le frecce di pietra; nella casa in mezzo alla spiaggia(esattamente dove ora c’è il Centro di Educazione Ambientale del Parco), nella casina di sinistra e in altre due appena sotto vivevano i coloni,contadini e pastori, che hanno portato Raffaello a raccogliere “focaiole e saette”; in una di queste tre ultime case Giuseppa interruppe la partita a carte versando sul tavolo una grembiulata di oggetti litici. Subito fuori immagina, a sinistra, c’è la Valle dell’Inferno dove Raffaello raccolse personalmente i primi oggetti litici; la scogliera che si vede oltre il golfo (a sinistra) è Capo Bove dove Raffello fece il primo patto con i contadini, che si impegnarono a raccogliere oggetti litici per lui. Tutto è successo qui nel gennaio del 1865.”
(Da Ilaria Monti “Raffaello Foresi. Il bell’elbano” Quaderni orti di mare .Febbraio 2019)
Sempre nell’ottocento ricerche archeologiche sono eseguite da Pio Mantovani e Oscar Montelius.Anche Iginio Cocchi ,geologo, contribuisce con la pubblicazione “ Di alcuni resti umani e dell’umana industria”in Vol I delle memorie della società italiana di scienze naturali (Milano 1865).
Ed ancora oggi la ricerca archeologia di industrie,culture preistoriche continua nel territorio dell’arcipelago