“L’endometriosi è attaccata ai passi di mia figlia. È parte di mia figlia”.
Il primo articolo pubblicato sul blog di EndoElba – l’associazione elbana che sensibilizza su questa malattia invalidante, che colpisce, solo in Italia, almeno 1 giovane donna su 10 – è la toccante testimonianza di un padre, che racconta il suo senso di inadeguatezza di fronte ai dolori di sua figlia adolescente.
“Ricordo bene le telefonate, le corse a scuola, in palestra o a casa di un’amica. La scena è sempre la stessa: lei che piange piegata da un dolore sconosciuto. Veniva strappata a momenti dalla sua giornata, alla quotidianità della sua età, così senza preavviso, ma soprattutto senza spiegazione medica. E io correvo a prenderla e la tiravo su perché era incapace di camminare”.
Un malessere cui nessuno sapeva dare un nome, ma su cui tutti sembravano avere consigli e opinioni da dare.
“Io chiedevo consigli ad amici, ci rivolgevamo a professionisti e nessuno ci ha realmente aiutato. Mi sentivo addosso il peso di tante parole, dette forse anche per rassicurare. Frasi tipo “Non sarà un po’ esagerata?”, “Soffrono tutte per le mestruazioni all’inizio”, “Il suo è un malessere sociale”. Dopo la diagnosi di endometriosi posso dire di essermi sentito sollevato, perché mia figlia ha cominciato a ricevere le cure che la stanno aiutando”.
L’endometriosi è una malattia difficile da riconoscere, su cui solo recentemente si sono accesi i riflettori e il confronto, che permette di conoscere e ri-conoscere una malattia la cui diagnosi spesso non è tempestiva, di cui ancora si sa poco e su cui è necessario fare sensibilizzazione, come fa EndoElba sull’isola, per aiutare le donne che ne soffrono, non solo a stare meglio, ma ad essere comprese e sostenute da chi le circonda.
“Grazie a chi ha capito, a chi si sta impegnando per sostenere la diagnosi e anticipare il percorso di cure, a chi vuole rompere il silenzio, grazie a queste persone oggi mia figlia e la sua endometriosi camminano a testa alta con orgoglio”.
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