OTTAVA PARTE
Dall’imperiale consiglio di reggenza che governa la Toscana in funzione della dinastìa lorenese nella persona di Francesco Stefano di Lorena ,dinastìa da poco successa a quella dei medici nel dominiò, arriva nel 1750 l’ordine da Firenze che gli affari economici della città di Portoferraio devono essere sottoposti “alla risoluzione “ del Magistrato dei Nove .
Un provvedimento che rivoluziona l’architettura amministrativa della città di Portoferraio la quale fino ad allora,per quasi due secoli,aveva goduto di una certa indipendenza da Firenze come previsto negli statuti cittadini di epoca medicea.
Da allora in poi ogni partito riguardante gli affari economici della magistratura comunitativa di Portoferraio deve avere approvazione da parte di tale magistrato che risiede a Firenze.Inoltre,come si apprende dal libro dei partiti delle adunanze magistrali,tale magistratura fiorentina interviene nella vita amministrativa di Portoferraio inviando lettere ed ordini.
Il 1750 è pertanto anno da ricordare in cui terminano per Portoferraio quei privilegi voluti dal fondatore Cosimo I de medici.
Lo si apprende scritto da Pietro Saller nel libro dei parti della comunità:
“ A dì 24 febbraio 1750
Coadunati gli Anziani e il Generale Consiglio nel palazzo della solita residenza dell’ill.mo Sig.re Governatore posto nella Fortezza della Stella in numero di 20 stanti in tutto alla presenza dell’Ill.mo Sig Governatore Leopoldo di Villanova per trattare negozi attinenti al Pubblico.= assenti gli Ill.mi Dr Alessandro Rinieri e Gio Silvio Vesini=
Fu da me letta una lettera dell’Imperiale Consiglio di Reggenza del dì 31 gennaio 1750 diretta a questo il.mo Sig Governatore di tenore che appresso cioè
=Sig.re Tenente Colonnello de Villeneuve Governatore di Portoferraio
Ill.mo Sig.re Mio Sig.re Pron.mo Col.mo
Premendo al Consiglio di Reggenza di rendere regolari per l’armonia con miglior ordine li affari economici di codesta Comunità ha risoluto di sottoporli alla risoluzione del Magistrato de Nove e suo Soprassindaco come si pratica per l’ altre Comunità dello Stato. Sono incaricato di portare un tale avviso a VS Ill.ma acciò si compiaccia dei are gli ordini opportuni a chi occorre per l’esecuzione e pieno d’ossequio mi confermo,
Di Vs Ill.ma
Di Firene 31 gennaio 1750
Rev.mo Obbl.mo Serv.re
Pandolfini”=
Pietro Saller Auditore e cancelliere “
(Carta 2 .Filza “Libbro dei partiti della Comunità di Portoferraio atti di primo gennaio 1750 fino al 29 giugno 1755” .Archivio storico comune Portoferraio ) VEDI FOTO
(Carta 2 . Filza “Libbro dei partiti della Comunità di Portoferraio atti di primo gennaio 1750 fino al 29 giugno 1755” )
La magistratura dei Nove fu creata il 26 febbraio 1560 da Cosimo I de medici
I compiti principali dei Nove prevedevano la facoltà di giudicare e di punire i magistrati comunitativi e tutti quelli che lavoravano alle loro dipendenze; poteri decisionali su tutte le cause intentate da (o a carico di) comunità e luoghi pii dello Stato, relativamente a loro privilegi ed esenzioni, oppure quelle insorte fra proprietari e lavoratori; poteri decisionali relativi alla tutela e al mantenimento dei confini giurisdizionali dello Stato, che comprendevano l’organizzazione di visite periodiche ai confini e la facoltà di avvalersi di esperti per la risoluzione delle controversie. I Nove inoltre avanzavano proposte sull’entità e la frequenza dei prelievi fiscali da attuarsi nelle comunità e nei loro rispettivi contadi per far fronte alle necessità dello Stato, sovrintendevano al funzionamento dell’apparato fiscale periferico e controllavano l’amministrazione delle entrate, oltre che dei luoghi pii laicali, giudicando sulla legittimità delle spese e disciplinando gli appalti delle rendite; infine gestivano la riscossione della decima del contado tramite appositi funzionari coordinati da un provveditore, cui spettava anche di mettere in entrata il reddito delle imposizioni per le spese universali e curare i depositi e i pagamenti.
La magistratura fu composta da nove cittadini eletti direttamente dal duca e in carica per sei mesi: cinque di essi facevano parte del Senato dei Quarantotto, due del Consiglio dei Dugento, due infine erano scelti fra i cittadini fiorentini. Accanto ai membri rotanti, si imposero tuttavia in seno alla magistratura dei funzionari stabili, anch’essi nominati dal duca, che assicurassero e coordinassero il controllo del centro sulla periferia: il cancelliere “principale” dei Nove e il Soprassindaco delle comunità.
In epoca lorenese la magistratura dei Nove continuò a svolgere le proprie funzioni con le stesse attribuzioni e regolamenti che aveva avuto nel periodo mediceo, fino alla fine dell’agosto 1769 quando, in forza del motuproprio emanato da Pietro Leopoldo il 22 giugno, i Nove furono aboliti. Le loro competenze, unite a quelle dei soppressi Capitani di Parte e Ufficiali dei fiumi, passarono alla Camera delle comunità, istituita per effetto del medesimo motuproprio.
In epoca lorenese insieme ad altre magistrature dello stato fiorentino era addetta al “buon governo”.
MARCELLO CAMICI