Le associazioni sportive, culturali, assistenziali e tutti i raggruppamenti di volontariato consentono frequentemente di svolgere azioni che vanno al di là di quelli che sono i propri scopi e valori istituzionali. Sabato 1 ottobre, ad esempio, la locale sottosezione CAI (Club Alpino Italiano), che promuove l’escursionismo, gli Amici di Patresi e Colle d’Orano, che con le proprie iniziative vivacizzano la socialità locale, l’associazione Mondo dei Fari, che in tutta Italia promuove la conoscenza di vite e storie di queste strutture architettoniche particolari che molto hanno inciso nelle vicende della navigazione, hanno organizzato, tutti assieme, una visita al faro di Punta Polveraia, in prossimità di Patresi. E’stata un’occasione importante perché l’accesso a un faro, particolarmente a un faro non più abitato, non è facile per motivi di normative. Il permesso va richiesto alla Marina Militare, e non è concesso a tutti. Naturale quindi che anche fra i residenti prossimi alla struttura stessa vi fosse chi non l’aveva mai visitata. Trattandosi di struttura dismessa da oltre trenta anni forse solo qualcuno, anziano, era entrato abusivamente tanti anni fa, per amicizia personale con il farista ma dopo, con la chiusura, il faro, pur continuando a funzionare, è rimasto solo la reliquia di una vita morta. Oggi, per una iniziativa comune delle tre associazioni, per un desiderio condiviso di resuscitare per un attimo l’antica importanza del luogo, è stato possibile effettuare una visita al faro. C’è voluta la curiosità di Claudio Nardelli, socio della sottosezione CAI Elba, giovane e desideroso di riscoprire e dare pregio ai luoghi dimenticati della propria terra. C’è voluta la partecipazione e l’impegno del dottor Stefano Gilli, presidente della associazione Mondo dei Fari per ottenere l’autorizzazione all’accesso. E’ stata indispensabile l’adesione attiva degli Amici di Patresi e Colle d’Orano che hanno organizzato un rinfresco e uno spuntino alla fine della visita, arricchendo con un momento di convivialità la già bella giornata e la già bella esperienza. E’ stato gradito e apprezzato il contributo delle aziende Acquabona e Birra dell’Elba che hanno offerto gratuitamente i loro prodotti. Nel corso della visita sono state rivissute storie d’infanzia, ricordi di vacanze al mare o di faticoso lavoro sui terrazzamenti dell’isola, racconti di mare, di vele e di uomini solitari prestati alla sicurezza dei naviganti. A sorpresa e con piacere alla nostalgia si è aggiunta la speranza. La speranza che all’attuale stato di degrado del luogo si contrapponga un futuro che ne consenta il recupero. Fra i presenti il desiderio di essere partecipe è stato tanto, ognuno secondo le proprie disponibilità e capacità economiche, manuali, intellettuali e anche politiche. Tanti sono stati i suggerimenti per un suo nuovo utilizzo, non esclusivo ed elitario, ma democratico e partecipato: da sede di esposizioni temporanee a museo permanente, da casa vacanza per ragazzi con disabilità a ostello per la gioventù, una nuova modalità d’uso che permetta ancora al faro di fare luce non più sul mare ma su conoscenza, cultura e solidarietà. Chi sa, forse l’unione di nuove energie, come ha aperto il faro per un giorno consentirà di aprirlo in modo continuativo!
Club Alpino Italiano – Sottosezione ELBA