I temi trattati da Autori in Vantina, dal suo inizio fino a oggi, sono stati molti, felicemente eterogenei, stimolanti e fonti di dibattito. Ma Autori in Vantina, in primis e soprattutto, è Isola d’Elba.
La rassegna letteraria di stanza a Capoliveri e organizzata da Mardilibri, dunque, non poteva che concludersi con una storia – vera, tragica e bellissima allo stesso tempo – che ha come protagonista la nostra isola. L’Elba e gli elbani. Una storia raccontata da Paola Cereda nel suo La figlia del ferro, edito da Giulio Perrone editore.
Siamo negli anni della Seconda guerra mondiale. Iole, elbana figlia di un anarchico che le insegna sin da piccola a non farsi mettere i piedi in testa – né a piegarla – da nessuno, è una ragazza libera e indipendente, senza alcuna paura di esserlo e di dimostrarlo agli abitanti della sua Portoferraio, noncurante dei loro giudizi.
È una storia nostra, abbiamo detto. Ma è anche una storia dell’essere umano in generale, nella sua totalità e nella sua complessità. E, si sa, nel DNA dell’essere umano c’è la guerra, la violenza e l’egoismo.
Nel 1944 il conflitto mondiale spinge sempre di più verso la sconfitta del Führer e dei suoi: inizia lo sbarco degli alleati. Sembrerebbe, finalmente, che le sorti della gente comune, quella che si è trovata suo malgrado incastrata in una guerra atroce – e che vedrà uccidersi l’uno con l’altro cittadini del medesimo paese –, possano risollevarsi per trovare finalmente la pace.
Ma non è così. Non lo è soprattutto all’Isola d’Elba. Le sorti degli elbani, di Iole e di Ibrah, un fuciliere senegalese tra le fila delle truppe coloniali francesi catapultato sul nostro Scoglio, si intrecciano, si incontrano, si scontrano. Invece di festeggiare, di sorridere e di gridare al cielo la propria felicità, la popolazione elbana viene investita da un’ondata di violenza, cattiveria ed egoismo mai vissuti, tremenda da arginare, da sopportare, da far passare oltre. Un episodio del nostro passato recente, il passato della nostra terra, sconosciuto o dimenticato per la maggior parte degli isolani, ma che racchiude in sé la storia, il carattere – bestiale e malvagio – dell’essere umano, ma anche tanto coraggio e abnegazione che, ogni tanto – ahinoi non troppo spesso –, cerca di fare muro e di arginare le continue ondate di violenza. Proprio come quella che si è abbattuta, nel lontano 1944, sulla nostra isola. Proprio quella di fronte alla quale, senza paura, si erse Iole.
Paola Cereda, con La figlia del ferro, chiuderà il ciclo di incontri di Autori in Vantina il nove settembre, come sempre alle ventuno e trenta.
CULTURA Capoliveri
Paola Cereda chiude la seconda rassegna Autori in Vantina
di Giacomo Giovinazzo
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