Isola d’Elba, Quattro Eroi e un Cane sulla Spiaggia di Norsi

di Graziano Rinaldi

un cinghiale che nuota in mare, ripreso col telefonino

Spiaggia di Norsi, isola d’Elba, sabato 20 agosto ore 08,30:  al largo una sagoma scura si muove  velocemente da est verso la penisola di Capo Stella: uno strano cetaceo? Torniamo indietro.
Ogni anno a maggio, inizia sulla nostra isola un periodo siccitoso di alcuni mesi che, oltre a mettere a dura prova la resistenza psico-fisica di noi residenti umani,  fiacca l’energia vitale di piante e animali, i più deboli non ce la faranno.
Anche piante ben adattate alle torride estati insulari talvolta seccano, il cibo per gli animali scarseggia. Nelle zone di boscaglia più folta si rifugiano i cinghiali attanagliati da una fame feroce, sono allo stremo, smunti, alcuni cuccioli e qualche adulto soccombono. Il cibo sarà la loro ossessione per tutta l’estate, più del cibo però le pozze di fango ormai secche, dove dovrebbero curare  la loro pelle, molto più sensibile di quanto si possa immaginare:  le zecche e uno stuolo di altri parassiti renderanno la vita estiva dei cinghiali un supplizio.
Le piogge e  i frutti dell’autunno offriranno un momentaneo sollievo  ai poveri animali che, nella loro bestialità, dimostrano una sensibilità, un’intelligenza e una socialità tipica dei grandi mammiferi, pari se non superiore a quella dei nostri animali domestici più evoluti. E’ il periodo della caccia. Adesso il tormento saranno i cani dei cacciatori che si sommeranno alle trappole del Parco. Nel primo caso gli animali saranno uccisi dopo aver provato  il terrore dell’inseguimento e dell’accerchiamento senza scampo, un’esecuzione a colpi di tonanti fucilate; nelle trappole invece la disperazione spesso gli fa consumare la carne e la bocca contro le sbarre di ferro.
Ora provate a immaginare i coloni dell’antichità, quelli che il mito e la storia ci ricordano come navigatori. Quando la popolazione diventava sovrabbondante rispetto alle risorse o altre popolazioni li spingevano fuori dalla terra dei loro padri , alcune navi, con bestiame e sementi, partivano alla ricerca di spazi liberi per poter continuare a vivere, e fondavano colonie. E’ successo anche all’Elba qualche migliaio di anni fa.
Quella sagoma scura al largo della spiaggia di Norsi, impegnata in un tratto di mare che farebbe tremare le vene ai polsi anche al nuotatore più esperto, era un grosso cinghiale che insieme ad altri tre hanno tentato l’avventura per mare . Uno più piccolo non ce l’ha fatta ed è approdato nella parte terminale della spiaggia, dove un bagnante col cane lo ha spinto a rimettersi in mare verso Acquarilli, degli altri non so, perchè anche del più grosso ho perso la vista verso il promontorio di Capo Stella.
Quel che ho sentito, è stata pena e vicinanza a questi animali disperati ed eroici.
Conosco approfonditamente il danno ambientale, paesaggistico, il collasso della biodiversità e tutto il resto che i cinghiali hanno provocato da quando sono stati portati (1964) sulla nostra isola come schiavi senza diritti per il divertimento dei cacciatori.
Come abbiamo potuto permettere che la dolce Elba si trasformasse per divertimento, in campo di sterminio?
La colpa non è solo dell’ignavia dolosa dei politici e delle amministrazioni che l’hanno permesso, ma della mancanza di compassione e dell’utilitarismo cinico ed economicista che circola nella nostra comunità, incapace di mettere fine a questa crudeltà, anche con soluzioni drastiche, ma definitive come l’eradicazione.
Graziano Rinaldi

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