Marciana Marina

“Maurizio Teggi, è stato lui il mio eroe preferito”

di Umberto Mazzantini

Maurizio Teggi era uno di quelli che tiene insieme un Paese. All’ultimo gli scappava un po’ da tutte le parti, il Paese, e lui gli teneva dietro rincorrendolo da tutte le parti, quasi spezzandosi, prendendolo al volo, ricucendolo con la sua bicicletta spericolata, con le sue battute ironiche, con la sua gentilezza eterna che diventava incazzatura sulfurea non appena qualche avversario politico diceva qualcosa di storto sull’amore della sua vita: Cristina.

Maurizio era marinese fino in fondo, sempre. Era un marinese coraggioso come io non saprei mai essere. Era un eroe quotidiano, non un guerriero, ma un uomo gioioso nonostante tutto, nonostante il peso di una vita non più facile, che a volte sembrava tenere insieme con l’elastico della perseveranza e con il fil di ferro di una fede inossidabile. Un uomo di pace testardo, uno che non mollava, non si compativa, che continuava a pensare agli altri. Una persona splendida, sorridente davanti ad avversità che, ne sono sicuro, spezzerebbero molti di noi che si credono forti e sicuri.

Ecco, se penso al coraggio di vivere mi viene in mente Maurizio Teggi. Mi viene in mente il suo sorriso luminoso mentre mi saluta e mi chiede qualcosa dentro la pancia buia di un traghetto della Toremar

Maurizio ci ha regalato, insieme a Ilietto, presepi meravigliosi, che trasformavano una brutta rotonda in una Betlemme sfolgorante, dove Gesù Bambino, in uno spartitraffico a due passi dal fosso del Toro, nasceva in un incrocio celeste tra Betlemme e La Marina e ritornava, ogni anno sempre più meravigliato, in un presepio nuovo, immaginifico, fantastico che ricuciva il tempo per quel bimbo povero che ha strappato la trama del tempo, in una notte cantata dagli angeli e dai Vangeli, e poi lo ricuciva con il nostro tempo domestico, normale. faticoso, a volte blasfemo. Ma, ci voleva dire Maurizio, degno di essere vissuto sempre con dignità, forza e coraggio.

Maurizio è stato uno dei miei eroi preferiti, il mio Spiderman marinese, tessitore di tele nell’aria, di fili tra gli uomini e le donne che formano una comunità. Capace di una semplicità e di un’innocenza della quale io non sono capace.

Ora Maurizio sarà già in Paradiso che scorrazza con la sua biciletta tra le nuvole, scampanellando per non investire i cherubini, mentre gli angeli del Signore gli fanno strada sulla nuova pista ciclabile che hanno costruito perché ogni tanto possa scendere giù a La Marina a darci un’occhiata da vicino, per controllare che facciamo i bravi, per soffiare parole buone nelle orecchie dei maligni e superbi.

Intanto, Maurizio è già stato sicuramente a dare un’occhiata al Presepio che San Pietro e gli Evangelisti tengono aperto tutto l’anno, nei secoli dei secoli, nel museo del Paradiso. Ma, sotto la luce della stella cometa sfolgorante, e vera, appoggiata sulla capannuccia, ha già detto che manca qualcosa: bisogna cambiare. Si potrebbe, ha suggerito a Pietro, mettere da una parte, dove c’è il laghetto con le papere, una torre gialla e rotonda sugli scogli con davanti qualche guzzo e, dall’altra parte, dove c’è il golfo, una manciata di case, tipo il Cotone…

Maurizio mi mancherà. Ci mancherà. Mancherà soprattutto alla sua magnifica famiglia, alla quale va l’abbraccio mio e di Marianne.

 

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